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— Giusto. Comunque, il nome non glielo ho dato io. — Si rialzò, togliendosi la sabbia dalle mani.

Proseguì: — Francamente, non saprei dire quale sia la strada migliore, da qui. All’inizio si pensava di seguire la Circum-Gea per non doversi preoccupare dei fantasmi della sabbia, ma adesso che…

— Fantasmi della sabbia? — domandò Chris.

— Ne parliamo dopo. Come dicevo, adesso mi preoccupo soprattutto delle bombe volanti. Non avevamo mai sentito parlare di attacchi in formazione come quello contro di noi in Febe. Finora hanno sempre agito da sole. Può darsi che abbiamo disturbato un loro nido, ma c’è anche la possibilità che abbiano imparato un nuovo modo di comportarsi. Sono cose che accadono, su Gea.

Gaby aveva incrociato le braccia. Fissava Cirocco, che evitava il suo sguardo.

— È anche possibile che l’attacco sia stato preparato da qualcuno — disse Gaby.

Robin guardò prima l’una e poi l’altra. — Cosa intendi dire, con questo?

— Lasciamo perdere — si affrettò a dire Cirocco. — Secondo me, non lo è stato, e in qualsiasi caso, anche se lo fosse, il bersaglio non eravate voi.

A quanto credeva di capire Robin, Gaby e Cirocco si chiedevano se l’attacco fosse legato alla visita di Cirocco a Febe. Forse Febe aveva qualche legame con le bombe volanti, e le aveva indotte a cercare di uccidere la Maga. Ancora una volta, Robin pensò che quelle due donne conducevano una vita assai strana.

— L’altra possibilità è quella di passare per le montagne — riassunse Cirocco. — Ci offrirebbero protezione dalle bombe volanti, anche se non completa. Secondo me, dovremmo passare per gli Eufonici, qui. — Si inginocchiò e fece vedere la strada da lei suggerita. — È una breve corsa, non più di venti chilometri, da qui alle montagne. Poi ce ne sono altri trenta dagli Eufonici ai Nastri Azzurri. Quanto tempo occorrerà, Cornamusa?

Il titanide rifletté per qualche istante. — Con in più il peso di Gaby, uno di noi sarà più lento degli altri. Dovremo farle cambiare cavalcatura due volte nel corso del viaggio. Direi che possiamo fare la prima parte del tragitto in una rivoluzione, procedendo al passo. Per la seconda parte, almeno due rivoluzioni, perché saremo più stanchi.

— D’accordo. In qualsiasi modo la si consideri, questa strada finirà per rallentarci.

— Forse non ho capito bene — disse Robin. — Abbiamo un appuntamento con qualcuno?

Cirocco sorrise. — Hai ragione. La sicurezza è più importante della velocità. Non sono ben sicura. Penso che potremo arrivare senza problemi al cavo centrale, facendo di corsa l’ultimo pezzo. Se non vedremo nessuna bomba volante, potremo poi riprendere in esame il problema della strada da scegliere, ed eventualmente ritornare sulla Circum-Gea. Ma vorrei conoscere anche la vostra opinione.

Fino a quel momento, Robin non si era accorta che Cirocco aveva preso il comando del gruppo. Era uno strano modo di farlo: chiedere agli altri sei di consigliarla sulla decisione da prendere; ma rimaneva il fatto che, una settimana prima, la domanda l’avrebbe fatta Gaby. Guardò Gaby e non vide in lei alcun risentimento. Anzi, non l’aveva mai vista così soddisfatta, dopo la morte di Salterio.

Decisero di prendere la strada della montagna, poiché era quella consigliata da Cirocco. Montarono in sella, e per la prima parte del tragitto Gaby sedette dietro Cirocco. Dietro di loro, a occidente, il cielo si copriva progressivamente di nuvole.

29

Sulla sabbia

Le nubi giunsero sopra di loro nel momento in cui i titanidi si riposavano dopo la lunga corsa sulla sabbia, da Triana ai piedi degli Eufonici. Cirocco rivolse un’occhiata a Cornamusa, che consultò l’orologio.

— Seconda deciriv dell’ottantasettesima — le riferì.

— Al momento giusto.

Per un attimo, Chris non riuscì a capire.

— Vuoi dire che tu…

Cirocco alzò le spalle. — Le nuvole non le ho fatte io. Ma le ho fatte venire. Le ho chieste mentre eravamo ancora nel canyon. Gea ha detto che poteva assicurarmi un cielo coperto, ma che non era disposta ad arrivare fino alla pioggia. Non si può avere tutto dalla vita.

— Non capisco a cosa ti servivano le nuvole. — E neppure come si possa farle venire, aggiunse tra sé e sé.

— È perché non vi ho ancora parlato dei fantasmi della sabbia. Cornamusa, siete pronti a riprendere il viaggio? — Il titanide annuì; Cirocco si alzò in piedi e si tolse la sabbia dalle gambe. — Saliamo. Ve ne parlerò durante il viaggio.

— I fantasmi della sabbia sono creature con una biochimica basata sul silicio. Li chiamiamo così perché vivono sotto la sabbia e perché sono traslucidi. Sarebbero pericolosissimi se vivessero in una regione notturna, ma su Teti si riesce a scorgerli abbastanza facilmente.

"Il loro nome scientifico è una frase come Hydrophobicus gaeani, a meno che non abbia sbagliato le desinenze. E la frase li descrive con esattezza. Sono intelligenti, e sono simpatici come i cani rabbiosi. Io ho parlato con loro due volte, in condizioni attentamente sotto controllo. Il loro odio per gli estranei è talmente grande che la parola ’xenofobia’ diventerebbe un complimento; sono razzisti alla decima potenza. Per loro esistono solo la razza dei fantasmi e Gea. Ogni altra cosa è un cibo o un nemico. Si possono fermare per un istante, prima di ucciderti, solo se hanno dei dubbi sulla tua categoria di appartenenza, ma in genere ti uccidono prima, e decidono poi."

— Brutta gente — confermò Valiha, scuotendo la testa.

I titanidi procedevano affiancati, per dare modo a Cirocco di informare Chris e Robin. A Chris non pareva una buona strategia, e continuava a fissare ansiosamente il cielo. Gli Eufonici erano più accidentati delle dune da loro attraversate poco prima, ma per i suoi gusti non lo erano ancora abbastanza. Avrebbe preferito trovarsi in canaloni talmente stretti da doverli attraversare in fila indiana. Le montagne di fronte a loro salivano a grandi altezze, e talvolta avevano la forma a tronco di cono di una mesa. Naturalmente, più accidentato era il terreno, più la loro andatura risultava rallentata, e di conseguenza maggiore era il tempo passato nella regione dei fantasmi della sabbia.

Ma, tutto sommato, le bombe volanti gli facevano paura ancora di più. Anche se non escludeva di poter cambiare idea non appena visti i fantasmi.

— Vivono sotto la sabbia — diceva Cirocco. — Corrono o nuotano sotto la sabbia, e sono veloci come noi sul terreno.

"La loro esistenza è alquanto precaria, perché l’acqua è un veleno, per loro. Intendo dire che, se li tocca, li uccide in breve tempo. In una giornata di sole muoiono se l’umidità supera il quaranta per cento. In gran parte della superficie, le sabbie di Teti sono completamente asciutte, perché il calore proveniente dal sottosuolo le prosciuga. L’unica eccezione è la zona dove Ofione scorre sotto la sabbia. Scorre in un profondo canale dentro la roccia, ma, per quanto riguarda i fantasmi, inquina la sabbia per un raggio di dieci chilometri in tutte le direzioni. Perciò Teti è suddivisa in due tribù di fantasmi che non hanno alcun contatto tra loro. Se mai dovessero incontrarsi, probabilmente si combatterebbero a morte, perché si combattono sempre, anche quando si formano delle regioni isolate tra loro, in occasione delle tipiche inondazioni-lampo di questo deserto."

— Allora — chiese Robin — qui piove, qualche volta?

— Raramente. Una volta all’anno, diciamo, e poche gocce. La pioggia li avrebbe già uccisi tutti, ma sono in grado di costruirsi un guscio e di andare in letargo per alcuni giorni quando ne fiutano l’avvicinarsi. Anzi, è così che sono riuscita a parlare con uno di loro; sono venuta durante una tempesta, ne ho estratto uno dalla sabbia e l’ho messo in gabbia.

— Sempre desiderosa di far fare la pace a tutti — disse Gaby, sorridendo.