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— Hanno finito di scagliare frecce — disse Valiha.

Chris se n’era già accorto da vari minuti, ma non l’aveva detto, nell’illogico timore che il fuoco di sbarramento riprendesse al solo scopo di fargli dispetto. Ma era vero; per una mezz’ora, dopo che avevano scavato il loro riparo comune, le frecce erano giunte a intervalli di un paio di minuti, e poi erano cessate.

— Sarò pessimista — disse Gaby — ma la cosa mi piace poco.

— Potrebbero essersene andati — suggerì Cornamusa.

— E io potrei essere un titanide.

Chris non riuscì più a trattenersi, anche se aveva continuato a ripetersi che Gaby e Cirocco erano più sagge di lui e avevano maggiore esperienza.

— Penso che dovremmo correre al cavo — disse. — Cornamusa è già ferito. Se aspettiamo che riprendano a tirare le frecce, possiamo trovarci a mal partito. — Attese, ma anche se tutti lo guardavano, nessuno disse niente. Proseguì: — È solo un’impressione, ma temo che la bomba volante sia in attesa di qualcosa. Rinforzi, per esempio.

Si aspettava che la Maga non fosse d’accordo su quest’ultimo particolare. Non aveva alcuna prova, a parte il fatto che le bombe volanti avevano agito di concerto già una volta, nell’attacco in cui era stato ucciso Salterio.

Con sorpresa, vide invece che Gaby e Cirocco si guardavano, e che entrambe erano preoccupate. Capì che al di là di una certa base di informazioni, neppure la Maga era in grado di predire le azioni di Gea. C’erano infinite possibilità, e anche le cose che parevano sicure potevano cambiare da un giorno all’altro, perché Gea fabbricava nuove creature, o cambiava le leggi su cui si basavano quelle vecchie.

— Parla un uomo molto fortunato. Rocky — disse Gaby.

— Lo so, lo so. Non intendo certo negare la validità delle sue premonizioni. Io stessa non riesco più a resistere. Ma forse è proprio ciò che aspetta quel bastardo volante. Anche se ci metteremo a correre, riuscirà a passare su di noi almeno una volta, e laggiù il terreno è piatto come una frittata.

— La ferita non mi rallenta — disse Cornamusa.

— Io posso occuparmi di Robin — disse Oboe.

— Maledizione, siete voi titanidi che correte il rischio più grave — gridò Cirocco. — Io posso infilarmi in quella sabbia in cinque secondi, ma quando voialtri vi stendete a terra, avete le chiappe che sporgono di un metro e mezzo.

— In qualsiasi caso, preferisco fare un tentativo — disse Cornamusa. — Sono stufo di stare qui a fare da puntaspilli.

Chris cominciava a pensare che non si sarebbe giunti a nessuna decisione. Cirocco, dovendo scegliere tra due alternative ugualmente irragionevoli, aveva improvvisamente perso tutta la sicurezza di sé che aveva riacquistato durante il viaggio. Non gli pareva che la leadership, la guida, fosse il suo forte, tranne forse che nel senso di sollevare il morale degli altri. Quanto a Gaby, le occorreva del tempo per assumersi un ruolo che, fondamentalmente, le era antipatico. Robin era paralizzata, e i titanidi non avevano mai messo in discussione gli ordini di Gaby, prima, e di Cirocco poi.

Quanto a Chris, da bambino non era mai stato il capo dei suoi amici, quando si organizzava qualche gioco, e non era mai stato lui a decidere dove andare e cosa fare. In seguito, da adulto, nessuno gli aveva mai chiesto di fargli da capo. Ma da qualche tempo sentiva un crescente desiderio di comandare. Cominciò a pensare che se non si fosse fatto qualcosa in fretta, quella poteva essere la sua ultima ora.

Poi, da un istante all’altro; tutto cambiò. Si udì un’esplosione assordante, come se fosse caduto un fulmine a pochi metri di distanza, seguita immediatamente dal rumore di una bomba volante.

Tutti si appiattirono, istintivamente. Quando osò rialzare lo sguardo, Chris ne vide altre tre, che si avvicinavano in silenzio, sfiorando la cima delle dune, tremolanti e irreali nell’aria distorta dal calore. Premette la guancia contro la sabbia, ma continuò a osservarle mentre pian piano si trasformavano, da punti neri tagliati da una linea orizzontale, in bocche voraci con immense aperture alari. Le ali avevano una leggera curvatura, cosicché le bombe volanti, viste di testa, parevano pipistrelli neri congelati.

Passarono sopra di loro, a una quota di cinquanta metri. Chris vide che da una di esse si staccava qualcosa. Un oggetto cilindrico, che attraversò l’aria, dondolando su se stesso, fino a cadere dietro una duna posta alla sua sinistra. Quando si alzò la fontana di fiamma, Chris sentì sulla pelle il suo calore.

— Siamo bombardati! — gridò Cirocco, alzandosi in piedi. Gaby cercò di farla abbassare, ma Cirocco indicò un terzo gruppo di bombe volanti, che proveniva da nordest. Erano troppo alte per tentare su di lei la tattica dell’urto, e poco prima di giungere sopra di loro si sollevarono leggermente, mostrando la pancia nera, le zampe ben strette accanto al corpo. Gettarono altre di quelle loro "uova" micidiali. Cornamusa e Gaby riuscirono a far abbassare Cirocco proprio mentre le bombe esplodevano, coprendo di sabbia i corpi stesi.

— Avevi ragione! — gli gridò Gaby, balzando in piedi. La cosa non diede a Chris molta consolazione. Si alzò in piedi anche lui, si girò per cercare Valiha e, prima ancora di capire cosa succedeva, si sentì sollevare di peso.

— Al cavo! — gridò Valiha. Chris per poco non perse la pistola ad acqua mentre lei scattava in avanti. Si guardò alle spalle, e vide che sulla duna dietro di loro scorreva un mare di fiamme, con fantasmi che scappavano da tutte le parti.

Ce n’erano centinaia, e quasi tutti bruciavano. Erano gruppi disorganizzati di tentacoli, mucchi indistinti che non rassomigliavano più a niente. Erano grossi come cani da pastore, e correvano come granchi, muovendo tutti i tentacoli contemporaneamente. Erano traslucidi, come le fiamme; bruciando, diventavano macchie di luce violenta che non faceva ombra. Alle orecchie di Chris giunsero strida quasi supersoniche, e secchi ping metallici, come ferro portato al calore rosso e poi raffreddato.

— Bel bombardamento — gridò Gaby, comparsa improvvisamente alla sua destra, in sella a Oboe. La titanide teneva tra le braccia Robin. — Difficile pensare che le bombe volanti siano alleate dei fantasmi.

— Comunque — disse Chris — non credo che siano dalla nostra parte.

— Neanch’io. Hai idea di cosa fare adesso? — Indicò il cielo, dove due stormi di tre bombe volanti ciascuno si preparavano a un altro passaggio.

— Continuiamo a correre — disse Valiha, prima che Chris riuscisse a dire qualcosa. — Credo che non siano molto abili nel lancio delle bombe. Hanno avuto due occasioni, mentre noi non potevamo difenderci, ed entrambe le volte hanno sbagliato mira.

Cornamusa e la Maga avevano raggiunto gli altri due titanidi e galoppavano al loro fianco.

— Sì, ma potrebbero cambiare tattica. Adesso pare che vogliano scendere raso terra. Se dobbiamo scappare, non correte in linea retta. E distanziamoci un poco. La presenza di molti bersagli potrà riuscire a confonderle.

I titanidi fecero come diceva Cirocco. Valiha cominciò a procedere zigzagando verso il cavo: un’andatura assai diversa da quella abituale, senza scosse. Chris dovette tenersi forte per non farsi sbalzare. Quando le bombe volanti iniziarono la discesa, Valiha raddoppiò la foga della corsa, sollevando con gli zoccoli grandi schizzi di sabbia quando cambiava direzione.

— Si tengono molto alte — le disse Chris.

— Bene. Continuo a…

— Verso di loro! — gridò Chris. Valiha obbedì all’istante, e Chris abbassò la testa quando vide le tre bombe che scendevano verso di lui e che parevano tanto vicine da poterle toccare. Finirono a cinquanta metri di distanza. Chris vide che aveva fatto bene a dire a Valiha di allontanarsi. A poca distanza, la bomba poteva colpirli con il suo fuoco liquido. Si sentì rintronare le orecchie, ma in quelle bombe l’effetto incendiario predominava rispetto a quello dirompente.