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— È napalm — gridò Cirocco, quando Cornamusa e Valiha giunsero accanto a lei, nel loro zig-zag. — Cercate di non farvi colpire. Rimane attaccato alla pelle e la brucia.

Attaccato o no, Chris ne faceva volentieri a meno. Stava per dirlo, quando Valiha lanciò un grido e inciampò.

Chris le finì contro la schiena, picchiò il mento e batté i denti tra loro. Drizzò la schiena, sputò sangue e guardò cosa succedeva. Valiha aveva la zampa anteriore sinistra avviluppata in tentacoli traslucidi. Parevano troppo esili per esercitare la trazione che la trascinava nella sabbia, ma riuscivano a farlo. Valiha era già sepolta fino al ginocchio.

Puntò la pistola e schizzò un getto d’acqua sul fantasma. La creatura lasciò libera Valiha, indietreggiò di mezzo metro e cominciò a tremolare, Chris pensò che stesse morendo.

— L’acqua non gli fa niente! — gridò Valiha. Colpì il fantasma con la sua mazza. Si ruppero due tentacoli, che continuarono ad agitarsi indipendentemente, prima di scomparire nella sabbia. — Se la scrolla di dosso.

Lo vide anche Chris. Anche se era ferita, la creatura tornò ad avvicinarsi a Valiha. Pareva un nido di serpenti di vetro. In prossimità del centro, ma non ancorato a qualche punto in particolare, c’era un grosso cristallo rosa che probabilmente era un occhio. Il fantasma assomigliava a una creatura marina, a una strana medusa, più che a qualche creatura della terraferma, ma aveva la forza di un filo d’acciaio.

Valiha si sollevò sulle zampe posteriori, e Chris fu costretto a tenersi ai suoi capelli. Lei non se ne accorse. Calpestò la creatura con gli zoccoli anteriori, tornò a sollevarsi e la colpì una seconda volta, infine saltò sopra quel che ne rimaneva e lo colpì così forte, con gli zoccoli posteriori, che quando riprese la corsa c’erano ancora dei pezzi che volavano in aria.

Chris guardò in alto, e vide che il cielo era pieno di bombe volanti.

In realtà ce n’erano solo venti o trenta, ma già una sola era troppo per Chris. Il rombo dei loro motori scuoteva il mondo.

Poi ci dovette essere un’interruzione, perché la scena era totalmente diversa. Valiha, inginocchiata davanti a lui, lo prendeva per le spalle. Gli fischiavano le orecchie. Notò che Valiha, da un lato, aveva i capelli bruciacchiati, e che perdeva sangue dalla faccia e dal braccio sinistro. Era coperta di sabbia, rimasta appiccicata al sudore.

— Non perdi molto sangue — disse lei. Chris abbassò lo sguardo e vide che aveva i vestiti strappati e sporchi di rosso. Un angolo dei calzoni bruciava ancora, e lui si affrettò a spegnerlo. Valiha chiese: — Mi senti?

Annuì, anche se tremava tutto. Lei lo sollevò, e lui si rimise in sella con difficoltà. Non appena Chris si fu sistemato, Valiha riprese il galoppo.

Ormai il primo filo del cavo distava solo cento metri. Prima che lo raggiungessero, Chris notò un cambiamento nel rumore che facevano gli zoccoli di Valiha. Invece dei tonfi sordi che avevano fatto fino a quel momento sulla sabbia, ora facevano un piacevole clop-clop sulla roccia. Presto raggiunsero il grande filo, e Valiha poté infine girarsi, ma scorsero soltanto il deserto. Non si vedevano né Cirocco e Cornamusa, né Gaby, Oboe e Robin. Anche se si udiva ancora un lontano ronzio di motori, nel cielo non c’erano bombe volanti.

— Laggiù — disse Valiha. — A est.

C’era qualcosa che si muoveva nella sabbia. Molti fantasmi, che formavano come una nube su un corpo immobile.

— È Oboe — disse Valiha, piano.

— No, non può essere.

— È così. E laggiù, un po’ più a sinistra, temo sia la nostra compagna Robin.

La piccola figura usciva da dietro la curva del cavo. Distava tre o quattrocento metri da loro. Chris vide che, scorgendo la figura di Oboe, si era fermata, portandosi le mani alla bocca. Poi Robin si raddrizzò, e Chris capì cosa voleva fare.

— Non andare, Robin! — gridò. Robin si fermò e guardò nella loro direzione.

— Non c’è più niente da fare — gridò Valiha. — Non vive più. Vieni qui. — Si voltò verso Chris. — Vado a prenderla.

Lui le afferrò il polso.

— No, aspetta qui. — Non lo disse perché voleva fare l’eroe, ma perché gli ritornava in mente il fantasma che cercava di trascinare Valiha sotto la sabbia. Le guardò la gamba e rimase a bocca aperta.

— Quella cosa…

— È meno grave di quello che sembra — disse Valiha. — I tagli non sono profondi. In maggioranza.

Aveva un aspetto orribile. La zampa era coperta di sangue secco, e da uno dei tagli si era staccato un pezzo di pelle. Chris distolse lo sguardo per guardare Robin, che correva verso di loro. Non teneva bene l’equilibrio, non controllava ancora bene le braccia e le gambe. Chris corse fino a lei e la aiutò a raggiungere Valiha. Robin alla fine crollò a terra, ansimante, incapace di parlare, e si tenne alla roccia come a un vecchio amico. Chris le prese la mano. Era quella senza mignolo.

— Eravamo qui — riuscì infine a dire Robin. — Sotto il cavo. Poi Gaby ha visto la bomba volante, e… volava bassa. La prima. E lei l’ha colpita! E dalla bomba è saltato fuori qualcosa. Con il paracadute… e lei gli è corsa dietro. L’acqua non uccideva i fantasmi! Sono spuntati fuori dalla sabbia, davanti a noi, e…

— Lo sappiamo — disse Chris, cercando di calmarla. — Li abbiamo incontrati anche noi.

— …E poi Oboe è corsa via, alla ricerca di Gaby, e… non mi ha presa. Non potevo muovermi! Eppure sono riuscita a farlo, e sono andata dietro di lei… L’ho vista a terra, e poi mi avete chiamato voi… Ma Gaby è ancora laggiù da qualche parte. Dobbiano trovarla, dobbiamo…

— Mancano anche Cirocco e Cornamusa — disse Chris. — Ma forse sono sotto il cavo. Voi eravate a est, rispetto a noi. Cirocco probabilmente era nell’altra direzione. Noi… Valiha, per quanto tempo sono rimasto incosciente?

La titanide aggrottò la fronte. — Anche noi avevamo già raggiunto il cavo — disse. — Senza danni. Poi ho visto Gaby, che correva isolata, e siamo andati ad aiutarla. È stato in quel momento che ci hanno quasi colpito. Per qualche tempo, credo di essere rimasta priva di conoscenza anch’io.

— Non ricordo niente di tutto questo.

— Il tutto è durato da quattro a cinque decariv… un massimo di trenta minuti da quando è iniziato il bombardamento.

— Perciò Cirocco ha avuto a disposizione tutto il tempo necessano per raggiungere il cavo. Prima di tutto dovremmo cercare tra i fili esterni. — Non sentì la necessità di aggiungere che certamente coloro che erano sulla sabbia erano morti.

Sentivano il bisogno di fare presto, ma era duro lasciare quel rifugio conquistato a fatica. Riuscirono a dedicare qualche tempo al pronto soccorso. Robin era quella che aveva subito meno danni, e Chris non aveva ferite che non potessero guarire con qualche benda. Le ferite di Valiha richiesero più tempo. Quando ebbero finito di medicarle la gamba ferita, Valiha non pareva molto ansiosa di caricarla eccessivamente.

— Cosa ne pensate? — domandò Chris. — Potrebbero trovarsi dietro questo filo del cavo, intenti a cercarci sulla sabbia.

— Potremmo suddividerci in due gruppi — suggerì Robin. — In questo modo potremmo esaminare entrambe le direzioni.

Chris si succhiò il labbro inferiore. — Non so. In tutti i film che ho visto, quando il gruppo si suddivide, succede il disastro.

— Basi la tua tattica sui film?

— E che altro ho? Tu ne conosci altre?

— Credo di no — ammise Robin. — Nella Congrega abbiamo delle esercitazioni, per l’eventualità di un’invasione, ma non so fino a che punto si possano applicare qui.