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«Qualunque sia il prezzo, Janus, non puoi pensare di non avvertirli!»

«Perché ti preoccupi tanto? Anche se Nemesis sta avanzando verso il Sole, quanto impiegherà per raggiungere il Sistema Solare?»

«Potrebbe arrivare nei pressi del Sole tra circa cinquemila anni.»

Pitt si appoggiò allo schienale della sedia e studiò Eugenia con un’espressione ironica e divertita. «Cinquemila anni. Solo cinquemila anni? Ascolta, Eugenia, duecentocinquant’anni fa il primo terrestre ha messo piede sulla Luna. Sono passati due secoli e mezzo, ed eccoci qui, in prossimità della stella più vicina. Dove saremo tra altri due secoli e mezzo, a questo ritmo? Raggiungeremo tutte le stelle che vorremo. E tra cinquemila anni, cinquanta secoli, occuperemo tutta la Galassia, a meno che non esistano altre forme di vita intelligenti. Ci spingeremo verso altre galassie. Tra cinquemila anni, la tecnologia sarà talmente progredita che, se il Sistema Solare sarà davvero in pericolo, tutte le sue Colonie e l’intera popolazione planetaria potranno partire per lo spazio.»

Eugenia scosse il capo. «Non credere che progresso tecnologico sia sinonimo di onnipotenza, che si possa vuotare il Sistema Solare con un semplice gesto della mano, Janus. Per trasferire miliardi di persone senza caos e senza perdite tremende di vite umane; saranno necessari lunghi preparativi. Se, tra cinquemila anni, correranno un pericolo mortale, devono saperlo subito, per cominciare a prepararsi il più presto possibile.»

«Sei di buon cuore, Eugenia» disse Pitt. «Ti propongo un compromesso, quindi. Aspettiamo cent’anni, e in questi cent’anni insediamoci qui, moltiplichiamoci, costruiamo un gruppo di Colonie abbastanza forte e stabile. Poi sì, potremo studiare la destinazione di Nemesis e, se necessario, avvertire il Sistema Solare. Avranno ancora quasi cinquemila anni per prepararsi. Un piccolo ritardo di un secolo non sarà di certo fatale.»

Eugenia sospirò. «È questa la tua visione del futuro? L’umanità che continua a litigare, contendendosi le stelle? Piccoli gruppi che cercano di imporre la propria supremazia su questa o su quella stella? Odio e sospetti e conflitti, come abbiamo avuto sulla Terra per migliaia di anni, estesi a tutta la Galassia per altre migliaia di anni?»

«Eugenia, non ho nessuna visione del futuro. L’umanità farà quel che vorrà. Litigherà come dici tu, o forse formerà un Impero Galattico… o farà qualcos’altro. Non sta a me decidere, non posso influenzare il comportamento futuro dell’umanità, e non intendo provarci. Io devo pensare soltanto a quest’unica Colonia, a quest’unico secolo necessario per insediarci stabilmente attorno a Nemesis. Quando sarà trascorso, noi due saremo morti tranquillamente da un pezzo, e saranno i nostri successori a occuparsi del problema di avvertire il Sistema Solare… se sarà necessario. Sto cercando di essere ragionevole, non emotivo, Eugenia. Anche tu sei una persona ragionevole. Rifletti.»

Eugenia rifletté.

Rimase seduta, guardando Pitt con aria cupa, mentre lui aspettava con una pazienza quasi esagerata.

«Benissimo» disse infine Eugenia. «Ho capito. Continuerò ad analizzare lo spostamento di Nemesis rispetto al Sole, così forse potremo dimenticare questa storia.»

«No.» Pitt alzò un dito ammonitore. «Ricorda quel che ti ho detto prima. Niente osservazioni del genere. Se risultasse che il Sistema Solare non è in pericolo, non avremmo ottenuto nulla. Faremmo semplicemente quello che secondo me dovremmo fare in ogni caso… dedicare un secolo al rafforzamento della civiltà di Rotor. Però, se tu dovessi scoprire che il pericolo esiste, ti rimorderebbe la coscienza, saresti divorata dall’apprensione, da chissà quali timori, dai sensi di colpa. La notizia in un modo o nell’altro trapelerebbe e indebolirebbe la determinazione dei rotoriani, dato che molti di loro forse sono sentimentali come te. E quello sarebbe un duro colpo per noi. Capisci?»

Eugenia rimase in silenzio.

«Bene. Vedo che capisci.» E col solito cenno, Pitt la invitò di nuovo ad andarsene.

Questa volta, Eugenia uscì. E Pitt, seguendola con lo sguardo, pensò: "Sta proprio diventando insopportabile".

7 Distruzione?

XIII

Marlene guardò sua madre con serietà, mantenendo un’espressione neutra, anche se, dentro di sé, era sorpresa e soddisfatta. La mamma le stava parlando finalmente degli avvenimenti riguardanti suo padre e il Commissario Pitt. La stava trattando da adulta.

«Io avrei controllato i movimenti di Nemesis senza badare alle parole di Pitt, mamma» disse. «Ma vedo che tu non l’hai fatto. È evidente, dal tuo senso di colpa.»

«Non riesco ad abituarmi all’idea di averla scritta in fronte, la mia colpa, leggibile come un’etichetta» fece Eugenia Insigna.

«Nessuno nasconde quel che prova» disse Marlene. «Se si osserva bene, si riesce sempre a comprendere tutto.»

(Gli altri non ci riuscivano. Marlene aveva imparato solo lentamente e con difficoltà. La gente non guardava, non percepiva, non si interessava. Non osservava le facce, i corpi, i suoni, gli atteggiamenti, le piccole abitudini nervose.)

«Sai, non dovresti osservare in questo modo, Marlene» disse Eugenia, come se i loro pensieri avessero imboccato sentieri paralleli. E cinse col braccio le spalle della ragazza, perché le sue parole non sembrassero un rimprovero. «La gente si innervosisce quando quei tuoi grandi occhi scuri la fissano con tanta intensità. Rispetta l’intimità degli altri.»

«Sì, mamma» rispose Marlene, accorgendosi subito che sua madre stava cercando di proteggere se stessa. Era nervosa, aveva paura di tradirsi continuamente.

Poi Marlene domandò: «Come mai nonostante tutti i tuoi sensi di colpa nei riguardi del Sistema Solare non hai fatto nulla?».

«Per diversi motivi, Molly.»

(Non «Molly», pensò Marlene angosciata. Marlene! Marlene! Marlene! Tre sillabe. La seconda accentata. Marlene è un’adulta, ormai!)

«Per esempio?» domandò Marlene imbronciata. (Possibile che sua madre non cogliesse l’ondata di ostilità che travolgeva Marlene ogni volta che veniva usato un vezzeggiativo del genere? Sicuramente, la faccia di Marlene si contraeva, le fremevano le labbra, le si infiammava lo sguardo. Perché la gente non se ne accorgeva? Perché non guardava?)

«Innanzitutto, Janus Pitt è stato molto convincente. Per quanto le sue argomentazioni possano essere strane, per quanto si possa essere contrari, Pitt riesce sempre a dimostrare che i suoi punti di vista si basano su delle ottime ragioni.»

«Se è vero, mamma, Pitt è un uomo molto pericoloso.»

Eugenia sembrò scuotersi dai propri pensieri per lanciare un’occhiata incuriosita alla figlia. «Perché dici questo?»

«Ogni punto di vista può avere delle ottime ragioni alla base. Se uno è in grado di afferrare quelle ragioni in fretta, e di presentarle in modo convincente, può convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. E questo è pericoloso.»