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«Janus Pitt ha questa capacità, lo ammetto. Mi sorprende che tu capisca certe cose.»

(Marlene pensò: "Perché ho appena quindici anni, e tu sei abituata a considerarmi una bambina".)

«Si impara parecchio, osservando la gente» disse.

«Già, però ricorda quel che ti ho detto. Non osservare troppo, controllati.»

(Mai.) «Così il signor Pitt ti ha convinta.»

«Mi ha fatto capire che non ci sarebbe stato niente di male se avessimo aspettato un po’.»

«E tu non eri nemmeno curiosa di studiare Nemesis, di vedere esattamente dove stesse dirigendosi? Mi pare piuttosto strano…»

«Certo che ero curiosa, ma non è facile come credi. L’Osservatorio lavora a ritmo continuo. Devi aspettare il tuo turno per usare gli strumenti. Anche se sono il capo, non posso usarli liberamente. E poi, quando qualcuno li usa, non può far nulla in segreto. Sappiamo cosa viene utilizzato in quel momento e perché. Era praticamente impossibile per me compiere un’analisi dettagliata dello spettro di Nemesis e del Sole, o servirmi del computer dell’Osservatorio per i calcoli necessari, senza che gli altri se ne accorgessero. E poi ho il sospetto che Pitt mi facesse sorvegliare da qualcuno nell’Osservatorio. Se avessi trasgredito gli ordini, lo avrebbe saputo subito.»

«Non avrebbe potuto farti nulla, vero?»

«Non avrebbe potuto farmi giustiziare per tradimento, se è a questo che ti riferisci… no, l’idea non lo avrebbe nemmeno sfiorato… però avrebbe potuto destituirmi, togliermi dall’Osservatorio e mandarmi a lavorare nelle fattorie. Una prospettiva tutt’altro che simpatica. E poco dopo la mia discussione con Pitt, abbiamo scoperto che Nemesis aveva un pianeta… o una stella compagna. Di preciso, non sappiamo ancora quale sia la definizione esatta. Erano separati soltanto da una distanza di quattro milioni di chilometri, e il corpo celeste compagno non emetteva alcuna radiazione luminosa visibile.»

«Stai parlando di Megas, vero, mamma?»

«Sì. È una vecchia parola che significa «grande» e, come pianeta, Megas è molto grande, molto più grande del maggior pianeta del Sistema Solare, Giove. Ma è molto piccolo come stella. Alcuni considerano Megas una nana bruna.» Eugenia si interruppe e fissò la figlia, quasi dubitasse all’improvviso della sua capacità di assimilazione. «Sai cos’è una nana bruna, Molly?»

«Mi chiamo Marlene, mamma.»

Eugenia arrossì leggermente. «Sì. Scusa se di tanto in tanto me ne dimentico. Non posso farci nulla. Vedi, un tempo avevo una bambina tanto cara che si chiamava Molly.»

«Lo so. E la prossima volta che avrò sei anni, potrai chiamarmi Molly finché vorrai.»

Eugenia rise. «Sai cos’è una nana bruna, Marlene?»

«Sì, mamma. Una nana bruna è un piccolo corpo celeste pseudostellare, con una massa troppo ridotta per sviluppare le temperature e le pressioni necessarie per produrre la fusione dell’idrogeno nel suo interno, ma con una massa sufficiente per produrre reazioni secondarie che consentono al corpo di conservare un certo calore.»

«Esatto. Niente male. Megas è un caso limite, in bilico tra le due cose. O è un pianeta molto caldo, o è una nana bruna molto fioca. Non sprigiona radiazioni luminose visibili, però ha una intensa emissione infrarossa. È diverso da qualsiasi cosa studiata in passato. È stato il primo corpo planetario extrasolare, cioè il primo pianeta all’esterno del Sistema Solare, che abbiamo potuto studiare dettagliatamente, e tutto l’Osservatorio era indaffaratissimo. Anche volendo, non avrei avuto la possibilità di analizzare il moto di Nemesis e, se devo essere sincera, per un po’ me ne sono dimenticata. Anche a me interessava moltissimo Megas, capisci?»

«Hmmm» fece Marlene.

«Abbiamo scoperto che era l’unico corpo planetario di dimensioni considerevoli in orbita attorno a Nemesis, ma era sufficiente. Aveva una massa quintupla…»

«Lo so, mamma. Ha una massa quintupla rispetto a Giove, e che equivale a un trentesimo della massa di Nemesis. Il computer mi ha informata da un pezzo.»

«Certo, cara. Ed è inabitabile come Giove… anzi, ancor più inabitabile di Giove, se mai. All’inizio siamo rimasti delusi, anche se in fondo non ci aspettavamo di trovare un pianeta abitabile attorno a una nana rossa. Se un pianeta è abbastanza vicino a una stella come Nemesis da presentare l’acqua allo stato liquido, per gli influssi gravitazionali è inevitabile che il pianeta rivolga sempre un lato alla stella.»

«Ed è quello che fa Megas, no, mamma? Voglio dire, un lato guarda sempre Nemesis, vero?»

«Sì. Il che significa che Megas ha un lato caldo e uno freddo, e il lato caldo è piuttosto caldo. Sarebbe al calor rosso, se non fosse per la circolazione della sua atmosfera densa che tende a equilibrare un po’ le temperature. Per questo fenomeno e per il calore interno di Megas, anche il lato freddo è abbastanza caldo. Megas possiede molti aspetti singolari che non trovavano riscontro nell’esperienza astronomica. E poi abbiamo scoperto che Megas aveva un satellite o, volendo considerare Megas una piccolissima stella, un pianeta… Eritro.»

«Attorno al quale orbita Rotor, lo so. Ma, mamma, sono passati più di undici anni da quando si è fatto tanto chiasso per Megas ed Eritro. In tutto questo tempo, non sei riuscita a dare un’occhiata di nascosto allo spettro di Nemesis e del Sole? Non hai fatto qualche calcolo?»

«Be’…»

«L’hai fatto, lo so» si affrettò a dire Marlene.

«Lo vedi dalla mia espressione?»

«Da tutto.»

«Sai, Marlene, può essere molto sgradevole avere attorno una persona come te… Comunque, sì, lo ammetto, ho dato un’occhiata.»

«E…?»

«Sì, si sta dirigendo verso il Sistema Solare.»

Ci fu una pausa. Poi Marlene disse sottovoce: «Ci sarà una collisione?».

«No, secondo i miei calcoli. Sono sicura che Nemesis non colpirà il Sole, né la Terra, né qualche parte importante del Sistema Solare, se è per questo. Ma, vedi, non è necessario che colpisca qualcosa… Anche se non colpirà nulla, probabilmente distruggerà la Terra.»

XIV

Per Marlene era chiaro: a sua madre non piaceva parlare della distruzione della Terra, c’erano delle frizioni interne che la bloccavano, se fosse dipeso da lei avrebbe smesso di parlare. L’espressione di Eugenia, il modo in cui si scostò leggermente dalla figlia (quasi fosse ansiosa di andarsene) e si passò piano la lingua sulle labbra (quasi stesse cercando di cancellare il sapore delle parole dette)… erano tutti messaggi inequivocabili per Marlene.

Ma non voleva che sua madre smettesse. Quello che aveva saputo non le bastava.

«Se Nemesis non colpirà la Terra, come farà a distruggerla?» chiese garbatamente.

«Proverò a spiegarti. La Terra gira attorno al Sole, proprio come Rotor gira attorno a Eritro. Se nel Sistema Solare ci fossero solo la Terra e il Sole, la Terra girerebbe mantenendo la stessa orbita quasi in eterno. Dico «quasi» perché, ruotando, la Terra irradia delle onde gravitazionali che riducono la sua quantità di moto, e questo fa sì che la Terra si avvicini lentissimamente al Sole. Ma possiamo ignorare il fenomeno.

"Ci sono altri fattori che complicano la situazione, perché la Terra non è sola. La Luna, Marte, Venere, Giove, tutti i corpi vicini attirano la Terra. Sono attrazioni di scarsissima entità rispetto all’attrazione del Sole, così la Terra rimane nella propria orbita più o meno. Tuttavia, queste attrazioni minori, che variano in quanto a direzione e intensità in modo complicato per il movimento dei vari corpi celesti, producono dei lievi cambiamenti nell’orbita terrestre. La Terra oscilla leggermente dentro e fuori, la sua inclinazione assiale si sposta e l’angolo varia, l’eccentricità cambia un po’, e così via.

"Si può dimostrare… è stato dimostrato… che questi cambiamenti minori sono ciclici. Non proseguono in una direzione, ma presentano fasi alterne, si accentuano e diminuiscono. Risultato: la Terra, nella sua orbita attorno al Sole, vibra leggermente in una dozzina di modi diversi. Tutti i corpi del Sistema Solare vibrano così. La vibrazione della Terra non le impedisce di ospitare la vita. Nel peggiore dei casi, può verificarsi una grande glaciazione o una scomparsa dei ghiacci, e un aumento e un abbassamento del livello del mare, ma la vita è sopravvissuta a ogni genere di cataclisma per oltre tre miliardi di anni.