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Era stata Eugenia Insigna a dare la notizia a Pitt. Non che fosse stata lei a fare la scoperta. Il dato era semplicemente apparso sulle fotografie elaborate dal computer, ed era stato sottoposto all’attenzione di Eugenia dal momento che lei era Primo Astronomo.

Eccitatissima, Eugenia raggiunse lo studio del Commissario.

Esordì in maniera semplice, controllando il tono, anche se le tremava la voce per l’emozione.

«Megas ha un satellite.»

Pitt aggrottò impercettibilmente le ciglia, ma poi disse: «Prevedibile, no? I giganti gassosi del Sistema Solare hanno perfino una ventina di satelliti».

«Certo, Janus, però questo non è un normale satellite. È grande.»

Pitt non si scompose. «Giove ha quattro grandi satelliti.»

«Voglio dire, molto grande… ha quasi le dimensioni e la massa della Terra.»

«Capisco. Interessante.»

«Definirlo interessante è poco, Janus… molto poco. Se questo satellite ruotasse direttamente attorno a Nemesis, per gli influssi gravitazionali presenterebbe solo una faccia a Nemesis, e sarebbe inabitabile. Invece, presenta solo una faccia a Megas, che è molto più freddo di Nemesis. Inoltre, l’orbita del satellite è notevolmente inclinata all’equatore di Megas. Questo significa che nel cielo del satellite Megas è visibile solo da un emisfero e si sposta a nord e a sud con un ciclo di circa un giorno, mentre Nemesis percorre il cielo, sorgendo e tramontando, sempre con un ciclo di un giorno. Un emisfero ha dodici ore di oscurità e dodici ore di luce. L’altro emisfero pure, ma durante il periodo diurno Nemesis si trova spesso in eclissi anche per mezz’ora, col raffreddamento compensato dal lieve calore di Megas. Durante le ore di buio, in quell’emisfero, l’oscurità viene attenuata dalla luce riflessa di Megas.»

«Il satellite ha un cielo interessante, dunque. Affascinante, per gli astronomi.»

«Non è soltanto un giocattolo astronomico, Janus. È possibile che il satellite abbia una temperatura uniforme e adatta agli esseri umani. Può darsi che sia un mondo abitabile.»

Pitt sorrise. «Ancor più interessante… Però non avrebbe il nostro tipo di luce, vero?»

Eugenia annuì. «Vero. Dovrebbe avere un sole rossastro e un cielo scuro per la mancanza di radiazioni a onde corte… E un paesaggio rossiccio suppongo.»

«In tal caso, dato che tu hai battezzato Nemesis e un tuo collaboratore ha battezzato Megas, io avrò il privilegio di scegliere il nome del satellite. Lo chiameremo Eritro… se ben ricordo è la parola greca che significa "rosso".»

Per un po’, le notizie si mantennero buone. Oltre l’orbita del sistema MegasEritro fu individuata una fascia asteroidale di discrete dimensioni e, chiaramente, quegli asteroidi avrebbero costituito una fonte di materiali ideale per la costruzione di altre Colonie.

E avvicinandosi a Eritro, le sue condizioni di abitabilità sembrarono sempre più favorevoli. Eritro era un pianeta di acqua e di terra anche se i suoi mari, stando a uno studio preliminare del suo strato nuvoloso osservato all’infrarosso e nella gamma visibile, sembravano meno profondi degli oceani terrestri, e anche se in superficie le montagne davvero imponenti erano pochissime. Eugenia Insigna, dopo ulteriori calcoli, affermò che il clima del pianeta nel complesso sarebbe stato perfettamente adatto all’uomo.

Poi, quando furono abbastanza vicini a Eritro da compiere un’analisi spettroscopica accurata dell’atmosfera, Eugenia comunicò a Pitt: «L’atmosfera di Eritro è un po’ più densa di quella terrestre, e contiene ossigeno libero… il sedici per cento, più il cinque per cento di argo, e il resto azoto. Devono esserci piccole quantità di anidride carbonica, ma non l’abbiamo ancora individuata. In sostanza, è un’atmosfera respirabile».

«Di bene in meglio» commentò Pitt. «Chi avrebbe mai immaginato tutto questo quando hai scoperto Nemesis?»

«Di bene in meglio per i biologi. Forse non è una notizia molto buona per Rotor, però. Una notevole percentuale di ossigeno libero nell’atmosfera indica sicuramente la presenza di forme di vita.»

«Forme di vita?» disse Pitt, sbalordito per alcuni istanti.

«Sì» annuì Eugenia, affondando il colpo, provando apparentemente un piacere perverso nel sottolineare le possibilità. «Quindi, di forme di vita intelligenti, forse… o addirittura di una civiltà evoluta.»

XVII

Quello che seguì fu un incubo per Pitt. Era già in apprensione perché temeva che i terrestri lo inseguissero e lo raggiungessero, superiori numericamente, e forse anche tecnologicamente… e adesso ecco che un’altra paura lo tormentava, una paura ancor più grande. Forse stavano avvicinandosi a una civiltà antica e progredita, che non voleva essere disturbata… una civiltà capace di annientarli distrattamente in un attimo di fastidio… proprio come un essere umano, senza pensarci, avrebbe potuto schiacciare una zanzara che gli ronzasse troppo vicino all’orecchio.

Mentre continuavano ad avanzare verso Nemesis, Janus Pitt, l’aria profondamente turbata, chiese a Eugenia: «La presenza di ossigeno comporta necessariamente l’esistenza della vita?»

«È inevitabile, da un punto di vista termodinamico, Janus. In un pianeta di tipo terrestre, ed Eritro è un pianeta di tipo terrestre per quanto ne sappiamo, l’ossigeno libero non può esistere, come in un campo gravitazionale di tipo terrestre una roccia non può rimanere sospesa nell’aria. L’ossigeno, se presente nell’atmosfera, si combina spontaneamente con altri elementi del terreno, emettendo energia. Continua a esistere nell’atmosfera solo se qualche processo fornisce energia e rigenera ininterrottamente ossigeno libero.»

«Capisco, Eugenia, ma perché il processo energetico di rigenerazione implica necessariamente l’esistenza di forme di vita?»

«Perché in natura non abbiamo mai incontrato nulla che servisse allo scopo, a parte l’azione di fotosintesi delle piante che sfrutta l’energia solare per produrre ossigeno.»

«Quando dici "in natura non abbiamo mai incontrato nulla", ti riferisci al Sistema Solare, no? Questo è un altro sistema, con un sole diverso, un pianeta diverso, condizioni diverse. Può anche darsi che le leggi della termodinamica siano ancora valide, d’accordo… ma se l’ossigeno qui venisse prodotto da qualche processo chimico mai incontrato nel Sistema Solare?»

«Se sei uno scommettitore, non scommettere questa volta» fu il commento di Eugenia.

Occorrevano delle prove, e Pitt dovette aspettare.

Prima di tutto, si scoprì che Nemesis e Megas avevano campi magnetici estremamente deboli. Questo fatto non provocò una grande impressione perché era previsto, dato che, sia la stella che il pianeta, ruotavano molto lentamente. Eritro, con un periodo di rotazione di ventitré ore e sedici minuti (uguale al periodo di rivoluzione attorno a Megas), aveva un campo magnetico simile, come intensità, a quello terrestre.

Eugenia Insigna espresse la propria soddisfazione. «Almeno, non dobbiamo preoccuparci degli effetti delle radiazioni di campi magnetici intensi, soprattutto dal momento che il vento stellare di Nemesis deve essere molto meno intenso di quello del Sole. È un bene, perché significa che forse potremo individuare la presenza o l’assenza di vita su Eritro a distanza. Vita tecnologica, perlomeno.»

«Perché?» chiese Pitt.

«È difficilissimo che si possa raggiungere un alto livello tecnologico senza un uso abbondante di radioonde… che si diffonderebbero da Eritro in ogni direzione. Dovremmo riuscire a distinguerle dalle onde elettromagnetiche casuali emesse dal pianeta stesso, visto che queste radiazioni naturali sono di lieve entità, considerato il debole campo magnetico di Eritro.»

Pitt intervenne. «Forse non è necessario. Forse possiamo dedurre in un altro modo che Eritro è privo di vita nonostante l’atmosfera ricca di ossigeno.»

«Oh? E come? Sono curiosa di sentirlo.»

«Ho riflettuto. Ascolta! Non hai detto che gli influssi gravitazionali rallentano la rotazione di Nemesis, di Megas e di Eritro? E non hai detto che, per questo motivo, Megas si è allontanato da Nemesis, ed Eritro da Megas?»