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«Sì.»

«Dunque, se esaminiamo il passato, un tempo Megas era più vicino a Nemesis, ed Eritro era più vicino a Megas e a Nemesis. Quindi, Eritro era troppo caldo per ospitare la vita, e può darsi che sia diventato abitabile solo di recente. Forse non c’è stato abbastanza tempo per la nascita di una civiltà tecnologica.»

Eugenia rise garbatamente. «Bravo. Non devo sottovalutare la tua ingegnosità in campo astronomico… Una buona osservazione… non abbastanza buona, però. Le nane rosse hanno una vita molto lunga, e Nemesis potrebbe essersi formata benissimo agli albori dell’Universo… diciamo, quindici miliardi di anni fa. Gli influssi gravitazionali erano senz’altro molto forti all’inizio, quando i corpi erano più vicini, e la maggior parte della separazione forse è avvenuta nei primi tre o quattro miliardi di anni. Gli influssi gravitazionali sono inversamente proporzionali al cubo della distanza, e negli ultimi dieci miliardi di anni non devono esserci stati grandi cambiamenti… dieci miliardi di anni, un arco di tempo più che sufficiente per la nascita di parecchie civiltà tecnologiche! No, Janus, niente congetture. Aspettiamo, e vediamo se riusciamo a captare le radioonde che ci interessano.»

…Sempre più vicini a Nemesis.

Era un minuscolo disco rosso a occhio nudo, adesso, e il suo bagliore fioco si poteva guardare senza alcun problema. Su un lato, Megas, visibile come un puntino rossastro. Al telescopio, appariva a poco meno di mezza fase, in seguito all’angolo che formava con Rotor e Nemesis. Attraverso il telescopio si riusciva a scorgere anche Eritro, che si presentava come una macchiolina cremisi più sfocata.

A poco a poco, divenne più luminoso, ed Eugenia annunciò: «Buone notizie per te, Janus. Non abbiamo ancora captato nessuna emissione di radioonde sospette di probabile origine tecnologica».

«Benissimo.» Pitt provò un sollievo enorme, una specie di ondata fisica di calore che lo pervase.

«Niente salti di gioia, però» disse Eugenia. «Potrebbero usare meno radioonde del previsto. Potrebbero schermarle alla perfezione, o usare addirittura qualcos’altro al posto delle radioonde.»

Pitt piegò le labbra in un sorrisetto. «Parli seriamente?»

Eugenia si strinse nelle spalle, incerta.

«Perché se sei una scommettitrice, non scommettere in questo caso.»

…Ancor più vicini a Nemesis. Adesso Eritro era un grosso disco a occhio nudo, con Megas accanto, e Nemesis sull’altro lato della Colonia. Rotor aveva regolato la velocità per stare al passo con Eritro, che, attraverso il telescopio, mostrava masse irregolari di nubi in movimento, formazioni spiraliformi familiari caratteristiche di un pianeta con temperatura e atmosfera di tipo terrestre. Per cui, Eritro avrebbe dovuto possedere un clima almeno vagamente simile a quello terrestre.

«Non c’è traccia di luce nel lato notturno di Eritro» disse Eugenia. «Dovresti essere contento, Janus.»

«L’assenza di luce non è compatibile con l’esistenza di una civiltà tecnologica, suppongo…»

«Certo che no.»

«Lasciami fare l’avvocato del diavolo, allora» continuò Pitt. «Con un sole rosso e una luce fioca, un’eventuale civiltà non produrrebbe una luce artificiale altrettanto fioca?»

«Fioca nella gamma visibile, forse… Ma Nemesis è ricca di infrarossi, e anche la luce artificale dovrebbe esserlo, a rigor di logica. Gli infrarossi che captiamo, però, sono di origine planetaria. Sono distribuiti in modo più o meno uniforme su tutta la superficie, mentre la luce artificiale dovrebbe presentare un andamento irregolare, dovrebbe toccare picchi di notevole intensità nei punti di maggiore concentrazione della popolazione, ed essere scarsa altrove.»

«Allora, come non detto, Eugenia» fece Pitt, brioso. «Non c’è nessuna civiltà tecnologica. Forse così Eritro sarà meno interessante sotto certi aspetti, però fortunatamente non dovremo affrontare degli esseri al nostro livello, o forse superiori a noi, giusto? Altrimenti dovremmo andare altrove, e non abbiamo nessun altro posto dove andare, e se lo avessimo forse non avremmo energia sufficiente per raggiungerlo. Invece, stando così le cose, possiamo rimanere.»

«C’è sempre l’atmosfera ricca di ossigeno, però… quindi, su Eritro c’è sicuramente qualche forma di vita. Manca solo una civiltà tecnologica. Per cui, dovremo scendere sul pianeta e studiare le sue forme di vita.»

«Perché?»

«Come puoi fare una domanda del genere, Janus? Se ci troviamo di fronte a nuove forme di vita, completamente indipendenti dalla vita che si è evoluta sulla Terra, per i nostri biologi sarà come trovare un filone d’oro di enorme valore!»

«Capisco. Stai parlando di curiosità scientifica. Be’, le forme di vita non scapperanno, immagino. Si potranno studiare comodamente in seguito. La precedenza alle cose importanti.»

«Che c’è di più importante dello studio di una forma di vita completamente nuova?»

«Eugenia, ragiona. Dobbiamo stabilirci qui. Dobbiamo costruire altre Colonie. Dobbiamo creare una società ordinata, molto più omogenea e cosciente e pacifica di tutte le società del Sistema Solare.»

«Per farlo avremo bisogno di materiali, il che ci riporta su Eritro… dove dovremo studiare le forme di vita…»

«No, Eugenia. Atterrare su Eritro e poi decollare in presenza del suo campo gravitazionale sarebbe troppo dispendioso adesso. L’intensità dei campi gravitazionali di Eritro e di Megas… non dimenticare Megas… è abbastanza grande, anche qui nello spazio. Uno dei nostri uomini l’ha calcolata per me. Sarà già un problema rifornirci nella fascia degli asteroidi, ma sarà sempre più facile che scendere su Eritro. E se ci insedieremo nella fascia degli asteroidi, la situazione sarà ancor più vantaggiosa. Sarà nella fascia degli asteroidi che costruiremo le nostre Colonie.»

«Vorresti ignorare Eritro?»

«Per un po’, Eugenia. Quando saremo forti, quando disporremo di molta energia, di riserve energetiche molto più consistenti, quando la nostra società sarà stabile e avrà raggiunto un buon livello di sviluppo, allora avremo tutto il tempo che vorremo per studiare le forme di vita di Eritro o, forse, i suoi processi chimici insoliti.»

Pitt rivolse un sorriso bonario e rassicurante a Eugenia. La questione secondaria di Eritro doveva essere rimandata il più a lungo possibile. Se su Eritro non esisteva nessuna civiltà tecnologica, le forme di vita e le risorse del pianeta, quali che fossero, potevano aspettare. Il vero nemico erano le orde inseguitrici del Sistema Solare.

Perché gli altri non riuscivano proprio a capire quali fossero le cose indispensabili? Perché gli altri si lasciavano distrarre con tanta facilità perdendosi in cose superflue?

Con che coraggio sarebbe morto, abbandonando quegli sciocchi a se stessi?

10 Persuasione

XVIII

Così adesso, dodici anni dopo avere scoperto che su Eritro non esistevano civiltà tecnologiche, un intervallo di tempo durante il quale nessuna Colonia terrestre era arrivata all’improvviso a rovinare il nuovo mondo in fase di costruzione, Pitt poteva apprezzare quei rari momenti di riposo. Eppure, anche in quei rari momenti, il dubbio si insinuava nella mente di Pitt. Chissà? Forse la situazione di Rotor sarebbe stata migliore se lui non avesse abbandonato la sua posizione iniziale… se non fossero rimasti in orbita attorno a Eritro, e se non avessero mai costruito la Cupola su Eritro…

Pitt stava rilassandosi sulla poltroncina morbida, piacevolmente prigioniero dell’effetto elastico dei campi di contenzione, cullato da un’aura di pace quasi soporifera, quando sentì il lieve ronzio che, purtroppo, lo riportò alla realtà.