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«Sì.»

«Che significa "quasi ogni parte"? Che percentuale?»

«Non mi dicono tutto, non siamo così in confidenza… quindi non posso darti delle cifre precise. Almeno il novanta per cento, credo.»

«O più?»

«Forse.»

«Mi chiedo…»

«Cosa?»

«Su Rotor, c’era un tipo di nome Pitt che comandava.»

«Lo sappiamo.»

«Ma io credo di sapere in che modo deve avere agito. Avrà divulgato i dati della Sonda Remota un po’ alla volta, rispettando l’Accordo sulla Scienza Aperta, ma appena appena. E al momento della partenza di Rotor sarà rimasta esclusa volutamente una parte dei dati, il dieci per cento o meno… la parte importante.»

«Cioè, i dati che ci rivelerebbero la destinazione di Rotor…»

«Può darsi.»

«Solo che non li abbiamo.»

«Certo che li avete.»

«Come arrivi a una conclusione del genere?»

«Poco fa hai detto che non ti aspetti di vedere niente di nuovo nelle foto della Sonda Remota, niente che non sia già stato osservato dal Sistema Solare. Allora perché state perdendo tempo con i dati forniti da Rotor? Individuate con precisione la parte di cielo che non vi hanno dato e studiatela sulle vostre carte astronomiche. Chiedetevi: "C’è qualcosa che potrebbe apparire in modo diverso su una mappa tracciata dalla Sonda Remota? Perché?" Ecco cosa farei io.» Crile Fisher alzò improvvisamente la voce, mettendosi a urlare. «Torna là! Digli di guardare la parte di cielo che non hanno!»

«Tutto al contrario…» fece Wyler pensieroso.

«No. È perfettamente chiaro e logico. Trova qualcuno che usi il cervello anche per pensare in Ufficio, e forse otterrete qualche risultato.»

«Vedremo» disse Wyler. Tese la mano a Fisher. Fisher lo guardò torvo e non la strinse.

Passarono dei mesi prima che Wyler si rifacesse vivo, e Fisher non lo accolse con gioia. Era una giornata tranquilla, dove il lavoro scarseggiava, e aveva perfino letto un libro.

A differenza di certa gente, Fisher non pensava che i libri fossero un abominio del ventesimo secolo, che solo il visore fosse indice di civiltà. Per lui, c’era qualcosa di speciale nel tenere in mano un libro, nel voltare le pagine ad una ad una, nella possibilità di soffermarsi a meditare su quel che si era letto, o addirittura di appisolarsi senza trovare al risveglio un film cento pagine più avanti o uno schermo vuoto. Tra i due metodi di lettura, il libro era quello più civile, secondo Fisher.

Per cui fu una seccatura notevole essere costretto a uscire da quel piacevole letargo.

«Be’, adesso che c’è, Garand?» chiese brusco.

Wyler continuò a sorridere garbatamente. «L’abbiamo trovata, proprio come avevi detto tu» disse a denti stretti.

«Trovato, cosa?» chiese Fisher, non ricordando. Poi, intuendo di cosa dovesse trattarsi, si affrettò ad aggiungere: «No, non dirmi nulla, se è qualcosa di riservato. Non voglio più avere a che fare con l’Ufficio».

«Troppo tardi, Crile. Sei desiderato. Tanayama in persona vuole vederti.»

«Quando?»

«Devo portarti da lui al più presto.»

«In tal caso, spiegami cosa sta succedendo. Non voglio incontrarlo impreparato.»

«Intendo appunto spiegarti. Abbiamo studiato ogni settore celeste che non compariva nei dati della Sonda Remota. A quanto pare, gli esperti hanno seguito il tuo consiglio, si sono chiesti cosa avrebbero potuto rilevare di diverso gli obiettivi della Sonda Remota. Risposta ovvia, uno spostamento delle stelle più vicine… e, partendo da questo presupposto, gli astronomi hanno scoperto una cosa sorprendente, imprevedibile.»

«Be’?»

«Hanno scoperto una stella molto fioca con una parallasse superiore a un secondo di arco.»

«Io non sono un astronomo. È un fatto insolito?»

«Significa che la distanza della stella è appena la metà della distanza di Alfa Centauri.»

«Hai detto "molto fioca".»

«È dietro una piccola nube di polvere, pare. Ascolta, tu non sei un astronomo, però tua moglie su Rotor era un’astronoma. Forse l’ha scoperta lei. Non ti ha mai detto nulla a proposito di questa stella?»

Fisher scosse la testa. «Nemmeno una parola. Certo che…»

«Sì?»

«Negli ultimi mesi era eccitata… come se non stesse più nella pelle.»

«Non hai chiesto perché?»

«Ho pensato che dipendesse dalla partenza imminente di Rotor. Era smaniosa di partire, e questo mi faceva impazzire.»

«Per via di tua figlia?»

Fisher annuì.

«Può darsi che l’eccitazione dipendesse anche dalla nuova stella. Tutto quadra. Ovviamente, Rotor si sarà diretto verso questa nuova stella… verso una stella scoperta da tua moglie, forse… verso la sua stella, quindi. Questo spiegherebbe in parte la sua smania di partire. È un ragionamento che fila, no?»

«Forse. Non posso dire il contrario.»

«Bene, allora. Tanayama vuole vederti per questo motivo. Ed è arrabbiato. Non con te, pare… però è arrabbiato.»

XXI

Più tardi, quello stesso giorno, dato che si trattava di una questione urgente, Crile Fisher si ritrovò nella sede del Dipartimento Informazioni Terrestre, noto ai suoi dipendenti semplicemente come l’Ufficio.

Kattimoro Tanayama, che dirigeva l’Ufficio da oltre trent’anni, era ormai piuttosto anziano. Le sue olografie ufficiali (non ne circolavano molte) erano state registrate anni addietro, quando Tanayama aveva ancora i capelli lisci e neri, il corpo dritto, l’espressione energica.

Ora aveva i capelli grigi, e il suo corpo (che non era mai stato alto) era

leggermente curvo e aveva un aspetto fragile. Forse si stava avvicinando il momento di pensare seriamente alla pensione, ma i tipi come lui di solito erano decisi a morire sulla breccia, rifletté Fisher. I suoi occhi, tra le palpebre socchiuse, erano acuti e penetranti come sempre.

Fisher stentava un po’ a capirlo. L’inglese, nei limiti del possibile, era una lingua universale sulla Terra, ma esistevano diversi tipi di inglese, e quello di Tanayama non era l’inglese nordamericano a cui Fisher era abituato.

«Be’, Fisher, hai deluso le nostre aspettative su Rotor» disse gelido Tanayama.

Inutile controbattere, soprattutto trattandosi di Tanayama, rifletté Fisher.

«Sì, Direttore» disse con voce inespressiva.

«Tuttavia, può darsi che tu abbia ugualmente delle informazioni per noi.»

Fisher sospirò tra sé. «Sono stato interrogato ripetutamente.»

«Sì, mi è stato riferito. Comunque, non ti hanno chiesto tutto, e io ho una domanda alla quale voglio che tu risponda.»

«Sì, Direttore?»

«Durante la tua permanenza su Rotor, hai avuto l’impressione che le autorità rotoriane odiassero la Terra?»

Fisher inarcò le sopracciglia. «Odiare? Ho notato che gli abitanti di Rotor, come tutti i Coloni credo, guardavano la Terra con un’aria di superiorità, la disprezzavano, ritenendola decadente, brutale, violenta. Questo sì, era chiaro. Ma odiare? Francamente, penso che non ci considerassero abbastanza per odiarci.»

«Parlo delle autorità, dei capi, non della massa.»

«Anch’io, Direttore. No, niente odio.»

«Eppure non si può spiegare in nessun altro modo.»

«Spiegare, cosa, Direttore? Se è una domanda lecita?»

Tanayama alzò lo sguardo di scatto e lo fissò (di fronte a una personalità così forte era raro accorgersi della sua statura esigua). «Sai che questa nuova stella sta avanzando nella nostra direzione? Proprio nella nostra direzione?»

Sorpreso, Fisher si girò un attimo verso Wyler, ma questi sedeva in disparte, immerso nella penombra, lontano dal sole che filtrava dalla finestra, e apparentemente non stava guardando nulla.