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re in base al contenuto di elementi minori che compongono la sua struttura. Se è una stella di prima generazione e i suoi componenti iniziali erano idrogeno ed elio, dovrebbe avere poco più di dieci miliardi di anni… circa il doppio dell’età del Sole.»

«Dunque, anche Eritro ha dieci miliardi di anni.»

«Certo. Un sistema stellare si forma tutto contemporaneamente, non un po’ alla volta. Perché me lo chiedi?»

«Be’, mi sembra strano che in dieci miliardi di anni la vita non abbia superato lo stadio procariotico.»

«Non ci trovo nulla di strano, Siever. Sulla Terra, dopo la sua comparsa, la vita è rimasta allo stadio procariotico per un periodo compreso tra i due e i tre miliardi di anni, e qui su Eritro la concentrazione di energia solare è molto minore rispetto alla Terra. Occorre energia perché si sviluppino forme di vita più complesse. Su Rotor si è discusso a fondo di questo argomento.»

«Non ne dubito» disse Genarr. «Ma a quanto pare, qui nella Cupola, siamo un po’ tagliati fuori. Ci concentriamo troppo sui problemi e sulle attività locali, immagino… anche se, in teoria, qualsiasi cosa collegata ai procarioti dovrebbe interessarci… se non sono un fenomeno locale i procarioti, non so…»

«Se è per questo, su Rotor non è che si senta parlare molto della Cupola» ammise Eugenia.

«Già, si tende a isolarsi in compartimenti stagni. Del resto, la Cupola non ha nulla di speciale, nulla di affascinante, Eugenia. È solo un laboratorio, quindi non mi sorprende che non faccia notizia su Rotor. L’attenzione del pubblico è rivolta interamente alle nuove Colonie in costruzione. Ti trasferirai là, Eugenia?»

«Mai. Sono rotoriana, e intendo rimanere tale. Non sarei nemmeno qui, scusa se lo dico, se non fosse indispensabile per motivi di lavoro. Devo compiere una serie di rilevamenti astronomici da una base più stabile di Rotor.»

«Lo so. Mi ha informato Pitt. Devo offrirti tutta la mia collaborazione.»

«Bene. Sono certa che lo farai. A proposito, prima hai detto che la Cupola cerca di tenere fuori i procarioti. Ci riuscite? L’acqua si può bere tranquillamente? E sicura?»

«Certo, dal momento che la beviamo» rispose Genarr. «Non ci sono procarioti nella Cupola. L’acqua che entra, come qualsiasi altra cosa, viene trattata con dei raggi bluvioletti che distruggono i procarioti in pochi secondi. I fotoni a onde corte della luce hanno un’intensità energetica troppo forte per i procarioti, e disgregano dei componenti chiave delle cellule. E anche se qualche procariota entrasse, non ci risulta che siano velenosi o nocivi. Abbiamo fatto dei test sugli animali.»

«È un sollievo saperlo.»

«La stessa regola vale anche in senso inverso. I nostri microorganismi non possono competere con i procarioti di Eritro in condizioni ambientali locali. Almeno, quando vengono seminati nel suolo di Eritro, i nostri batteri non riescono a crescere e a riprodursi.»

«E le piante pluricellulari?»

«Abbiamo provato, ma il risultato è stato pessimo. Deve dipendere dal tipo di luce di Nemesis, perché all’interno della Cupola, con l’acqua e il terreno di Eritro, le piante crescono perfettamente. Naturalmente, riferiamo tutte queste cose a Rotor, ma dubito che queste informazioni abbiano un’ampia diffusione. Come ho detto, a Rotor non interessa la Cupola. Sicuramente, non interessiamo al terribile Pitt, e su Rotor è lui che conta, no?»

Genarr lo disse sorridendo, ma il suo sorriso sembrava forzato. (Marlene come avrebbe interpretato quel particolare? si chiese Eugenia.)

«Pitt non è terribile» fece. «A volte è fastidioso, noioso, ma questo è un altro discorso. Sai, Siever, quando eravamo giovani ho sempre pensato che un giorno tu avresti potuto diventare Commissario. Eri così acuto, così brillante…»

«Ero?»

«Lo sei ancora, ne sono sicura. Ma allora avevi un orientamento politico preciso, avevi certe idee. Sai, io ti ascoltavo, incantata. Per certi versi, saresti stato un Commissario migliore di Janus Pitt. Tu avresti ascoltato la gente. Non avresti cercato di imporre così spesso le tue opinioni.»

«E proprio per questo sarei stato un pessimo Commissario. Vedi, io non ho nessun obiettivo particolare nella vita. Desidero solo fare quello che mi sembra giusto al momento, sperando che porti poi a qualcosa di decente. Pitt invece sa quel che vuole e intende ottenerlo con qualsiasi mezzo.»

«Lo stai giudicando male, Siever. È volitivo, ha delle idee radicate a fondo, però è un uomo molto ragionevole.»

«Certo, Eugenia. Ecco la sua grande dote… la ragionevolezza. Qualunque fine persegua, Pitt ha sempre una ragione perfettamente valida, perfettamente logica, perfettamente umana, a cui appoggiarsi. Può inventarne una in qualsiasi momento, ed è così sincero che riesce a convincere perfino se stesso. Sicuramente, se hai avuto a che fare con lui, ti sarai lasciata convincere a fare qualcosa che all’inizio non volevi fare, e scommetto che Pitt ti avrà persuasa non con degli ordini e delle minacce, ma con ragionamenti pazienti e razionali.»

«Be’…» fece debolmente Eugenia.

Al che, Genarr osservò sardonico: «Vedo che anche tu sei una vittima della ragionevolezza di Pitt. Quindi hai constatato di persona che è un bravo Commissario, no? Non una brava persona, ma un bravo Commissario».

«Dire che non è una brava persona forse è esagerato, Siever» fece Eugenia, scuotendo leggermente la testa.

«Be’, non stiamo a discutere. Voglio conoscere tua figlia.» Genarr si alzò. «Che ne diresti se venissi a trovarvi nel vostro alloggio dopo pranzo?»

«Sarebbe bellissimo» rispose Eugenia.

Genarr la seguì con lo sguardo mentre usciva, e il suo sorriso si spense a poco a poco. Eugenia voleva rievocare il passato, e lui aveva subito accennato a suo marito… ed Eugenia si era bloccata.

Genarr sospirò dentro di sé. Come sempre, era imbattibile quando si trattava di sprecare un’occasione favorevole.

XXVII

«Il suo nome è Siever Genarr, e bisogna rivolgersi a lui chiamandolo «Comandante», perché è il capo della Cupola di Eritro» spiegò Eugenia alla figlia.

«Certo, mamma. Se quello è il suo titolo, lo chiamerò così.»

«E non voglio che tu lo metta in imbarazzo…»

«Non lo farei mai.»

«Oh, lo faresti, eccome, Marlene. Lo sai. Accetta quello che dice senza correggerlo, non dar retta ai linguaggio corporeo. Ti prego! Era un mio caro amico ai tempi dell’università… e in seguito, per un certo periodo. E anche se è qui nella Cupola da dieci anni e io non l’ho più visto, è ancora un vecchio amico.»

«Deve essere stato una specie di fidanzato, credo.»

«Ascoltami bene, Marlene. Non devi osservarlo e non devi dirgli quel che pensa o quel che prova in realtà. Chiaro? E se ci tieni proprio a saperlo, non era il mio fidanzato, e non eravamo certamente amanti. Eravamo amici, c’era una simpatia reciproca tra noi… da amici. Ma dopo che tuo padre…» Eugenia scosse la testa e fece un gesto vago. «E attenta a quello che dici a proposito del Commissario Pitt… se dovessimo toccare l’argomento. Ho la sensazione che il Comandante Genarr diffidi del Commissario Pitt…»

Marlene concesse uno dei suoi rari sorrisi alla madre. «Hai studiato il comportamento subliminale del Comandante Siever? Perché la tua non è una semplice sensazione.»

Eugenia scosse la testa. «Vedi? Non riesci a smettere nemmeno un istante. Benissimo, non è una sensazione. Il Comandante in pratica ha detto che non si fida del Commissario. E, sai… può darsi che abbia dei motivi validi per…» aggiunse, quasi tra sé. Poi si rivolse a Marlene e disse all’improvviso: «Te lo ripeto, Marlene. Sei libera di osservare il Comandante e di scoprire tutto quel che puoi scoprire, ma a lui non dire nulla. Dillo a me! Capito?»