Выбрать главу

«Pensi che ci sia pericolo, mamma?»

«Non lo so.»

«Io lo so» fece Marlene sbrigativa. «Non appena il Commissario Pitt ha detto che potevamo venire su Eritro, ho capito che c’era qualche pericolo nascosto. Solo, non so quale sia questo pericolo.»

XXVIII

Vedere Marlene per la prima volta fu uno shock per Siever Genarr, non solo… Genarr rimase ancor più scosso quando notò che la ragazza lo guardava con un’espressione arcigna e cupa, come se sapesse perfettamente che per lui era stato un incontro scioccante e conoscesse il motivo di tale shock.

Il fatto era che Marlene non sembrava assolutamente la figlia di Eugenia, non possedeva neppure l’ombra della bellezza o della grazia o del fascino della madre. Aveva soltanto quei due grandi occhi luminosi che ora lo stavano fissando penetranti, occhi diversi da quelli di Eugenia. Erano l’unico particolare in cui fosse superiore alla madre, il resto invece…

A poco a poco, però, Genarr modificò l’impressione iniziale. Prese il tè con loro, e Marlene si comportò benissimo. Era una ragazza a modo, e molto intelligente. Cosa aveva detto Eugenia? Che possedeva tutte le virtù più sgradevoli? Be’, aveva esagerato un po’. Genarr aveva la sensazione che Marlene avesse un desiderio intensissimo di amore, come capitava a volte alle persone… non belle. Come capitava anche a lui. Di colpo, fu pervaso da un senso di simpatia, di solidarietà.

Dopo un po’, chiese: «Eugenia, potrei parlare con Marlene da solo?».

Eugenia si sforzò di mostrarsi disinvolta. «Qualche motivo particolare, Siever?»

«Be’, è stata Marlene a parlare al Commissario Pitt, a convincerlo a lasciarvi venire su Eritro. Come Comandante della Cupola, dipendo moltissimo dal Commissario Pitt, da quel che fa e da quel che dice, e se Marlene potesse riferirmi qualcosa del loro colloquio, lo apprezzerei, mi sarebbe utile. Credo che parlerà più liberamente se saremo soli.»

Genarr attese che Eugenia fosse uscita, quindi si rivolse a Marlene, che ora occupava una grande poltrona morbida in un angolo della stanza. La ragazza teneva le mani intrecciate sulle ginocchia, e i suoi splendidi occhi scuri fissarono il Comandante estremamente seri.

Con una sfumatura divertita nella voce, Genarr osservò: «Tua madre sembrava un po’ agitata all’idea di lasciarti qui con me. Sei agitata anche tu?».

«Per niente» rispose Marlene. «E in ogni caso, mia madre era agitata per lei, Commissario, non per me.»

«Oh, per me? Perché?»

«Ha paura che io possa dirle qualcosa di offensivo.»

«E tu lo faresti, Marlene?»

«Non intenzionalmente, Commissario. Cercherò di non offenderla.»

«Ci riuscirai, ne sono certo. Lo sai perché ho voluto vederti da sola?»

«Ha detto a mia madre che voleva sapere qualcosa del mio colloquio con il Commissario Pitt. È vero, però lei vuole anche vedere che tipo sono.»

Genarr corrugò leggermente la fronte. «Be’, certo… mi piacerebbe conoscerti meglio.»

«Non è questo» replicò subito Marlene.

«Di che si tratta, allora?»

Marlene distolse lo sguardo. «Mi spiace, Comandante.»

«Ti dispiace, perché?»

Marlene fece una smorfia di disappunto, e rimase in silenzio.

«Su, Marlene, che c’è che non va?» chiese Genarr sottovoce. «Devi dirmelo. È importante che parliamo con franchezza. Se tua madre ti ha detto di stare attenta a quel che dici, dimenticalo, per favore. Se mi ha presentato come una persona sensibile che si offende facilmente, dimentica anche questo, per favore… Anzi, ti ordino di parlare liberamente, non avere paura di offendermi… e devi obbedire al mio ordine, perché sono il Comandante della Cupola di Eritro.»

Tutt’a un tratto, Marlene rise. «È proprio ansioso di conoscermi meglio, vero?»

«Certo.»

«Perché è sorpreso, stenta a credere che io sia figlia di mia madre, con l’aspetto che mi ritrovo.»

Genarr spalancò gli occhi. «Mai detto niente del genere.»

«Non era necessario. È un vecchio amico di mia madre. Me l’ha detto lei stessa. Ma era innamorato di lei, e non ha ancora superato del tutto la cosa, e si aspettava che io assomigliassi a mia madre, alla Eugenia di tanti anni fa… così, quando mi ha vista, ha avuto un sussulto, è rimasto di sasso.»

«Davvero? È stato tanto evidente?»

«È stato un gesto piccolissimo, perché lei è una persona educata e ha cercato di controllarsi, ma io me ne sono accorta, facilmente. E dopo ha lanciato un’occhiata a mia madre, poi ha guardato di nuovo me. E le prime parole che mi ha rivolto, be’, avevano un tono particolare. Stava pensando che non assomigliavo affatto a mia madre, ed era deluso.»

Genarr si appoggiò allo schienale. «Ma è meraviglioso, questo!»

E una grande contentezza illuminò il viso di Marlene. «È sincero, Comandante. Parla sul serio. Non si è offeso. Non è a disagio. Le fa piacere. È il primo, il primo. Nemmeno a mia madre piace, questa cosa.»

«Che piaccia o no, non ha importanza. Bisognerebbe mettere da parte certe considerazioni personali irrilevanti quando ci si imbatte in qualcosa di straordinario. Da quanto tempo sei capace di leggere il linguaggio corporeo in questo modo, Marlene?»

«Da sempre, ma adesso riesco a leggerlo meglio. Secondo me, può farlo chiunque… basta osservare, e riflettere.»

«No, Marlene. Non crederlo. È impossibile… Così, dici che sono innamorato di tua madre.»

«Senza dubbio, Comandante. Quando è accanto a lei, sì tradisce a ogni sguardo, a ogni parola, al minimo gesto.»

«Credi che se ne accorga?»

«Lo sospetta… ma non vuole che lei l’ami.»

Genarr distolse lo sguardo. «Non ha mai voluto.»

«È per via di mio padre.»

«Lo so.»

Marlene esitò. «Ma penso che mia madre si sbagli. Se potesse vederla come la vedo io adesso, Comandante…»

«Ma non può, purtroppo. Però, sono davvero contento che tu ci riesca. Sei bella.»

Marlene arrossì. «E sincero!»

«Certo che sono sincero.»

«Ma…»

«Con te non posso mentire, no? Quindi non ci proverò nemmeno. La tua faccia non è bella. Il tuo corpo non è bello. Però tu sei bella, ed è questo che conta. E tu sai che lo penso davvero.»

«Sì, lo so.» Marlene sorrise, ed era talmente felice che per un attimo perfino sul suo volto apparve un vago accenno di bellezza.

Anche Genarr sorrise. «Parliamo del Commissario Pitt, adesso? Ora che so che sei una signorina incredibilmente perspicace, per me è ancora più importante parlarne. Ti va?»

Marlene serrò leggermente le mani, sorridendo timida. «Sì, zio Siever. Posso chiamarti così, non ti spiace, vero?»

«Assolutamente. Anzi, mi sento onorato. Bene… raccontami un po’ del Commissario Pitt. Ho ricevuto sue istruzioni, vuole che offra tutta la collaborazione possibile a tua madre, e che metta a sua disposizione tutte le nostre apparecchiature astronomiche. Perché, secondo te?»

«Mia madre vuole analizzare con precisione il moto stellare di Nemesis, e Rotor è un posto troppo instabile per i rilevamenti. Eritro andrà molto meglio.»

«E questo suo progetto è recente?»

«No, zio Siever. È da parecchio tempo che cerca di ottenere i dati necessari. Me lo ha detto lei.»

«Allora perché non ha chiesto di venire qui tempo fa?»

«L’ha fatto, ma il Commissario Pitt non le ha permesso di venire.»

«E perché glielo ha permesso, adesso?»

«Perché voleva liberarsi di lei.»

«Già, certo… se continuava a seccarlo coi suoi problemi astronomici. Ma doveva essere stanco di lei da un pezzo. Perché l’ha mandata su Eritro soltanto adesso?»