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In ascensore, raggiunsero un livello a gravità più elevata, e Fisher sentì che il suo stomaco si calmava. Sia lui sia la Wendel indossavano il minimo indispensabile, e Fisher aveva la sensazione che Tessa avvertisse la presenza del suo corpo, come lui avvertiva quello di lei.

Dopo una doccia, si vestirono e si ritirarono in un Privacy, dove ordinarono un pasto leggero.

«Per essere un terrestre, Crile, non te la cavi male in condizioni di bassa gravità. Ti stai divertendo su Adelia?» chiese lei.

«Lo sai che mi sto divertendo, Tessa. Un terrestre non riesce mai ad abituarsi del tutto a un mondo piccolo, però la tua presenza annullerebbe moltissimi svantaggi.»

«Già. Proprio quello che direbbe un lisciatore. Com’è Adelia rispetto a Rotor?»

«A Rotor?»

«O alle altre Colonie su cui sei stato? Posso elencartele tutte, Crile.»

Fisher si sentì confuso. «Cos’hai fatto? Hai indagato sul mio conto?»

«Naturalmente.»

«Sono così interessante?»

«Trovo interessante chiunque faccia di tutto per interessarsi a me. Voglio sapere perché. Escludendo la possibilità del sesso, ovvio. Questo è implicito.»

«Perché mi interessi?»

«Prova a dirmelo. Perché eri su Rotor? Sei stato là abbastanza a lungo da sposarti e avere un figlio, poi te ne sei andato in fretta e furia prima che Rotor si dileguasse. Avevi paura di rimanere bloccato su Rotor per tutta la vita? Non ti piaceva il posto?»

Fisher adesso si sentiva angustiato. «In effetti, Rotor non mi piaceva molto, perché ai rotoriani io non piacevo… o meglio, i terrestri non erano graditi su Rotor. E hai ragione… non volevo rimanere bloccato là come cittadino di categoria inferiore per tutta la vita. Le altre Colonie non sono così dure con noi. Adelia, per esempio.»

«Però, Rotor aveva un segreto e cercava di nasconderlo alla Terra, vero?» Gli occhi di Tessa Wendel sembravano luccicare divertiti.

«Un segreto? Ti riferisci all’iperassistenza, immagino.»

«Già, credo proprio di sì. E immagino che tu stessi cercando proprio quello.»

«Io?»

«Sì, tu, certo. Be’, hai trovato quel che cercavi? Voglio dire, è per questo che hai sposato una scienziata rotoriana, no?» Tessa appoggiò il mento sui pugni, i gomiti sul tavolo, e si sporse in avanti.

Fisher scosse la testa e rispose guardingo: «Lei non mi ha mai detto nemmeno una parola riguardo l’iperassistenza. Ti sbagli completamente sul mio conto».

La Wendel ignorò la risposta. «E adesso vuoi ottenerlo da me, quel che cerchi. Come pensi di riuscirci? Hai intenzione di sposarmi?»

«Lo otterrei, se ti sposassi?»

«No.»

«Allora il matrimonio sembra fuori discussione, giusto?»

«Peccato» disse Tessa Wendel, sorridendo.

«Mi stai facendo queste domande perché sei un’esperta iperspaziale?» chiese Fisher.

«E questo chi te l’ha detto? Te l’hanno detto sulla Terra, prima che tu venissi qui?»

«Sei nell’Albo Adeliano.»

«Ah, anche tu hai indagato sul mio conto. Che strana coppia siamo. Non hai notato che figuro come fisica teorica?»

«L’Albo Adeliano elenca anche i tuoi studi, e dal momento che parecchi titoli contengono la parola «iperspaziale» mi sembra logico considerarti un’esperta iperspaziale.»

«Già, però io rimango ugualmente una fisica teorica, quindi il mio approccio allo studio dell’iperspazio è teorico. Non ho mai cercato di metterlo in pratica.»

«Ma Rotor lo ha fatto. Mi chiedo… Non ti ha dato fastidio? Dopo tutto, qualcuno su Rotor ti ha superato.»

«Perché dovrebbe darmi fastidio? La teoria è interessante, l’applicazione no. Se non ti limitassi a leggere solo il titolo dei miei studi, scopriresti che dico senza mezzi termini che l’iperassistenza non merita lo sforzo che richiede.»

«I rotoriani sono riusciti a inviare una navicella nello spazio profondo e hanno studiato le stelle.»

«Stai parlando della Sonda Remota. Ha permesso a Rotor di compiere dei rilevamenti parallattici osservando un certo numero di stelle relativamente lontane, ma valeva la pena di sobbarcarsi una spesa del genere? A che distanza si è spinta la Sonda Remota? Solo a qualche mese luce. Non è certo una distanza notevole. Rispetto alla Galassia, la posizione estrema della Sonda Remota e quella della Terra e la linea immaginaria che le unisce non è altro che un punto nello spazio.»

«Non si sono limitati a lanciare la Sonda Remota» precisò Fisher. «L’intera Colonia è partita.»

«Oh, certo. È successo nel ‘22, quindi sono partiti da sei anni. E cosa sappiamo? Soltanto che sono partiti.»

«Non basta?»

«Non direi proprio. Dove sono andati? Sono ancora vivi? Possono essere ancora vivi? Gli esseri umani non sono mai stati isolati su una Colonia. Hanno sempre avuto la Terra nelle vicinanze, e altre Colonie. Poche decine di migliaia di esseri umani possono sopravvivere soli nell’universo su una piccola Colonia? Non sappiamo se sia possibile psicologicamente. Secondo me, no.»

«Saranno partiti con l’intenzione di trovare un mondo su cui vivere, non di rimanere su una Colonia, immagino.»

«Via, e che mondo troveranno? Sono partiti da sei anni. Sono due le stelle che avrebbero potuto raggiungere in questo periodo di tempo, dato che l’iperassistenza consente solo di viaggiare a una velocità media pari a quella della luce. Alfa Centauri, un sistema triplo, a quattro virgola tre anni luce, che comprende una nana rossa. Poi c’è la stella di Barnard, una nana rossa, a cinque virgola nove anni luce. Dunque, quattro stelle: una di tipo G, come il Sole, una quasi di tipo G, e due nane rosse. Le due stelle di tipo G fanno parte di un sistema binario abbastanza stretto, per cui è improbabile che abbiano un pianeta tipo Terra in orbita stabile attorno a sé. Dopo di che, dove andranno i rotoriani? Non ce la faranno, Crile. Mi dispiace. So che su Rotor c’erano tua moglie e tua figlia… ma non ce la faranno.»

Fisher rimase calmo. Sapeva qualcosa che lei ignorava. Sapeva della Stella Vicina… ma anche quella era una nana rossa.

Disse: «Dunque, secondo te il volo interstellare è impossibile?»

«In pratica, sì… se l’iperassistenza è il limite massimo a cui possiamo arrivare.»

«Da come lo dici, sembra che l’iperassistenza non sia il limite massimo, Tessa.»

«Può darsi che lo sia. Non molto tempo fa pensavamo che perfino questo fosse impossibile… Però, possiamo almeno sognare il vero volo iperspaziale e le vere velocità ultraluce. Se potessimo spostarci alla velocità che vogliamo per tutto il tempo desiderato, la Galassia, forse l’universo, diventerebbe un grande Sistema Solare, per così dire, e sarebbe alla nostra portata.»

«Un bel sogno, ma è possibile?»

«Dopo la partenza di Rotor, ci sono stati tre Congressi Intercoloniali sull’argomento.»

«Solo Intercoloniali? E la Terra?»

«Erano presenti degli osservatori terrestri, ma la Terra non è un paradiso della fisica, oggigiorno.»

«E quali sono state le conclusioni di questi congressi?»

La Wendel sorrise. «Non sei un fisico.»

«Lascia perdere le parti difficili. Sono curioso.»

Lei continuò a sorridere.

Fisher serrò i pugni sul tavolo. «Smettila di pensare che io sia una specie di agente segreto a caccia di informazioni. Ho una figlia, là nello spazio, Tessa. Tu dici che probabilmente è morta. Ma se fosse viva? È possibile…» Il sorriso della Wendel scomparve. «Scusa. Non ci avevo pensato. Ma sii pratico. Localizzare una Colonia che si trova chissà dove in un volume di spazio rappresentato da una sfera che, adesso, ha un raggio di sei anni luce e continua a ingrandirsi è un’impresa impossibile. Abbiamo impiegato oltre un secolo per scoprire il decimo pianeta, e quello era enormemente più grande di Rotor e lo abbiamo cercato in un volume di spazio molto più piccolo.»