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«La speranza non muore mai» ribatté Fisher. «Il vero volo iperspaziale è possibile? Puoi rispondere sì o no.»

«Molti, la maggior parte, dicono di no… se proprio ti interessa la verità. Alcuni forse dicono che non sono in grado di dirlo, però tendono a borbottare tra i denti.»

«Non c’è nessuno che dica sì, chiaro e tondo?»

«Una persona, che io sappia. Io.»

«Tu pensi che sia possibile?» chiese Fisher, sinceramente sorpreso. «Lo dici apertamente, o è qualcosa che dici a te stessa nel cuore della notte?»

«Ho pubblicato uno studio in proposito. Uno di quegli articoli di cui hai letto solo il titolo. Nessuno osa essere d’accordo con me, naturalmente, e mi è capitato di sbagliarmi in passato, però questa volta credo di avere ragione.»

«Perché tutti gli altri pensano che ti sbagli?»

«Questa è la parte difficile. È questione di interpretazione. L’iperassistenza di tipo rotoriano, una tecnica che, tra parentesi, ormai viene compresa sulle Colonie in generale, dipende dal fatto che il prodotto del rapporto velocità della nave/velocità della luce, moltiplicato per il tempo, è una costante, dove il rapporto velocità della nave/velocità della luce è maggiore di uno.»

«Che significa?»

«Significa che quando superi la velocità della luce, maggiore è la velocità, minore è il periodo di tempo in cui puoi mantenere tale velocità, e maggiore è il periodo di tempo in cui devi procedere al di sotto della velocità della luce prima di riuscire ad avere la spinta necessaria per superarla di nuovo. Di conseguenza, alla fine, la tua velocità media su una data distanza non è molto superiore a quella della luce.»

«Be’?»

«Così sembra che c’entri il principio di indeterminazione, e col principio di indeterminazione non si può scherzare, di questo siamo tutti convinti. Se c’entra il principio di indeterminazione, il vero volo iperspaziale sembrerebbe teoricamente impossibile, e la maggior parte dei fisici si è schierata a favore di questa tesi, mentre il resto parla a vanvera. Secondo me, invece, sembra soltanto che entri in gioco il principio di indeterminazione, ma in realtà non è così, per cui la possibilità del vero volo iperspaziale non è da scartare.»

«Non si può risolvere la questione?»

«Probabilmente, no» rispose Tessa Wendel, scuotendo la testa. «Alle Colonie non interessa affatto vagabondare per lo spazio disponendo soltanto dell’iperassistenza. Nessuno ha intenzione di ripetere l’esperimento rotoriano e di viaggiare per anni andando incontro a una morte probabile. D’altra parte, le Colonie non investiranno nemmeno una quantità incredibile di denaro e di risorse per cercare di elaborare una tecnica che la grande maggioranza degli esperti del settore ritiene teoricamente impossibile.»

Fisher si sporse in avanti. «Non ti irrita, questo?»

«Certo che mi irrita. Sono una scienziata, e mi piacerebbe dimostrare che la mia visione dell’universo è quella giusta. Comunque, devo accettare i limiti del possibile. Ci vorrebbero somme enormi, e le Colonie non mi daranno nulla.»

«Ma, Tessa, anche se alle Colonie non interessa, alla Terra importa… e moltissimo, a qualsiasi costo.»

«Davvero?» Tessa sorrise, l’aria abbastanza divertita, almeno apparentemente. Poi allungò la mano e accarezzò i capelli di Fisher, lentamente, in modo sensuale. «Lo immaginavo che saremmo arrivati alla Terra prima o poi.»

XXXIV

Fisher le prese il polso e le scostò adagio la mano dalla testa. «Mi hai detto la verità riguardo le tue opinioni sul volo iperspaziale, vero?»

«L’assoluta verità.»

«Allora, la Terra ti vuole.»

«Perché?»

«Perché la Terra vuole il volo iperspaziale, e tu sei l’unico fisico importante a ritenerlo possibile.»

«Se lo sapevi, perché questo controinterrogatorio?»

«L’ho saputo solo quando me l’hai detto. Prima sapevo solo che eri il fisico più brillante esistente oggi.»

«Oh, lo sono, lo sono» ammise Tessa Wendel in tono beffardo. «E ti hanno mandato a prendermi?»

«A persuaderti.»

«Persuadermi a fare che? A venire sulla Terra? Sovraffollata, sporca, impoverita, tormentata da un clima incontrollato. Che pensiero allettante.»

«Ascolta, Tessa. La Terra non è tutta uguale. Avrà anche tutti questi difetti, però certe parti della Terra sono belle, tranquille, e tu vedresti solo quelle. Non sai com’è la Terra, in realtà. Non ci sei mai stata, vero?»

«Mai. Sono adeliana, nata e cresciuta su Adelia. Sono stata su altre Colonie, ma mai sulla Terra, grazie.»

«Quindi non puoi sapere com’è la Terra. Non hai idea di cosa sia un mondo grande, un mondo vero. Vivi in un ambiente ristretto, in una specie di giocattolo, con pochi chilometri quadri di superficie e con un gruppo striminzito di gente. Vivi in un mondo in miniatura che ormai ha perso qualsiasi attrattiva, che non ha più nulla da offrirti. La Terra, invece, ha oltre seicento milioni di chilometri quadrati di superficie, otto miliardi di abitanti. Questo significa varietà infinita… molti aspetti pessimi, ma molti altri ottimi.»

«E povertà assoluta. E scienza inesistente.»

«Perché gli scienziati, e con loro la scienza, si sono trasferiti sulle Colonie. Ecco perché abbiamo bisogno di te e di altri come te. Vieni sulla Terra. Venite.»

«Continuo a non capire il motivo.»

«Perché abbiamo degli obiettivi, delle ambizioni, dei desideri. Le Colonie provano solo autocompiacimento per se stesse.»

«A che servono tutti quegli obiettivi, quelle ambizioni e quei desideri? La fisica è un’attività costosa.»

«E la ricchezza pro capite della Terra è bassa, lo ammetto. Individualmente siamo poveri, però otto miliardi di persone, offrendo ognuna un modesto contributo, possono accumulare una somma ingentissima. Le nostre risorse, per quanto siano e siano state male utilizzate, sono ancora enormi, e possiamo trovare più soldi e più manodopera di tutte le Colonie messe insieme… se si tratta di realizzare qualcosa di cui abbiamo un bisogno assoluto. E ti assicuro che la Terra ha un bisogno assoluto del volo iperspaziale. Vieni sulla Terra, Tessa, e sarai trattata come la risorsa più rara… ci occorre una mente brillante, è l’unica cosa di cui non disponiamo.»

«Non so se Adelia sarebbe disposta a lasciarmi venire, non ne sono affatto sicura. Sarà una Colonia compiaciuta di sé, però anche Adelia sa quanto siano preziose certe menti.»

«Non potranno opporsi se parteciperai a un convegno scientifico sulla Terra.»

«E una volta là, intendi dire, non ci sarà più bisogno che ritorni?»

«Non avrai motivo di lamentarti del trattamento. Avrai un livello di vita migliore di quello che hai qui. Ogni tuo desiderio sarà soddisfatto… E non basta… Potrai dirigere il progetto iperspaziale e disporrai di fondi illimitati per qualsiasi test, esperimento, osservazione…»

«Perbacco! Mi offrite un compenso principesco per corrompermi!»

«Puoi chiedere di più?» chiese Fisher, serio.

«Mi domando… Perché hanno mandato proprio te? Un uomo attraente come te? Si aspettavano che tu tornassi alla base con una scienziata anziana, influenzabile, frustrata, attratta dal tuo corpo come un pesce da un amo?»

«Non so cosa avessero in mente quelli che mi hanno mandato, Tessa, ma io non ho pensato niente del genere. Non dopo averti vista. Non sei anziana, e lo sai. L’idea che tu sia influenzabile o frustrata non mi sfiora nemmeno. La Terra ti sta offrendo il sogno di ogni fisico. L’età e il sesso non c’entrano.»

«Che peccato! E se fossi recalcitrante e non volessi venire sulla Terra? Cosa dovresti fare, come misura persuasiva estrema? Reprimere il tuo disgusto per l’atto e fare l’amore con me?»