«Da oltre trent’anni. Tanayama è un’istituzione. E prima è stato Vicedirettore per un periodo di tempo quasi altrettanto lungo, e probabilmente anche allora era lui il vero capo e i tre o quattro Direttori che l’hanno preceduto avevano solo un potere simbolico. E per quanto possa invecchiare o ammalarsi in modo sempre più grave, rimarrà Direttore fino al giorno della sua morte… e forse ancora per qualche giorno, in seguito, mentre la gente aspetterà, per assicurarsi che non risorga.»
«Mi pare di capire che lo trovi divertente.»
«No, ma non si può far altro che ridere di fronte a uno spettacolo del genere… a un uomo che, senza gestire apertamente il potere, senza essere noto al grande pubblico, da quasi mezzo secolo tiene in soggezione i membri del governo, li fa vivere nella paura, solo perché controlla saldamente i segreti scomodi e compromettenti di ognuno e non esiterebbe a servirsene.»
«E loro lo sopportano?»
«Oh, certo. Nessun membro del governo è mai stato disposto a sacrificare con certezza la propria carriera senza avere alcuna garanzia di rovesciare Tanayama.»
«Nemmeno adesso che la sua autorità sta diventando senza dubbio più debole?»
«Ti sbagli. La sua autorità cesserà con la morte, magari, però fino a quel momento non sarà mai debole. Sarà l’ultima cosa che verrà a mancare, dopo che il suo cuore si sarà fermato.»
«Cos’è che spinge la gente a certi estremi?» chiese Tessa disgustata. «Non sentono il desiderio di lasciar perdere tutto prima della fine, per avere la possibilità di morire in pace?»
«Non Tanayama. Mai. Non dico di essere un suo intimo, però in una quindicina d’anni di tanto in tanto ho avuto dei contatti con lui, che immancabilmente si sono risolti in modo molto sgradevole e doloroso per il sottoscritto. L’ho conosciuto quand’era ancora pieno di vigore, e ho sempre saputo che non si sarebbe mai tirato indietro. Per rispondere alla tua domanda precedente, la gente è spinta da stimoli diversi, ma la molla di Tanayama è l’odio.»
«Già, prevedibile» osservò Tessa Wendel. «Si vede. Una persona così odiosa non può non odiare. Ma chi odia, Tanayama?»
«Le Colonie.»
«Ah, davvero?» Evidentemente, Tessa stava ricordandosi di essere una colona di Adelia. «Neanch’io ho mai sentito una parola buona per la Terra da un colono. E sai cosa penso dei posti privi di gravità variabile.»
«Non sto parlando di antipatia, o di disprezzo, o di disgusto, Tessa. Parlo di odio cieco, assoluto. Quasi tutti i terrestri detestano le Colonie. Hanno tutte le ultime novità. Sono tranquille, poco affollate, comode, borghesi. Hanno cibo e svaghi in abbondanza, non sanno cosa sia il maltempo, la povertà. Hanno i robot, che operano con discrezione, nascosti. È naturale che quelli che si sentono privati di tutto questo detestino chi invece ha tutto a disposizione. Ma nel caso di Tanayama, si tratta di un odio concreto, travolgente. Secondo me, gli piacerebbe vedere le Colonie distrutte, dalla prima all’ultima.»
«Perché, Crile?»
«Le cose che ho elencato prima non c’entrano, a mio avviso. Quello che Tanayama non sopporta è l’omogeneità culturale delle Colonie. Capisci?»
«No.»
«Gli abitanti delle Colonie si scelgono. Scelgono persone come loro. Su ogni Colonia c’è una cultura comune, perfino un aspetto fisico comune, in parte. Invece la Terra è sempre stata un miscuglio caotico di culture, che si integrano a vicenda, che competono tra loro, che diffidano l’una dell’altra. Tanayama e molti altri terrestri, me compreso, pensano che questa mescolanza sia una fonte di forza, e che la omogeneità culturale delle Colonie le indebolisca e, a lungo andare, riduca il loro arco di vita potenziale.»
«Allora, perché odiare le Colonie per questo fatto? Lo considerate uno svantaggio, no? Tanayama ci odia perché stiamo meglio e perché stiamo peggio? Non ha senso.»
«Non è necessario che abbia senso. Nessuno si prenderebbe la briga di odiare se prima si dovesse fare un ragionamento logico per giustificare l’odio. Forse, e dico forse, Tanayama ha paura che le Colonie riescano troppo bene e dimostrino che l’omogeneità culturale è un fattore positivo in fin dei conti. O forse pensa che le Colonie siano ansiose di distruggere la Terra, come lui è ansioso di distruggere le Colonie. La faccenda della Stella Vicina lo ha reso furioso.»
«Il fatto che Rotor abbia scoperto la stella e non abbia informato nessuno?»
«I rotoriani non si sono limitati a questo. Non si sono scomodati ad avvertirci che la stella stava dirigendosi verso il Sistema Solare, soprattutto.»
«Può darsi che non lo sapessero.»
«Tanayama non ci crederà mai. Secondo me, lui è convinto che lo sapessero e che non ci abbiano avvisati apposta, perché speravano che così saremmo stati colti alla sprovvista, e la Terra, o almeno la civiltà terrestre, sarebbe stata distrutta.»
«Sono sicuri che la stella si avvicinerà abbastanza da danneggiarci? Io non ho sentito niente del genere. A quanto mi risulta, la maggior parte degli astronomi ritengono che passerà abbastanza lontano e che a noi in pratica non accadrà nulla. Tu hai sentito qualche altra ipotesi?»
«No. Ma penso che a Tanayama faccia comodo credere che esista una situazione di pericolo… serve ad alimentare il suo odio. E a questo punto, si passa logicamente all’idea del volo ultraluce come mezzo indispensabile per individuare in qualche altro angolo dello spazio un pianeta di tipo terrestre. Una volta trovato il nuovo mondo, potremo trasferire là il maggior numero possibile di abitanti della Terra… nel peggiore dei casi. Devi ammettere che in questo non c’è nulla di insensato.»
«D’accordo. Però non c’è bisogno di immaginare un’eventuale catastrofe. È del tutto naturale pensare all’espansione dell’umanità, anche se la Terra non correrà alcun rischio. Ci siamo staccati dalla Terra creando le Colonie, e le stelle rappresentano la tappa successiva, l’obiettivo logico, e per raggiungerlo ci occorre il volo ultraluce.»
«Già, ma in questi termini la cosa sarebbe poco entusiasmante per Tanayama. La colonizzazione della Galassia non gli interessa, ne sono sicuro… la lascia volentieri alle generazioni future. Lui vuole trovare Rotor e punirlo per avere abbandonato il Sistema Solare infischiandosene del resto del genere umano. E vuole essere ancora in vita quando arriverà il giorno fatidico, ed è per questo che ti tiene continuamente sotto pressione.»
«Può tenermi sotto pressione finché gli pare, tanto non gli servirà a nulla. Sta morendo.»
«Mah… La medicina moderna può fare miracoli, e sono certo che i dottori si impegneranno al massimo per Tanayama.»
«Anche la medicina moderna ha dei limiti. Ho chiesto ai dottori…»
«E ti hanno risposto? Credevo che le condizioni di salute di Tanayama fossero un segreto di stato.»
«Non per me, date le circostanze, Crile. Sono andata dall’equipe medica che ha curato il Vecchio quand’era qui, e ho detto che ero ansiosa di costruire una nave che permettesse agli esseri umani di raggiungere le stelle, e che volevo farlo prima della morte di Tanayama. Ho chiesto quanto tempo mi rimanesse.»
«E cos’hanno risposto?»
«Un anno. Un anno, al massimo. Hanno detto di sbrigarmi.»
«Puoi riuscirci in un anno?»
«In un anno? No, assolutamente, Crile, e sono contenta. Mi fa piacere che quel perfido individuo non vivrà abbastanza da vedere realizzato il suo sogno. Perché quella smorfia, Crile? Ti da fastidio che io faccia un’osservazione così crudele?»
«Un’osservazione meschina, ad ogni modo, Tessa. Quel Vecchio, per quanto perfido, è l’artefice di tutto questo. Ha reso possibile Iper City.»
«Sì, ma l’ha fatto per i suoi scopi, non per i miei, e nemmeno per la Terra o per l’umanità. E poi ho diritto anch’io alla mia meschinità. Sicuramente Tanayama non ha mai avuto pietà di quelli che considerava suoi nemici, né ha mai ridotto di un grammo la pressione del piede che teneva sulla gola del nemico. E immagino che non si aspetti pietà o compassione da nessun altro. Probabilmente, se qualcuno lo compatisse o avesse pietà, Tanayama lo disprezzerebbe, considerandolo un debole.»