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«Ho conosciuto delle persone del genere» rispose torvo Fisher.

«Capita a tutti di comportarsi così, ogni tanto, in determinate circostanze. Soprattutto agli scienziati quando invecchiano, suppongo. Ecco perché i giovani e audaci rivoluzionari della scienza diventano vecchi fossili dopo qualche decennio. La loro immaginazione perde elasticità, l’amor proprio la blocca, ed è la fine. E per me, adesso, è la fine… Ma, lasciamo perdere. Ci è voluto più di un giorno per risolvere il problema, per modificare le equazioni, per programmare il computer e allestire le simulazioni necessarie, per imboccare vicoli ciechi e uscirne. Ci sarebbe voluta una settimana, normalmente, ma abbiamo lavorato a un ritmo pazzesco.»

Tessa Wendel si interruppe, quasi avesse bisogno di riprendere fiato un’altra volta. Fisher attese che continuasse e la incoraggiò annuendo, stringendole la mano.

«È complicato» proseguì Tessa. «Proverò a spiegartelo. Ecco… Attraverso l’iperspazio, andiamo da un punto dello spazio a un altro punto dello spazio in tempo zero. Ma per farlo seguiamo una traiettoria, un sentiero, che cambia ogni volta, a seconda del punto di partenza e di quello d’arrivo. Noi non vediamo questo sentiero, non possiamo osservarlo, non lo percepiamo, e in realtà non lo seguiamo in senso spaziotemporale. La sua esistenza è abbastanza incomprensibile. Lo chiamiamo "sentiero virtuale". Io stessa ho elaborato questo concetto.»

«Se non si può osservare, se non si percepisce, come fai a sapere che esiste?»

«Si può calcolare, con le equazioni che usiamo per descrivere il moto attraverso l’iperspazio. Le equazioni ci danno il sentiero.»

«E chi ti garantisce che le equazioni descrivano qualcosa di realmente esistente? Potrebbe essere solo… matematica.»

«Già. Lo pensavo anch’io. E l’ho ignorato. È stato Wu a suggerire che avrebbe potuto essere un particolare importante… un anno fa, forse… e io, idiota, ho respinto l’idea. Un sentiero virtuale aveva solo un’esistenza virtuale, secondo me. Se non si poteva misurare, esulava dall’ambito della scienza. Sono stata miope. Se ci penso, mi detesto.»

«D’accordo. Supponiamo che il sentiero virtuale in qualche modo esista. Allora?»

«In tal caso, se il sentiero virtuale passa accanto a un corpo di dimensioni considerevoli, la nave è soggetta alle influenze gravitazionali. Questo è stato il primo concetto nuovo, strabiliante, utilissimo… l’attrazione di gravità può farsi sentire lungo il sentiero virtuale.» Tessa scosse la testa in un gesto rabbioso. «In un certo senso, l’avevo intuito anch’io, ma ho pensato che, dal momento che la nave avrebbe viaggiato a una velocità molto superiore a quella della luce, l’attrazione di gravità non avrebbe avuto il tempo di farsi sentire in modo percepibile. Quindi, ho concluso che lo spostamento sarebbe stato rettilineo.»

«Ma non è andata così.»

«No, naturalmente. E Wu ha spiegato il fenomeno. Immaginiamo che la velocità della luce sia un punto zero. Tutte le velocità inferiori a quella della luce sarebbero grandezze negative, e tutte quelle superiori alla velocità della luce sarebbero grandezze positive. Nell’universo normale in cui viviamo, perciò, tutte le velocità sarebbero negative, in base a questa convenzione matematica… e infatti devono essere negative… Ora, l’universo è regolato da principi di simmetria. Se una cosa fondamentale come la velocità di moto è sempre negativa, qualche altra cosa, altrettanto fondamentale, dovrebbe essere sempre positiva… e secondo Wu, quest’altra cosa è la gravitazione universale. Nell’universo normale, è sempre un’attrazione. Ogni corpo attrae tutti gli altri corpi.

"Tuttavia, se qualcosa si muove a velocità ultraluce, la sua velocità è positiva, e l’altra cosa che era positiva deve diventare negativa. In parole povere, a velocità ultraluce, la gravitazione universale è una forza repulsiva. Ogni corpo respinge tutti gli altri. Wu me l’ha suggerito parecchio tempo fa, e io non ho voluto dargli ascolto. Le sue parole non mi sono entrate nelle orecchie.»

«Ma che differenza c’è, Tessa? Se a velocità ultraluce enormi l’attrazione di gravità non ha il tempo di influenzare il nostro moto, nemmeno la repulsione gravitazionale dovrebbe avere effetto.»

«Ah, non è così, Crile. È questo il bello. Anche qui la situazione si inverte. Nell’universo normale delle velocità negative, maggiore è la velocità rispetto a un corpo attrattivo, minore è l’attrazione di gravità che influenza la direzione del movimento. Nell’universo delle velocità positive, l’iperspazio, maggiore è la nostra velocità rispetto a un corpo repulsivo, maggiore è la repulsione gravitazionale che influenza la direzione del movimento. Questo per noi non ha senso, dato che siamo abituati alla situazione esistente nell’universo normale, ma una volta costretti a cambiare segno, dal più al meno e viceversa, ci si accorge che tutto quadra.»

«Matematicamente. Ma fino a che punto ci si può fidare delle equazioni?»

«Be’, basta controllare se i calcoli e i fatti coincidono. L’attrazione di gravità è la forza più debole che ci sia, e questo vale anche per la repulsione gravitazionale lungo i sentieri virtuali. All’interno della nave e dentro di noi, ogni particella respinge tutte le altre nell’iperspazio, ma questa repulsione non può fare nulla contro le altre forze coesive che non hanno cambiato segno. Comunque, il nostro sentiero virtuale, dalla Stazione Quattro a questo punto, ci ha portati in prossimità di Giove. La sua repulsione lungo il sentiero virtuale iperspaziale aveva la stessa intensità che avrebbe avuto la sua attrazione di gravità nello spazio normale.

"Abbiamo calcolato l’effetto teorico della repulsione gravitazionale di Giove sul nostro passaggio nell’iperspazio, e abbiamo ottenuto la traiettoria curva che in effetti abbiamo seguito. In altre parole, grazie alle modifiche di Wu, le mie equazioni oltre a risultare semplificate funzionano anche.»

«E gli hai torto il collo come avevi promesso?» chiese Fisher.

Tessa rise, ricordando la minaccia. «No. A dire il vero, l’ho baciato.»

«Ti capisco.»

«Naturalmente, adesso è più importante che mai tornare a casa indenni, Crile. Questo perfezionamento va comunicato, e Wu deve ricevere gli encomi che merita. Ha preso spunto dal mio lavoro, d’accordo, però ha proseguito autonomamente arrivando dove io forse non sarei mai arrivata. Insomma, pensa alle conseguenze.»

«Me ne rendo conto» disse Fisher.

«No, non te ne rendi conto» fece bruscamente Tessa. «Ora, ascolta. I rotoriani non avevano problemi di gravitazione perché viaggiavano più o meno alla velocità della luce, mantenendosi un po’ al di sotto a volte, superandola leggermente altre volte, quindi gli effetti gravitazionali, positivi o negativi, attrattivi o repulsivi, erano trascurabili, quasi inesistenti. È nel vero volo ultraluce, il nostro, che è indispensabile tener conto della repulsione gravitazionale. Le mie equazioni sono inutili. Consentono a una nave di spostarsi nell’iperspazio, ma non nella direzione giusta. E non è tutto… Ho sempre pensato che emergere dall’iperspazio, la seconda fase della transizione, comportasse inevitabilmente un certo pericolo. Che cosa succederebbe se rientrassimo nello spazio in un punto già occupato da un altro corpo? Ci sarebbe un’esplosione incredibile che distruggerebbe la nave in un trilionesimo di trilionesimo di secondo.

"Naturalmente, non finiremo dentro una stella, perché conosciamo la posizione delle stelle e possiamo evitarle. Col tempo, forse, conosceremo anche la posizione dei pianeti di una determinata stella e potremo evitare anche quelli. Ma nei pressi di ogni stella ci sono migliaia di asteroidi e un’infinità di comete, corpi che sarebbero ugualmente fatali per noi. Fino a oggi pensavo che non ci rimanesse che sperare in bene e affidarci al caso. Lo spazio è talmente vasto che le probabilità di colpire un corpo più grande di un atomo, o al massimo di un granello di polvere, sono quasi zero. Tuttavia, continuando a viaggiare nell’iperspazio, la sovrapposizione della materia è una catastrofe destinata a verificarsi prima o poi… Invece, no.