Выбрать главу

«È un essere umano, come tutti.»

«Lo so. E anche se dal punto di vista etico non è senza macchia, quell’uomo ha comunque una mente scientifica tremendamente acuta.»

«Purtroppo devo ammettere che anche le mie argomentazioni si basavano su desideri personali piuttosto che sul bene comune. Io voglio raggiungere la Stella Vicina per motivi che non hanno niente a che vedere col progetto.»

«Me ne rendo conto. E ti sono grata ugualmente.» Fisher notò, imbarazzato, che Tessa aveva le lacrime agli occhi.

La baciò.

LXXIX

Era solo una stella, ancora troppo fioca per spiccare in qualche modo. Infatti, Crile Fisher l’avrebbe persa se non avesse attivato il dispositivo d’inquadramento reticolare a cerchi concentrici.

«Che delusione. Ha proprio l’aria di una stella, no?» commentò, mentre la sua faccia assumeva l’espressione cupa e imbronciata che sembrava possedere di natura.

Merry Blankowitz, l’unica persona accanto a lui al quadro d’osservazione, disse: «Logico, Crile. È una stella».

«Voglio dire, sembra una stella fioca… eppure siamo così vicini.»

«Vicini per modo di dire. Siamo ancora a un decimo di anno luce di distanza, e non è poco. Solo che il Capitano è prudente. Io mi sarei avvicinata molto di più con l’Ultraluce. Vorrei che fossimo quasi arrivati. Fremo d’impazienza.»

«Prima dell’ultima transizione, eri decisa a tornare a casa, Merry.»

«Non proprio. Mi ero solo lasciata convincere da quei due. Dopo il tuo discorsetto, mi sono sentita una perfetta imbecille. Davo per scontato che se fossimo tornati saremmo ripartiti un’altra volta… ma tu hai messo bene in chiaro la situazione. Oh, ma adesso non vedo l’ora di usare l’RN.»

Fisher sapeva cos’era l’RN. Era il rivelatore neuronico. Anche lui provava una certa eccitazione. Individuando l’intelligenza avrebbero avuto la certezza di essersi imbattuti in qualcosa di infinitamente più importante di tutti i metalli, le rocce, i ghiacci e i vapori che avrebbero potuto scoprire.

Esitante, chiese: «A questa distanza non puoi usarlo?»

Merry scosse la testa. «No. Per captare qualcosa la distanza dev’essere molto minore. E non possiamo avvicinarci avanzando nello spazio normale. Impiegheremmo quasi un anno. Quando il Capitano sarà soddisfatto dei dati che riusciremo a ottenere da qui, faremo un’altra transizione. Secondo me, tra due giorni al massimo, saremo a un paio di unità astronomiche dalla Stella Vicina, e allora potrò cominciare a compiere delle osservazioni e a rendermi utile. È una seccatura sentirsi un peso morto.»

«Già. Lo so» fece Fisher, ironico.

Sulla faccia di Merry Blankowitz apparve un’espressione preoccupata. «Mi spiace, Crile. Non alludevo a te.»

«In ogni caso, non avresti detto nulla di sbagliato. Forse non sarò di nessuna utilità, io, nemmeno vicino alla stella.»

«Sarai utile se individueremo la presenza dell’intelligenza. Potrai parlare ai rotoriani. Sei un rotoriano, e avremo bisogno di te.»

Fisher sorrise truce. «Lo sono stato appena per qualche anno.»

«Be’, basta, no?»

«Vedremo.» Fisher cambiò argomento. «Sei sicura che il rivelatore neuronico funzionerà?»

«Sicurissima. Potremmo seguire l’orbita di qualsiasi Colonia grazie alla sua emissione di plessoni.»

«Cosa sono i plessoni, Merry?»

«È un nome che ho inventato io, si riferisce alla complessa attività fotonica tipica del cervello dei mammiferi. Sai, potremmo individuare dei cavalli, a breve distanza, ma la presenza massiccia di cervelli umani è individuabile a distanze astronomiche.»

«Perché "plessoni"?»

«Da "complessità". Un giorno si occuperanno dei plessoni non solo per individuare la vita, ma per studiare a fondo il funzionamento del cervello. Ho inventato un nome anche per questo… «plessofisiologia»… o magari "plessoneuronica".»

«I nomi sono importanti per te?» chiese Fisher.

«Sì, certo. Permettono di parlare in modo conciso. Non è necessario dire "quel campo della scienza che si occupa dei rapporti tra questo e quello". Basta dire «plessoneuronica»… sì, suona meglio. È una scorciatoia. Si risparmia tempo e si può pensare a cose più importanti. E poi…» Merry esitò.

«E poi?»

Merry rispose d’un fiato. «Se invento un nome e il nome resta, viene adottato, avrò un posticino nella storia della scienza… "Il termine plessone fu introdotto per la prima volta da Merrilee Augina Blankowitz nel 2237 in occasione del primo volo ultraluce effettuato dall’astronave Ultraluce." Difficilmente parleranno di me in altra sede, o per qualche altro motivo, e io mi accontenterei di questo.»

«E se captassi i tuoi plessoni e non ci fossero esseri umani, Merry?»

«Cioè, se ci fosse una forma di vita aliena? Sarebbe ancor più eccitante. Ma è improbabile. Siamo rimasti delusi un’infinità di volte. Pensavamo che potessero esserci almeno delle forme di vita primitive sulla Luna, su Marte, su Callisto, su Titano. Invece, niente. Sono state fatte le ipotesi più strane… galassie vive, nubi di polvere vive, vita sulla superficie di una stella di neutroni, e via dicendo. Non esiste nessuna prova, però… No, se capterò qualcosa, saranno esseri umani. Ne sono convinta.»

«E l’emissione di plessoni di noi cinque? Non capterai anche quella? Non coprirà tutto il resto nel raggio di milioni di chilometri?»

«Sì, c’è questo problema, Crile. Dobbiamo regolare l’RN in maniera tale da escludere noi cinque, ed è un’operazione molto delicata. La benché minima dispersione cancellerebbe qualsiasi altra fonte plessonica. Un giorno, Crile, degli RN automatici saranno inviati attraverso l’iperspazio in tutti i punti immaginabili. Non ci saranno esseri umani nelle loro vicinanze, quindi solo per questo avranno già una sensibilità incredibilmente maggiore rispetto ad ora, dal momento che non ci saremo noi a disturbarli. Scopriremo la presenza dell’intelligenza in un posto con notevole anticipo, non sarà più necessario avvicinarsi.»

ChaoLi Wu entrò nella sala. Guardò Fisher con una punta di antipatia e disse indifferente: «Com’è la Stella Vicina?»

«Niente di eccezionale, a questa distanza» rispose Merry Blankowitz.

«Be’, probabilmente faremo un’altra transizione domani o domani l’altro, e allora vedremo.»

«Sarà eccitante, eh?»

«Sì… se troveremo i rotoriani.» Wu lanciò un’occhiata a Fisher. «Ma li troveremo?»

Se la domanda era rivolta a lui, Fisher non reagì, non rispose. Si limitò a fissare Wu impassibile.

"Li troveremo?" pensò.

Presto la lunga attesa sarebbe finita.

35 Convergenza

LXXX

Come osservato in precedenza, Janus Pitt non si concedeva spesso il lusso dell’autocommiserazione. In un altro, l’avrebbe considerata un segno disprezzabile di debolezza e di indulgenza eccessiva verso se stessi. Certe volte, però, purtroppo si ribellava al fatto che gli abitanti di Rotor fossero fin troppo pronti a lasciare a lui tutte le decisioni sgradevoli.

C’era un Consiglio, certo, regolarmente eletto, che operava con diligenza, approvando leggi e prendendo decisioni… tranne quelle importanti, quelle che riguardavano il futuro di Rotor.

Quelle le lasciavano a lui.

E non era nemmeno una cosa intenzionale. Le questioni importanti venivano semplicemente ignorate, rese inesistenti in base a un tacito accordo comune.

Ora si trovavano in un sistema deserto, e stavano costruendo con comodo altre Colonie, convinti di disporre di un’infinità di tempo. Tutti erano tranquilli, davano per scontato che una volta occupata interamente quella nuova fascia di asteroidi (tra molte generazioni, quindi una questione priva di un’importanza immediata) grazie al perfezionamento dell’iperassistenza sarebbe stato abbastanza facile cercare nuovi pianeti.