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Il tempo non mancava. Avevano l’eternità di fronte a loro.

Soltanto Pitt si preoccupava, sapeva che il tempo era limitato, che da un istante all’altro, all’improvviso, sarebbe potuto arrivare il momento cruciale.

Si chiedeva quando avrebbero scoperto Nemesis nel Sistema Solare, e quando qualche Colonia avrebbe deciso di seguire l’esempio di Rotor.

Doveva succedere prima o poi. Nemesis avanzava inesorabile verso il Sole, e a un certo punto gli abitanti del Sistema Solare, dato che non erano ciechi, l’avrebbero vista per forza (sarebbe stata ancora lontana, ma abbastanza vicina).

Il computer di Pitt, con l’aiuto di un programmatore convinto di risolvere solo un problema di interesse accademico, aveva calcolato che entro mille anni la scoperta di Nemesis sarebbe stata inevitabile, e le Colonie avrebbero cominciato a disperdersi.

Dopo di che, Pitt aveva chiesto se le Colonie si sarebbero dirette verso Nemesis.

La risposta era stata negativa. A quell’epoca l’iperassistenza sarebbe stata molto più efficiente ed economica. Le Colonie avrebbero avuto un maggior numero di dati sulle stelle più vicine… avrebbero saputo quali stelle avessero dei pianeti, e che tipo di pianeti. Avrebbero ignorato una nana rossa, puntando invece su stelle di tipo G, come il Sole.

Quindi sarebbe rimasta la Terra, disperata. E i terrestri, spaventati dallo spazio, già degenerati, e sprofondando ancor più nella melma e nell’infelicità in quei mille anni, di fronte all’avanzata micidiale di Nemesis, cosa avrebbero fatto? Non potevano intraprendere lunghi viaggi. Erano terrestri. Legati a una superficie planetaria. Avrebbero dovuto aspettare che Nemesis si avvicinasse abbastanza. Non potevano sperare di andare da nessun’altra parte.

La visione era chiara nella mente di Pitt… un mondo cadente che cercava di mettersi in salvo nel sistema più compatto di Nemesis, che cercava rifugio nella maggior coesione del sistema di una stella che passando avrebbe distrutto il Sistema Solare.

Era uno scenario terribile… ma inevitabile.

Perché Nemesis non si stava allontanando dal Sole, invece di avvicinarsi? Ah, sarebbe stato tutto diverso. Le probabilità che Nemesis venisse scoperta sarebbero diminuite notevolmente col tempo, e in ogni caso Nemesis sarebbe stata una meta meno desiderabile, meno a portata di mano… Già, ma se Nemesis si fosse allontanata, la Terra non avrebbe nemmeno avuto bisogno di un rifugio, no?

Purtroppo, la realtà era un’altra. I terrestri sarebbero arrivati… una plebaglia degenere appartenente alle culture più disparate e abnormi… una marea di terrestri. E ai rotoriani non sarebbe rimasto che distruggerli nello spazio. Ma ci sarebbe stato un Janus Pitt che spiegasse ai rotoriani che non c’era alternativa? Ci sarebbero stati degli altri Janus Pitt a vigilare, a far sì che a Rotor non mancassero le armi e la determinazione necessaria per distruggere i terrestri al loro arrivo?

Ma l’analisi del computer, comunque, era ingannevole, in quanto ottimistica. La scoperta di Nemesis da parte del Sistema Solare doveva avvenire entro mille anni, diceva il computer. Quando, però? Il giorno dopo? Era già avvenuta, tre anni prima? Era possibile che qualche Colonia, brancolando in cerca della stella più vicina, non avendo informazioni utili sulle stelle circostanti, stesse seguendo la rotta di Rotor proprio in quel momento?

Ogni giorno, Pitt si svegliava chiedendosi: "Sarà questo il giorno fatidico?".

Perché quella sofferenza era riservata solo a lui? Perché tutti gli altri dormivano tranquilli in grembo all’eternità, mentre lui doveva pensare ogni giorno a quello che sarebbe potuto accadere?

Naturalmente, Pitt si era premunito. Aveva creato un Servizio di Sorveglianza in tutta la fascia degli asteroidi, un corpo che aveva il compito di controllare i recettori automatici che sondavano costantemente il cielo e di individuare alla massima distanza possibile l’abbondante emissione di energia residua di una Colonia in avvicinamento.

C’era voluto un po’ di tempo per creare un’organizzazione efficiente, ma ormai da una dozzina d’anni ogni dato sospetto veniva verificato, e di tanto in tanto quando esisteva qualche dubbio veniva consultato Pitt. Quando succedeva, nella testa di Pitt suonava subito un campanello dall’allarme.

Tutti falsi allarmi, finora… e il sollievo iniziale di Pitt era sempre seguito da un senso di rabbia nei confronti dei Sorveglianti. Se una cosa non era ben chiara, se ne lavavano le mani, lasciavano perdere, e passavano il problema a Pitt… perché se ne occupasse lui, perché soffrisse lui, perché fosse lui a prendere le decisioni difficili.

Al che, l’autocommiserazione di Pitt diventava lacrimevole, e Pitt cominciava ad agitarsi, inquieto, temendo di mostrarsi debole.

Questa volta, per esempio… Pitt tastò il rapporto che il computer aveva decodificato, e che aveva ispirato quelle considerazioni sulla sua opera continua, logorante, e così poco apprezzata, al servizio dei rotoriani.

Era il primo rapporto che gli passavano in quattro mesi, e gli sembrava del tutto trascurabile. Una fonte di energia sospetta si stava avvicinando, ma tenendo conto della distanza probabile, era una sorgente insolitamente piccola… inferiore di quattro ordini di grandezza rispetto a quanto sarebbe stato logico aspettarsi da una Colonia, talmente piccola da essere individuabile a stento.

Avrebbero potuto risparmiargli quella seccatura. Il rapporto parlava della presenza di lunghezze d’onda particolari, apparentemente di origine umana, ma era assurdo. Se la fonte era così debole, cosa potevano capire? Soltanto che non era una Colonia, e che quindi non poteva essere di orgine umana, indipendentemente dalle lunghezze d’onda.

"Quegli idioti di Sorveglianti non devono importunarmi in questo modo" pensò Pitt.

Gettò da parte il rapporto, e prese l’ultimo rapporto di Ranay D’Aubisson. La ragazza, Marlene, non aveva il Morbo, non l’aveva ancora contratto. Era così pazza da continuare a esporsi al pericolo, da esporsi sempre più… eppure, niente.

Pitt sospirò. Forse non aveva importanza. A quanto pareva, la ragazza voleva rimanere su Eritro, e se fosse rimasta là sarebbe stato un bene ugualmente… come se avesse preso il Morbo, forse. Infatti, Eugenia Insigna sarebbe stata costretta a restare su Eritro, e Pitt si sarebbe sbarazzato di entrambe. Certo, si sarebbe sentito più sicuro se a dirigere la Cupola e a controllare madre e figlia ci fosse stata la D’Aubisson. Doveva provvedere in qualche modo entro breve, con accortezza, evitando di fare di Genarr una vittima.

Sarebbe stato prudente nominarlo Commissario di Nuova Rotor? Quella nomina sarebbe stata considerata senz’altro una promozione, e difficilmente Genarr avrebbe rifiutato la carica, soprattutto dal momento che, in teoria, avrebbe avuto lo stesso grado di Pitt. O il potere effettivo di Genarr sarebbe stato comunque eccessivo? C’era un’alternativa?

Doveva pensarci.

Assurdo! Tutto sarebbe stato molto più facile se la ragazza, quella Marlene, avesse semplicemente contratto il Morbo.

In uno scatto d’irritazione per l’immunità di Marlene, Pitt prese di nuovo il rapporto sulla fonte di energia.

Pazzesco! Uno sbuffo insignificante di energia, e quelli lo seccavano. Era ora di finirla! Pitt batté un messaggio al computer, trasmissione istantanea. Non dovevano più disturbarlo per delle inezie. Dovevano tenere gli occhi aperti e individuare una Colonia!

LXXXI

A bordo dell’Ultraluce, le scoperte si susseguirono, a catena.