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Erano ancora a grande distanza dalla Stella Vicina quando scoprirono che aveva un pianeta.

«Un pianeta!» esultò Fisher, teso. «Lo sapevo…»

«No» si affrettò a intervenire Tessa Wendel «non è come pensi tu. Mettitelo in testa, Crile… c’è pianeta e pianeta. Bene o male, quasi tutte le stelle hanno un sistema planetario. In fin dei conti, più della metà delle stelle della Galassia sono stelle multiple, e i pianeti sono solo stelle troppo piccole per essere stelle. Il pianeta che vediamo non è abitabile. Se fosse abitabile, non lo vedremmo a questa distanza, soprattutto data la luce debole della Stella Vicina.»

«Intendi dire che è un gigante gassoso…»

«Certo che lo è. E la sua presenza non mi sorprende, non quanto mi avrebbe sorpreso l’assenza di un gigante gassoso.»

«Ma se c’è un grande pianeta, può darsi che ci siano anche dei pianeti piccoli.»

«Può darsi» ammise Tessa. «Però è difficile che siano abitabili. Saranno troppo freddi per ospitare la vita, oppure per la loro rotazione rivolgeranno solo una faccia alla stella, quindi una faccia sarà troppo calda e l’altra troppo fredda. Se Rotor fosse qui, al massimo potrebbe orbitare attorno alla stella, o magari attorno al gigante gassoso.»

«Può darsi che abbiano fatto proprio questo.»

«Per tutti questi anni?» Tessa si strinse nelle spalle. «Possibile, immagino… ma non contarci, Crile.»

LXXXII

Le scoperte successive furono più sorprendenti.

«Un satellite?» disse Tessa Wendel. «Be’, perché no? Giove ha quattro satelliti di dimensioni considerevoli. Che c’è di strano se questo gigante gassoso ne ha uno?»

«Nel Sistema Solare non esistono satelliti del genere, Capitano» osservò Henry Jarlow. «Grosso modo, ha le dimensioni della Terra… stando ai rilevamenti che sono riuscito a compiere.»

«Be’, e allora? Questo che significa?» fece Tessa, rimanendo indifferente.

«Nulla… non è detto che debba significare per forza qualcosa» rispose Jarlow. «Però il satellite ha delle caratteristiche insolite. Peccato che io non sia un astronomo.»

«Già, anche a me piacerebbe avere un astronomo a bordo» annuì Tessa. «Comunque, continua, per favore. Qualcosa sai, di astronomia.»

«Il fatto è che girando attorno al gigante gassoso, il satellite rivolge solo una faccia al gigante gassoso, il che significa che durante la sua rivoluzione attorno al gigante gassoso presenta tutte le sue facce alla Stella Vicina. E per quel che posso stabilire, grazie alla natura della sua orbita quel mondo ha una temperatura normale… dell’acqua allo stato liquido. E ha un’atmosfera. Ora, non conosco bene la materia… come ho detto, non sono un astronomo. Tuttavia, mi sembra che ci siano buone probabilità che il satellite sia un mondo abitabile.»

Crile Fisher accolse la notizia con un ampio sorriso. «Non mi sorprende. Igor Koropatsky aveva predetto l’esistenza di un pianeta abitabile. E senza disporre di nessun dato. È stata una semplice deduzione.»

«Koropatsky? Davvero? E quando te ne ha parlato?»

«Poco prima che partissimo. Secondo lui, era improbabile che a Rotor fosse successo qualcosa durante il viaggio verso la Stella Vicina, quindi dal momento che i rotoriani non erano più tornati, dovevano aver trovato un pianeta da colonizzare. Ed eccolo qui.»

«E perché ti ha detto questo, Crile?»

Crile rifletté un attimo. «Voleva essere sicuro che il pianeta venisse esplorato perché in futuro avremmo potuto utilizzarlo, al momento di evacuare la Terra.»

«E perché non le ha dette a me, queste cose? Hai idea?»

Fisher rispose cauto: «Probabilmente, Tessa, mi considerava il più sensibile dei due, quello più pronto a sollecitare l’esplorazione del pianeta…»

«Per via di tua figlia…»

«Conosceva la situazione, Tessa.»

«E tu perché non me l’hai detto?»

«Non ero sicuro che ci fosse qualcosa da dire. Tanto valeva aspettare e vedere se Koropatsky aveva ragione, ho pensato. Dal momento che aveva ragione, adesso te lo sto dicendo. Il pianeta deve essere abitabile, stando al suo ragionamento.»

«È un satellite» precisò Tessa, chiaramente arrabbiata.

«Una differenza puramente nominale.»

«Senti, Crile, a quanto pare nessuno considera la mia posizione. Koropatsky ti riempie la testa di sciocchezze perché esploriamo questo sistema e poi, presumibilmente, torniamo sulla Terra con le notizie. Wu voleva che tornassimo con le notizie ancor prima di raggiungere il sistema. Tu sei ansioso di riunirti alla tua famiglia, e non hai in mente altro. Be’, mi sembra che nessuno tenga presente che il Capitano sono io, e che le decisioni le prenderò io.»

Il tono di Fisher si fece conciliante. «Sii ragionevole, Tessa. Che decisioni bisogna prendere? Che alternative hai? Dici che Koropatsky mi ha imbottito di sciocchezze, ma non è vero. Il pianeta c’è. O il satellite, se preferisci. Bisogna esplorarlo. La sua esistenza potrebbe essere importantissima per la Terra. L’umanità potrebbe trasferirsi qui, in futuro. Anzi, può darsi che degli esseri umani l’abbiano già fatto.»

«Sii ragionevole tu, Crile. Un mondo può avere le dimensioni giuste e la giusta temperatura, ed essere comunque inabitabile per vari motivi. Rifletti… può darsi che abbia un’atmosfera velenosa, o un alto livello di radioattività, o che sia troppo vulcanico. Ha solo una nana rossa che lo illumina e lo scalda, ed è nelle immediate vicinanze di un gigante gassoso. Non è un ambiente normale per un mondo di tipo terrestre… chissà che incidenza avranno queste condizioni ambientali abnormi?»

«Bisogna esplorarlo ugualmente… se non altro, per avere la certezza che non sia abitabile.»

«Per questo, forse non sarà necessario atterrare» disse Tessa, arcigna. «Ci avvicineremo e giudicheremo meglio. Crile, per favore, cerca di evitare le conclusioni affrettate. Mi spiacerebbe moltissimo se rimanessi deluso.»

Fisher annuì. «D’accordo, ci proverò… Però Koropatsky ha dedotto l’esistenza di un pianeta abitale, mentre tutti gli altri sostenevano che era una cosa assolutamente impossibile. Anche tu, Tessa. Continuavi a ripeterlo. Invece il pianeta c’è, e può darsi che sia abitabile. Quindi, lasciami sperare. Forse i rotoriani sono su quel mondo, adesso… e forse c’è anche mia figlia.»

LXXXIII

ChaoLi Wu disse con una certa indifferenza: «Il Capitano è furioso. L’ultima cosa che voleva era trovare un pianeta qui… un mondo, cioè, dato che non ci permette di chiamarlo pianeta… un mondo che forse è abitabile. Bisognerà esplorarlo, dopodiché dovremo tornare a casa coi dati raccolti. E non è quel che vuole lei. Questo è il suo primo e ultimo viaggio nello spazio profondo. Finito questo viaggio, avrà chiuso. Le tecniche ultraluce verranno sviluppate da altre persone… lo spazio sarà esplorato da altre persone. Lei verrà messa a riposo e avrà solo un ruolo consultivo. E non le piacerà affatto…»

«E tu, ChaoLi? Potendo, torneresti nello spazio?» chiese Merry Blankowitz.

Wu non esitò. «Non penso mi interessi vagare nello spazio. Non ho la mania dell’esplorazione. Ma, sai… questa notte mi è venuta una strana idea… potrebbe piacermi questo posto, potrebbe essere bello stabilirsi qui… sempre che sia abitabile. Tu, che dici?»

«Stabilirmi qui? Assolutamente. Non dico di volere restare sulla Terra per sempre, ma mi piacerebbe tornare almeno per un po’, prima di ripartire.»

«Ci ho pensato. Questo satellite è un caso eccezionale. Un mondo abitabile nel sistema di una nana rossa… chi l’avrebbe mai immaginato? Va senz’altro esplorato. Sono perfino disposto a restare sulla sua superficie, e a lasciare che sia qualcun altro a tornare sulla Terra e a tutelare la priorità della mia scoperta degli effetti gravitazionali. Tu difenderesti i miei interessi, vero, Merry?»