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E Wu, con estrema decisione, disse: «Sono perfettamente d’accordo».

«Io sono una biofisica» fece la Blankowitz «e se c’è vita sul pianeta, tutto il resto passa in secondo piano… dobbiamo esplorarlo.»

Tessa Wendel li guardò e, arrossendo leggermente, annuì. «Già, dobbiamo esplorarlo, suppongo.»

LXXXIV

«Più ci avviciniamo e più dati raccogliamo, più le cose si complicano» disse Tessa. «Questo sembra proprio un mondo morto, non c’è dubbio, no? Niente luci nell’emisfero notturno, nessuna traccia di vegetazione o di qualsiasi forma di vita.»

«Nessuna traccia palese» disse calmo Wu. «Ma qualche processò dev’esserci, se l’ossigeno è presente nell’aria. Non sono un chimico, quindi non riesco a immaginare nessun processo chimico che spieghi il fenomeno. E voi?» Senza quasi attendere una risposta, Wu proseguì. «In realtà, dubito che un chimico potrebbe trovare una spiegazione chimica. Se c’è l’ossigeno, deve essere un processo biologico a produrlo. Non conosciamo altro.»

Tessa Wendel intervenne. «Ma in questo modo, giudichiamo in base alla nostra esperienza con un’unica atmosfera contenente ossigeno… quella della Terra. Un giorno potrebbero ridere di noi. Forse si scoprirà che la Galassia è piena di atmosfere contenenti ossigeno prive di qualsiasi legame con la vita, e tutti sapranno che ci saremo lasciati ingannare dalla nostra esperienza con l’unico pianeta anomalo, un pianeta con una fonte di ossigeno biologica.»

«Ah, no» disse rabbioso Jarlow. «Non può cavarsela così, Capitano. Può fare le ipotesi più disparate, ma non può pretendere che le leggi della natura cambino perché le fa comodo. Se vuole che il contenuto di ossigeno di un’atmosfera derivi da una fonte non biologica, deve suggerire un meccanismo.»

«Ma… non c’è traccia di clorofilla nella luce riflessa del mondo» insisté Tessa.

«Perché dovrebbe esserci?» disse Jarlow. «È probabile che si sia evoluta una molecola abbastanza diversa sotto la pressione selettiva della luce di una nana rossa. Posso suggerire una cosa?»

«Prego» rispose Tessa, sarcastica. «Mi pare che tu non stia facendo altro.»

«Benissimo. Di preciso, sappiamo solo che le terre emerse di questo mondo sembrano completamente prive di vita. Non significa nulla. Fino a quattrocento milioni di anni fa, anche i continenti terrestri erano sterili, ma il pianeta aveva un’atmosfera contenente ossigeno ed era ricco di vita.»

«Vita marina.»

«Sì, Capitano. Va benissimo anche quella. Alghe o il loro equivalente… piante microscopiche efficientissime come fabbriche di ossigeno. Le alghe dei mari terrestri producono l’ottanta per cento dell’ossigeno che si riversa nell’atmosfera ogni anno. Questo non spiega tutto? Spiega la presenza di ossigeno nell’atmosfera, e la mancanza di forme di vita nelle aree emerse. Significa inoltre che possiamo esplorare senza alcun rischio il pianeta, atterrando sulla sua superficie sterile e studiando il mare con gli strumenti di cui disponiamo… lasciando a una spedizione successiva, opportunamente equipaggiata, il compito di svolgere uno studio approfondito.»

«Già, ma gli esseri umani non sono animali marini. Se i rotoriani fossero arrivati in questo sistema, sicuramente avrebbero tentato di colonizzare le aree emerse, e qui non c’è traccia di colonizzazione. È proprio necessario indagare ancora su questo mondo?» chiese Tessa Wendel.

«Oh, sì» rispose subito Wu. «Non possiamo tornare a casa solo con delle deduzioni. Ci occorrono dei fatti, dati concreti. Potrebbero esserci delle sorprese.»

«Ti aspetti qualche sorpresa?» fece Tessa, con una sfumatura di collera.

«Questo non ha importanza. Possiamo tornare sulla Terra e dire che, senza controllare, eravamo sicuri che non ci sarebbero state sorprese? Non sarebbe un atteggiamento molto assennato.»

«Mi pare che tu abbia cambiato idea in modo piuttosto drastico» osservò Tessa. «Prima volevi tornare sulla Terra senza nemmeno avvicinarti alla stella.»

«Se ben ricordo, mi hanno fatto cambiare idea» replicò Wu. «In ogni caso, Capitano, date le circostanze, dobbiamo esplorare. Lo so, Capitano, è un’occasione allettante, la tentazione di visitare qualche altro sistema stellare esiste, ma adesso che abbiamo individuato un mondo apparentemente abitabile, dobbiamo tornare sulla Terra con il maggior numero possibile di informazioni… potrebbe essere importantissimo per il nostro pianeta, in senso pratico, molto più importante di qualsiasi informazione di carattere puramente scientifico sulle stelle qui attorno. E poi…» Wu indicò l’oblò e parve quasi sorpreso. «Voglio dare un’occhiata più da vicino a quel mondo.

Ho la sensazione che sarà del tutto innocuo.»

«Ah, la sensazione?» fece Tessa, sardonica.

«Nessuno può impedirmi di avere delle intuizioni, Capitano.»

La voce rauca, Merry Blankowitz disse: «Anch’io ho le mie intuizioni, Capitano, e sono preoccupata».

Tessa guardò la giovane, con stupore improvviso. «Stai piangendo, Blankowitz?»

«No, non proprio, Capitano. Sono solo sconvolta.»

«Perché?»

«Ho usato l’RN.»

«Il rivelatore neuronico? Con quel mondo deserto? Perché?»

«Perché sono venuta fin qui per usarlo. Perché è questo il mio compito.»

«E i risultati sono negativi… Mi spiace, Blankowitz, ma se esploreremo altri sistemi stellari, avrai delle altre opportunità.»

«Ma è appunto questo il problema, Capitano. I risultati non sono negativi. Capto dell’intelligenza su quel mondo, ed è per questo che sono sconvolta. È un risultato assurdo… dev’esserci qualcosa che non va, e non so cosa sia.»

Jarlow disse: «Forse lo strumento non funziona. È talmente nuovo che non mi meraviglierei se fosse poco affidabile».

«Ma perché non funziona? Sta captando noi, qui a bordo, il rivelatore neuronico? O sta dando semplicemente un segnale positivo falso? L’ho controllato. La schermatura è a posto, e se fosse un falso segnale dovrebbe essere così anche altrove. Invece, nessuna risposta positiva dal gigante gassoso, o dalla Stella Vicina, o da qualsiasi punto dello spazio preso a caso… ma ogni volta che analizza il satellite, il rivelatore da una risposta positiva.»

«Vorresti dire che su questo mondo, dove non riusciamo a individuare nessun segno di vita, tu capti l’intelligenza?» fece Tessa.

«È un segnale molto debole. Si capta a stento.»

Crile Fisher intervenne. «Capitano, non dimentichiamo l’ipotesi di Jarlow. Può darsi che ci sia della vita negli oceani di questo mondo, e che noi non riusciamo a individuarla perché l’acqua è opaca… forme di vita intelligenti, magari. Ecco, forse è questo che Merry capta.»

«Fisher ha ragione» annuì Wu. «In fin dei conti, è difficile che una forma di vita marina, per quanto intelligente, abbia una tecnologia. Il fuoco e l’acqua si escludono reciprocamente. Mancando la tecnologia, mancano certe manifestazioni evidenti, ma può essere comunque una forma di vita intelligente. E di una specie non tecnologica, per quanto intelligente, non bisogna avere paura, soprattutto se non può lasciare il mare, e noi rimaniamo sulla terraferma. La situazione si fa ancor più interessante, ed è ancor più necessario indagare.»

La Blankowitz protestò seccata: «Se la smetteste di parlare a raffica, anch’io avrei qualcosa da dire. Vi sbagliate, tutti quanti. Se si trattasse di un’intelligenza marina, avrei un segnale positivo solo dagli oceani. Invece è così dappertutto, uniformemente, più o meno… terra e mare. Proprio non capisco!»

«Anche sulla terraferma?» fece Tessa incredula. «Allora dev’esserci qualcosa che non va.»