La campana suonò nel tardo pomeriggio, tre volte. L’Abate era nel santuario, in ginocchio, a contemplare quanto loro affidato. Si alzò in piedi e si diresse verso il corridoio, dove rimase ad aspettare.
«Padre?» La voce era quella di fratello Caliginoso.
«Chi è a guardia del ponte?» gli domandò l’Abate. Aveva un timbro sorprendentemente profondo e melodioso per un uomo di quell’età.
«Fratello Fosco» fu la risposta che gli arrivò dal buio.
L’Abate allungò una mano, afferrò il gomito del giovane e gli camminò accanto, lentamente, lungo i corridoi dell’abbazia.
Non c’era un terreno solido; non c’era un lago. Stavano sguazzando in una sorta di palude, immersi nella nebbia gialla.
«Questo» disse Richard «è disgustoso.» Gli filtrava attraverso le scarpe, invadendo le calze e facendo una conoscenza delle dita dei piedi più ravvicinata di quanto Richard avrebbe desiderato.
Di fronte a loro c’era un ponte che si elevava sulla palude, e una figura, vestita di nero, che aspettava all’inizio del ponte. Indossava l’abito nero dei frati Domenicani. La sua pelle aveva il colore del mogano antico. Era un uomo alto, che reggeva un bastone altrettanto alto.
«Restate dove siete!» gridò. «Ditemi il vostro nome e la vostra qualifica.»
«Sono Lady Porta» disse Porta. «Sono la figlia di Portico, della casata degli Arch.»
«Sono Hunter, la sua guardia del corpo.»
«Richard Mayhew» disse Richard. «Bagnato.»
«E vorreste passare?»
Richard fece un passo avanti. «Si, è proprio quello che vogliamo. Siamo qui per una chiave.»
Il monaco non disse nulla. Sollevò il bastone e con esso diede una spintarella al petto di Richard. I suoi piedi scivolarono incontrollabili, e atterrò nell’acqua fangosa (o, per essere un tantino più accurati, nel fango acquoso).
Il monaco attese qualche istante per vedere se Richard si sarebbe alzato pronto a combattere. Non lo fece.
Hunter invece si.
Richard si sollevò a fatica dal fango e rimase a osservare a bocca aperta il suo primo combattimento con aste di legno dalla punta ferrata.
Il monaco era bravo. Era più grosso di Hunter e, Richard sospettava, più forte. D’altra parte, Hunter era più veloce.
I randelli schioccavano e battevano nella bruma.
Il bastone del monaco entrò subito in contatto con il diaframma di Hunter, che barcollò nel fango. Lui le andò vicino — troppo vicino, tanto da accorgersi che era stata una finta quando il bastone di lei si abbatté, forte e preciso, dietro le sue ginocchia, e le gambe non lo ressero più.
«Basta!» gridò una voce dal ponte.
Hunter fece un passo indietro. Si mise accanto a Richard e Porta.
Il grosso monaco si alzò dal fango. Gli sanguinava il labbro. Fece un inchino profondo a Hunter, poi tornò a guardia del ponte.
«Chi sono, fratello Fosco?» gridò la voce.
«Lady Porta, figlia di Lord Portico, della casata degli Arch; Hunter, sua guardia del corpo, e Richard Mayhew Bagnato, loro compagno» rispose fratello Fosco nonostante le labbra ammaccate. «Mi ha battuto in un combattimento leale, fratello Caliginoso.»
«Lascia che vengano» disse la voce.
Hunter guidava il gruppetto sul ponte. Alla sommità li aspettava un altro monaco: fratello Caliginoso. Era più giovane e più minuto del primo monaco che avevano incontrato, ma vestiva nello stesso modo. La sua pelle era di un bruno ricco e intenso.
C’erano altre figure vestite di nero, al limite dell’invisibile, maggiormente immerse nella nebbia gialla. Altri Frati Neri, suppose Richard.
Il secondo monaco fissò i tre per un attimo, quindi disse:
«Giro la testa e potete andare dove volete.
La giro di nuovo e fino a marcire qui resterete.
Non ho faccia, ma se il mio comportamento è cattivo o buono
dipende dai miei denti irregolari — chi sono?»
Porta fece un passo avanti. Si inumidì le labbra e socchiuse gli occhi. «Giro la testa…» disse, dubbiosa, tra sé. «Denti irregolari… andare dove…» Poi sul suo volto si stampò un sorriso. Alzò gli occhi verso fratello Caliginoso e disse, «Una chiave. La risposta è, una chiave.»
«Risposta saggia» commentò fratello Caliginoso. «Il secondo passo è fatto. Ne resta ancora uno.»
Un uomo molto vecchio usci dalla nebbia gialla e si diresse verso di loro con circospezione, tenendosi stretto al parapetto di pietra del ponte con la mano nodosa. Giunto accanto a fratello Caliginoso, si fermò. Aveva gli occhi color bianco latte, spessi di cataratta. A Richard piacque a prima vista.
«Quanti sono?» chiese all’uomo più giovane con voce profonda e rassicurante.
«Tre, padre Abate.»
«E uno di loro ha sconfitto il primo custode?»
«Si, padre Abate.»
«E un altro ha risposto correttamente al secondo custode?»
«Si, padre Abate.»
«Allora ne resta uno per affrontare la Prova della Chiave. Fa’ che lui o lei avanzi.»
«Oh, no!» disse Porta.
«Lasciate che io prenda il suo posto. L’affronterò io la prova» intervenne Hunter.
Fratello Caliginoso scosse il capo. «Non possiamo permetterlo.»
Da bambino Richard era stato portato in gita scolastica a visitare un castello vicino a casa. Con tutta la classe aveva salito i numerosi scalini che portavano al punto più alto, una torre parzialmente in rovina. Si erano ammassati tutti insieme sulla cima, mentre l’insegnante mostrava loro la bellezza del paesaggio che si estendeva all’intorno.
Anche a quell’età Richard non era molto portato per l’altezza. Aveva afferrato il corrimano di sicurezza e strizzato gli occhi, cercando di non guardare.
L’insegnante aveva detto che il salto dalla cima della torre ai piedi della collina che dominava era di oltre novanta metri. E aveva aggiunto che una monetina lasciata cadere dalla cima della torre avrebbe avuto la forza di penetrare il cranio di una persona ai piedi della collina.
Quella notte Richard, sdraiato nel suo letto, aveva immaginato la monetina che cadeva con la potenza di una pallottola o di un fulmine. Sempre con l’aspetto di monetina, ma di una monetina cosi pericolosamente omicida, quando veniva lasciata cadere…
Una prova.
La monetina cadde per Richard. Era proprio una monetina di quel genere.
«Aspettate un secondo» disse. «Ricapitoliamo. Hmmm: prova. Qualcuno ha una prova che l’aspetta. Qualcuno che non ha avuto un piccolo scontro nel fango e non si è messo a giocare a ’Indovinala grillo!’…»
Stava farfugliando. Poteva sentire la sua voce farfugliare, ma proprio non gli importava.
«Questa vostra prova,» domandò all’Abate «quanto è provante? Cioè, si tratta di un tipo di prova come la prova di andare a trovare una vecchia parente con un gran brutto carattere o di una prova più simile alla prova di infilare la mano nell’acqua bollente per vedere in quanto tempo si stacca la pelle?»
«Da questa parte, adesso» disse l’Abate.
«Lui non vi serve» disse Porta. «Prendete una di noi.»
«In tre siete venuti e tre sono gli esami da superare. Ognuno di voi affronta un esame: è giusto cosi» rispose l’Abate. «Se passerà la prova, tornerà da voi.»
Una brezza leggera attenuò la nebbia. Come Richard aveva intuito, le figure scure erano altri Frati Neri. Ogni frate reggeva una balestra. E ogni balestra era puntata contro Richard, Hunter o Porta. Serrarono i ranghi e Richard si ritrovò separato da Hunter e da Porta.
«Cerchiamo una chiave…» cominciò Richard.
«Si» disse l’Abate.
«È per un angelo» spiegò Richard.
«Si» disse l’Abate. Tese una mano e trovò fratello Caliginoso pronto a dargli il braccio.