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Ridacchiò sotto i baffi.

«Cosa c’è di tanto divertente?» chiese Porta.

Lui sorrise. «Stavo pensando all’espressione che farà il Marchese quando gli diremo che abbiamo avuto la chiave dai frati senza il suo aiuto.»

«Sono sicura che saprà dire qualcosa di beffardo» commentò Porta. «E poi, si torna dall’angelo. Per la ’via lunga e pericolosa’. Qualunque essa sia.»

Richard stava per dire «Non ho dubbi che sarà davvero lunga e pericolosa» ma riusci a non farlo. Invece, ammirò i dipinti sui muri della grotta. Ruggini, ocre, terre di siena tratteggiavano il contorno di cinghiali che caricano e gazzelle che fuggono, pelosi mammut e bradipi giganti: immaginò che quei disegni dovessero essere vecchi di migliaia di anni, ma quando svoltarono un angolo si accorse che, nello stesso stile, c’erano camion, gatti domestici, automobili e — nettamente inferiori rispetto alle altre immagini, come fossero stati osservati di rado e da molto lontano — aeroplani.

Nessun dipinto era molto alto dal suolo, e si chiese se i pittori fossero una razza di pigmei di Neanderthal sotterranei. Era una possibilità come un’altra, in quello strano mondo.

«Allora, dov’è il prossimo mercato?» chiese.

«Non ne ho idea» rispose Porta. «Hunter?»

Hunter scivolò fuori dall’ombra. «Non lo so.»

Una sagoma di piccole dimensioni passò loro accanto, risalendo la via che avevano appena percorso. Alcuni istanti dopo, un’altra coppia di minuscoli esseri umani arrivò verso di loro in minaccioso inseguimento.

Mentre passavano, Hunter allungò una mano a gran velocità, afferrando un bambino per l’orecchio.

«Au!» disse, come dicono i bambini piccoli. «Lasciami! Mi ha rubato il pennello!»

«È vero» disse una vocina stridula un po’ più lontana. «È stata lei.»

«Non sono stata io» giunse da ancor più lontano, in fondo al corridoio, una voce addirittura più acuta e stridula.

Hunter indicò i dipinti sul muro della grotta. «Li hai fatti tu?» chiese.

Il bambino aveva tutta la smodata arroganza che si trova soltanto negli artisti più eccelsi e in tutti i ragazzini di nove anni. «Già!» rispose con ferocia. «Qualcuno.»

«Non male» disse Hunter.

Il bambino la fulminò con lo sguardo.

«Dov’è il prossimo Mercato Fluttuante?» chiese Porta.

«Belfast» rispose. «Stasera.»

«Grazie» disse Porta. «Spero che riavrai il tuo pennello. Lascialo andare, Hunter.»

Hunter lasciò l’orecchio del bambino.

Lui non si muoveva. La squadrava, in alto e in basso, poi fece una smorfia, per dimostrare di non essere per nulla colpito. «Tu sei Hunter?» chiese.

Lei gli sorrise, con modestia. Lui tirò su col naso. «Tu sei la migliore guardia del corpo del Mondo di Sotto?»

«Cosi mi dicono.»

Il ragazzino tirò indietro una mano per allungarla in avanti di nuovo, in un unico movimento fluido. Si fermò, perplesso, e apri la mano, esaminandosi il palmo. Poi alzò lo sguardo verso Hunter, sempre più confuso.

Hunter apri la mano a sua volta e mostrò un piccolo coltello a serramanico dalla lama cattiva. Lo tenne in alto, fuori dalla portata del bambino.

Lui arricciò il naso. «Come hai fatto a farlo?»

«Fila via» disse Hunter.

Richiuse il coltello e lo lanciò al ragazzino, che decollò verso il corridoio senza voltarsi, all’inseguimento del suo pennello.

Il corpo del Marchese de Carabas veniva trascinato verso est dalla corrente, attraverso le profonde fognature, a faccia in giù.

Le fogne di Londra avevano iniziato la propria esistenza come fiumi e torrenti, che scorrevano da nord a sud per riversarsi nel Tamigi. Questo sistema aveva più o meno funzionato per molti anni finché, nel 1858, la quantità di effluenti prodotti dagli abitanti e dalle industrie di Londra, combinata a un’estate piuttosto calda, causò un fenomeno a quei tempi noto come la Grande Puzza. Chi poteva andarsene da Londra, se ne andava; quelli che erano rimasti si avvolgevano intorno al viso pezzi di stoffa immersi nell’acido fenico e cercavano di non respirare con il naso.

Il Parlamento fu costretto a sospendere le sedute molto presto nel 1858, e l’anno successivo ordinò che venisse istituito un programma di costruzione delle fognature. Le migliaia di chilometri di fogne vennero create con una lieve pendenza da ovest verso est e, da qualche parte sotto a Greenwich, vennero fatte entrare a forza nell’estuario del Tamigi, in modo che le acque di scolo si liberassero nel mare.

Era questo il viaggio intrapreso dal corpo del defunto Marchese de Carabas, da ovest a est, verso l’aurora e i depuratori.

Dei ratti su un’alta sporgenza di mattoni, impegnati a fare quello che fanno i ratti quando non ci sono esseri umani a osservarli, videro passare il corpo.

Il più grande, un grosso maschio nero, squittì.

Una femmina marrone di dimensioni meno imponenti gli rispose squittendo, quindi balzò giù dal muretto per atterrare sulla schiena del Marchese, dove restò a farsi trasportare per un po’, annusando i capelli e il soprabito, assaggiando il sangue e poi, con un certo rischio, sporgendosi per esaminare quanto era visibile del volto.

Si tuffò dalla testa del Marchese nell’acqua lurida e nuotò abilmente fino alla riva, dove risali a fatica lungo la scivolosa costruzione di mattoni.

Percorse velocemente una trave e tornò a raggiungere i suoi compagni.

«Belfast?» domandò Richard.

Porta sorrise in modo sbarazzino, e quando insistette non disse altro che «Vedrai.»

Cambiò tattica. «Come fai a sapere che quel bambino ha detto la verità riguardo al mercato?» chiese.

«È una cosa su cui nessuno di noi quaggiù mente mai. Io… non credo che potremmo mentire su quello.» Fece una pausa. «Il mercato è speciale.»

«E come faceva quel bambino a sapere dove si tiene?»

«Qualcuno gliel’ha detto» rispose Hunter.

Richard ci rimuginò sopra per un attimo. «E quello come faceva a saperlo?»

«Gliel’ha detto qualcun altro» spiegò Porta.

«Ma…» Per prima cosa si chiedeva chi fosse a stabilire il luogo, e come facevano a spargere la notizia…

Dal buio, una calda voce femminile domandò, «Pss. Avete idea di dove sia il prossimo mercato?»

Usci alla luce. Portava gioielli d’argento, i capelli neri acconciati alla perfezione. Era molto pallida e il suo lungo abito di velluto era nero ebano.

Richard la riconobbe immediatamente, sapeva di averla già vista anche se gli ci volle qualche istante per ricordare dove: il primo Mercato Fluttuante, ecco dove: da Harrods. Gli aveva sorriso.

«Stasera» disse Hunter. «Belfast.»

«Grazie» disse la donna. Aveva degli occhi davvero incredibili, pensò Richard. Del colore della digitale.

«Ci vediamo là» disse, e mentre lo diceva guardava Richard. Poi distolse timidamente lo sguardo.

Rientrò nell’ombra e scomparve.

«Chi era?» chiese Richard.

«E una Velluto, si fanno chiamare cosi» rispose Porta. «Durante il giorno dormono qua sotto, e la notte salgono nel Mondo di Sopra.»

«Sono pericolose?»

«Tutti sono pericolosi» disse Hunter.

«Sentite,» disse Richard «per tornare al mercato. Chi decide dove farlo svolgere e quando? E come fanno le prime persone a saperlo?»

Hunter si strinse nelle spalle.

«Porta?»

«Non ci avevo mai pensato.»

Svoltarono un angolo.

Porta sollevò la lampada. «Proprio niente male» commentò.

«E veloce, anche» aggiunse Hunter. Con la punta delle dita sfiorò il dipinto sul muro di roccia. La pittura era ancora fresca.

Si trattava di un ritratto di Hunter, Porta e Richard. E non era affatto lusinghiero.