Oltre un secolo prima era stato concordato che il Popolo delle Fogne aveva il diritto di montare un chiosco solo durante i mercati all’aria aperta.
Dunnikin e i suoi rovesciarono il loro bottino su un telo di gomma sotto una gigantesca arma da fuoco, creando un gran mucchio. Nessuno si dirigeva subito al banco del Popolo delle Fogne, ma verso la fine del mercato arrivavano i cercatori di buone occasioni, i curiosi e quei pochi fortunati individui benedetti dalla mancanza del senso dell’olfatto.
Richard, Hunter e Porta si fecero strada in mezzo alla folla sul ponte della nave.
Richard si accorse di non sentire più la necessità di fermarsi a fissare il prossimo. La gente non era meno strana che al precedente Mercato Fluttuante, ma, pensava, con ogni probabilità lui era strano allo stesso modo.
Si guardò intorno, esaminando con attenzione i volti tra la folla, alla ricerca del sorriso ironico del Marchese.
«Non lo vedo» disse.
Si stavano avvicinando al banco del fabbro. Un uomo, che se non fosse stato per l’ispida barba marrone sarebbe stato scambiato per una piccola montagna, stava gettando un rosso pezzo di metallo arroventato su un’incudine. Richard non aveva mai visto una vera incudine. Poteva sentire il calore del metallo rovente a qualche metro di distanza.
«Continua a cercare. De Carabas salterà fuori» disse Porta, guardandosi alle spalle. «Lui è come il prezzemolo.» Meditò un istante. «Cos’è il prezzemolo?»
Poi, prima che Richard potesse risponderle, strillò, «Fabbroferraio!»
La montagna barbuta alzò gli occhi, smise di colpire il metallo incandescente e ruggì, «Per Temple e Arch! Lady Porta!» Poi la sollevò, come se pesasse quanto un topolino.
«Salve, Fabbroferraio» disse Porta. «Speravo fossi qui.»
«Non perdo mai un mercato, signora» tuonò allegramente. Poi si confidò, quasi fosse un segreto esplosivo, «Vedi, è qui che si fanno gli affari. Ora,» disse ricordandosi del blocco di metallo che si stava raffreddando sull’incudine, «aspetta soltanto un momento.» Abbassò Porta a livello degli occhi, in cima ai suoi stivali, a due metri di distanza dal ponte della nave.
Picchiava il pezzo di metallo con il martello, e contemporaneamente lo torceva utilizzando attrezzi che a ragione Richard pensò fossero tenaglie. Sotto i colpi di martello la materia mutava, trasformandosi da massa informe a splendida rosa nera. Era un lavoro di una delicatezza stupefacente, ogni petalo perfetto e separato.
Fabbroferraio tuffò la rosa in un secchio di acqua fredda posto accanto all’incudine. Sfrigolò e fumò. Poi la estrasse e la porse a un uomo grasso in corazza a maglia che attendeva pazientemente in un angolo; il ciccione si disse soddisfatto e in cambio diede a Fabbroferraio un sacchetto di plastica verde di Mark Spencer pieno di formaggi di vario tipo.
«Fabbroferraio?» disse Porta, appollaiata sul suo posatoio. «Questi sono miei amici.»
Fabbroferraio avvilupò la mano di Richard con una di parecchie misure più grande. La sua stretta era entusiasta ma molto delicata, come se in passato, dando la mano, avesse avuto parecchi incidenti e avesse quindi fatto pratica fino a trovare la giusta pressione. «Incantato» rombò.
«Richard» disse Richard.
Fabbroferraio sembrava lietissimo. «Richard! Che bel nome! Avevo un cavallo che si chiamava Richard.» Liberò la mano di Richard, si rivolse a Hunter e disse, «E tu sei… Hunter? Hunter! Come è vero che vivo, respiro e defeco! Sei proprio tu!»
Fabbroferraio arrossi come uno scolaretto. Si sputò sulla mano e tentò, maldestramente, di impomatarsi i capelli all’indietro. Poi allungò la mano, si ricordò di averci appena sputato sopra, e la pulì sul grembiulone di pelle, spostando il peso da un piede all’altro.
«Fabbroferraio» disse Hunter con un perfetto sorriso al caramello.
«Fabbroferraio?» chiese Porta. «Potresti mettermi giù?»
Pareva imbarazzato. «Chiedo scusa, signora» disse, e la rimise a terra. A Richard venne il sospetto che Fabbroferraio avesse conosciuto Porta quando era bambina, e si scopri incredibilmente geloso dell’ornone.
«Ora,» stava dicendo Fabbroferraio a Porta «cosa posso fare per te?»
«Un paio di cose» rispose. «Prima di tutto, però…» si voltò verso Richard. «Richard? Ho un incarico per te.»
Hunter inarcò un sopracciglio. «Per lui?»
Porta annui. «Per entrambi. Potreste andare a cercare del cibo, per favore?»
Richard si sentiva stranamente orgoglioso. Aveva dimostrato il proprio valore nella Prova. Era Uno di Loro. Sarebbe Andato, e avrebbe Portato del Cibo. Gonfiò il petto.
«Sono la tua guardia del corpo. Rimango al tuo fianco» disse Hunter.
Porta sorrise. Gli occhi dallo strano colore lampeggiarono. «Al mercato? Non c’è problema, Hunter. L’Armistizio del Mercato vincola tutti. Nessuno mi toccherà mentre sono qui. E Richard ha più bisogno di me di protezione.»
Richard sgonfiò il petto, ma non lo stava guardando nessuno.
«E se qualcuno violasse l’Armistizio?» chiese Hunter.
Fabbroferraio rabbrividì, nonostante il calore. «Violare l’Armistizio del Mercato? Brrr.»
«Non succederà. Andate. Tutti e due. Curry, per favore. E portatemi anche dei poppadoms, per piacere. Quelli speziati.»
Hunter si passò la mano tra i capelli. Poi si girò e si incamminò tra la folla, e Richard andò con lei.
«Cosa accadrebbe se qualcuno violasse l’Armistizio del Mercato?» chiese Richard mentre procedevano in mezzo alla gente.
Ci pensò sopra un istante. «L’ultima volta che è capitato è stato circa trecento anni fa. Una coppia di amici ha cominciato a discutere per una donna, al mercato. È spuntato un coltello e uno dei due è morto. L’altro è fuggito.»
«E cosa gli è successo? È stato ucciso?»
Hunter scosse il capo. «Proprio il contrario. Continua a desiderare di essere stato lui a morire.»
«È ancora vivo?»
Hunter increspò le labbra. «Più o meno» disse, dopo un po’. «È più o meno vivo.»
«Puah!» Richard pensò di essere sul punto di sentirsi male. «Cos’è questa… questa puzza?»
«Il Popolo delle Fogne.»
Richard girò la testa e decise di non respirare con il naso finché non fossero stati ben lontani dalla bancarella del Popolo delle Fogne.
«Ancora nessun segno del Marchese?» domandò.
Hunter scosse il capo. Se avesse allungato la mano, avrebbe potuto toccarlo.
Salirono una passerella di legno che portava ai banchi del cibo, e a profumi decisamente più invitanti.
Old Bailey non ebbe molte difficoltà a trovare il Popolo delle Fogne, gli bastò seguire il suo naso.
Imbastì anche una piccola rappresentazione, esaminando ostentatamente il cocker spaniel morto, la gamba artificiale e il telefonino umido e sporco in modo disgustoso, e scuotendo tristemente il capo davanti a ognuno di essi.
Poi si preoccupò di notare il corpo del Marchese. Si grattò il naso, inforcò gli occhiali e lo scrutò con estrema attenzione. Quindi chiamò Dunnikin con un cenno e gli indicò il cadavere.
Dunnikin spalancò le braccia, sorrise beato e alzò gli occhi verso il cielo, per comunicare che l’ingresso dei resti del Marchese nella loro vita era stato causa di grande felicità. Poi si portò una mano alla fronte, l’abbassò e si mostrò affranto, per far comprendere quale tragedia sarebbe stata la perdita di un cadavere tanto straordinario.
Old Bailey si mise una mano in tasca, da cui emerse un deodorante in stick mezzo consumato. Lo porse a Dunnikin, che lo guardò socchiudendo gli occhi, lo leccò e lo restituì. Old Bailey lo rimise in tasca. Diede un’altra occhiata ai cadavere del Marchese de Carabas, poco vestito, i piedi nudi, ancora umido per il viaggio attraverso le fogne. Il corpo era cinereo, dissanguato da molti tagli, grandi e piccoli, e la pelle era rugosa e avvizzita come una prugna secca a causa del tempo trascorso in acqua.