Fu rotto da un colpo di tosse; una tosse orribile e bagnata.
A ciò segui il rumore di qualcuno che si gira in modo goffo, poi quello di qualcuno che dà terribilmente e oscenamente di stomaco.
Il Marchese de Carabas vomitava acqua di fogna su una parete delle mura di Londra, macchiando le pietre grige di schifezza marrone. Ci volle parecchio tempo per liberare il suo corpo dall’acqua.
Quindi disse, con una voce che era poco più di uno stridulo sussurro, «Credo mi abbiano tagliato la gola. Hai niente con cui bendarla?»
Old Bailey si frugò nelle tasche e tirò fuori un sudicio pezzo di stoffa. Lo diede al Marchese, che se lo avvolse intorno alla gola, girandolo diverse volte per poi legarlo stretto. Old Bailey si trovò a ricordare, in modo incongruo, gli avvolgenti colli alti alla Beau Brummel dei dandy della Reggenza.
«Niente da bere?» gracchiò il Marchese.
Old Bailey fece apparire la fiaschetta, svitò il tappo e gliela passò, e lui ne tracannò una sorsata, poi trasalì per il dolore e tossì debolmente.
Il ratto nero, che aveva osservato il tutto con interesse, cominciò a scendere dal frammento di muro. L’avrebbe riferito ai Dorati: ogni favore era stato contraccambiato, ogni debito ripagato.
Il Marchese restituì la fiaschetta a Old Bailey, che la rimise via. «Come ti senti?» chiese.
«Mi sono sentito meglio.»
Il Marchese si mise a sedere, tremando. Gli colava il naso, e gli occhi sbattevano in continuazione. Fissava il mondo come se lo vedesse per la prima volta.
«Perché sei dovuto andare a farti ammazzare, ecco, è questo che vorrei sapere» chiese Old Bailey.
«Informazioni» bisbigliò il Marchese. «La gente ti racconta molto di più sapendo che dopo poco sarai morto. E continua a parlare in tua presenza, quando lo sei.»
«Allora hai scoperto quello che volevi sapere?»
Il Marchese si tastò le ferite sulle braccia e sulle gambe. «Oh, si. Quasi tutto. Adesso ho ben più che una vaga idea riguardo a ciò di cui veramente si tratta.» Quindi chiuse di nuovo gli occhi e si avvolse le braccia intorno al corpo, oscillando, lentamente, avanti e indietro.
«Allora, com’è?» domandò Old Bailey. «Essere morto…»
Il Marchese sospirò. Poi sorrise, debolmente, e con un lampo del suo vecchio io replicò, «Vivi abbastanza a lungo, Old Bailey, e lo scoprirai da solo!»
Old Bailey pareva deluso. «Bastardo. Dopo tutto quello che ho fatto per farti tornare da quella spaventosa meta da cui non c’è ritorno. Be’, da cui di solito non c’è ritorno.»
Il Marchese de Carabas alzò lo sguardo verso di lui. Alla luce della luna, i suoi occhi erano bianchi. E sussurrò, «Com’è essere morto? È molto freddo, amico mio. Molto buio e molto freddo.»
Porta teneva in mano una catena. Vi era appesa la chiave, rossa e arancione alla luce del braciere di Fabbroferraio. Sorrise.
«Ottimo lavoro, Fabbroferraio.»
«Grazie, signora.»
Si mise la catena al collo e nascose la chiave sotto i molti strati di abiti. «Cosa vorresti in cambio?»
Il fabbro pareva in imbarazzo. «Non voglio certo approfittare della tua natura cortese…» bofonchiò.
Porta fece la faccia che significa «coraggio, continua.» Lui si chinò e da sotto una pila di attrezzi trasse una scatola nera. Era fatta di legno, con intarsi di vetro e rame, e aveva le dimensioni di un buon dizionario. La girò e rigirò tra le mani. «È una scatola-rompicapo» spiegò. «L’ho avuta in cambio di alcuni lavoretti che ho eseguito una manciata di anni fa. Non riesco ad aprirla, anche se ci ho provato tantissime volte.»
«Passamela.»
Porta prese la scatola e fece scorrere le dita sulla superficie. «Non mi sorprende che tu non sia riuscito ad aprirla. Il meccanismo è inceppato. Si è fuso, bloccandosi.»
Fabbroferraio sembrava triste. «Allora non scoprirò mai cosa c’è dentro.»
Porta assunse un’espressione divertita. Con le dita esplorò la superficie della scatola. Da un lato usci una bacchetta, che lei spinse di nuovo in dentro per metà, poi girò. Dall’interno si udi un clunk e sul lato si apri uno sportellino.
«Ecco» disse Porta.
«Mia signora» disse Fabbroferraio. Le prese la scatola e spalancò lo sportellino. All’interno c’era un cassetto, e lo apri.
Il piccolo rospo nel cassetto gracidò e si guardò intorno senza alcuna curiosità. Fabbroferraio fece la faccia lunga. «Speravo ci fossero perle e diamanti» disse.
Porta allungò la mano e accarezzò la testa del rospo.
«Ha dei begli occhi» disse. «Tienilo, Fabbroferraio. Ti porterà fortuna. E grazie ancora. So di poter contare sulla tua discrezione.»
«Puoi contare su di me, signora» disse in tutta sincerità Fabbroferraio.
Sedevano insieme in cima alle mura di Londra, senza parlare. Lentamente Old Bailey fece scendere le ruote della carrozzina sul terreno sottostante.
«Dov’è il mercato?» domandò il Marchese.
Old Bailey indicò la nave da guerra. «Là.»
«Porta e gli altri. Mi staranno aspettando.»
«Non sei in condizione di andare da nessuna parte.»
Il Marchese tossì con uno spasmo. Old Bailey aveva l’impressione che avesse i polmoni ancora pieni di fogna.
«Ho fatto un lungo viaggio, oggi» sussurrò. «Proseguire ancora un po’ non mi farà male.» Si esaminò le mani, piegò le dita, piano piano, come per controllare se avrebbero fatto ciò che desiderava, oppure no. Poi ruotò il corpo da una parte e dall’altra e con movimenti impacciati cominciò a scendere dal muro. Prima di farlo, però, con voce rauca e forse velata di tristezza, aveva detto, «Sembra proprio, Old Bailey, che ti debba un favore.»
Quando Richard ritornò con le pietanze al curry, Porta gli corse incontro e gli mise le braccia al collo. Lo abbracciò forte, gli diede persino una pacca sul sedere, prima di strappargli la busta di carta con il cibo e aprirla con grande entusiasmo.
Prese un contenitore con le verdure e iniziò a mangiare tutta contenta. «Grazie» disse, con la bocca piena. «Ancora nessun segno del Marchese?»
«Nessuno» rispose Hunter.
«Croup e Vandemar?»
«No.»
«Che delizia il curry! Questo è davvero buono.»
«Hai avuto la catena?» chiese Richard.
Porta allontanò la catena dal collo quel tanto che bastava per far vedere che c’era, poi la lasciò ricadere, trascinata dal peso della chiave.
«Porta,» disse Richard «questa è Lamia. È una guida. Dice che può portarci ovunque nel Mondo di Sotto.»
«Ovunque?» Porta stava sgranocchiando un poppadom.
«Ovunque» rispose Lamia.
Porta piegò la testa da un lato. «Sai dov’è l’Angelo Islington?»
Lamia sbatté le palpebre, le lunghe ciglia a svelare e coprire gli occhi color digitale. «Islington?» disse. «Non ci potete andare…»
«Lo sai?»
«Down Street» rispose Lamia. «In fondo a Down Street. Ma non è sicuro.»
Hunter osservava la conversazione a braccia incrociate, per nulla impressionata. Poi disse, «Non ci serve una guida.»
«Be’,» disse Richard «io penso di si. Il Marchese non è nei paraggi. Sappiamo che sarà un viaggio pericoloso. Dobbiamo portare la… la cosa che ho preso… all’Angelo. Cosi lui racconterà a Porta della sua famiglia e dirà a me come tornare a casa.»
Lamia alzò lo sguardo su Hunter con aria deliziata. «E a te darà un po’ di cervello» disse «e a me un cuore.»
Porta ripulì anche l’ultima briciola di curry dal contenitore usando le dita, poi se le leccò. «Staremo benissimo noi tre, Richard. Non ci possiamo permettere una guida.»
Lamia si risenti. «Sarà lui a pagarmi, non tu.»
«E che tipo di pagamento pretende una come te?» chiese Hunter.