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Quel che colpisce è il risultato finale di questa combinazione di elementi già noti, dettagli originali e suggestioni perse da Tolkien, Dickens, Stevenson e Carroll, dal mondo dei fumetti, dall'immaginario collettivo. Perfino la vicenda di Richard, che lascia una vita normale per essere catapultato in un'altra realtà, è stata sfruttata ampiamente nel cinema e nella letteratura. Eppure il libro scorre rapidamente come un bel film, anzi riesce perfino a ricreare magia, tensione e atmosfere di quelle stesse opere che evidentemente sono alla base della creatività di Gaiman. Cosi, leggendo Nessun dove, sembra di tornare indietro nel tempo fino a ritrovare la passione fanciullesca per i mondi nascosti, per i personaggi misteriosi e per gli eroi. E dato che il pubblico al quale Gaiman si rivolge non è fatto di ragazzini, i dettagli nel suo romanzo svolgono un ruolo fondamentale, perché servono a ridare vita a una favola che in fondo abbiamo già ascoltato, anni addietro. Immaginare un mondo come Londra Sotto o una metropoli del futuro come la Los Angeles di Biade Runner, vuol dire creare un'infinità di dettagli credibili e allo stesso tempo evocativi. Cosa sarebbe stato di Blade Runner senza la pioggia, senza mercati orientaleggianti iperaffollati, senza palazzi stile Frank Lloyd Wright? Londra Sotto è popolata di personaggi altrettanto particolari, di atmosfere altrettanto dense e luoghi altrettanto affascinanti, a partire dalle stazioni della metropolitana che si trasformano secondo il significato letterale dei loro nomi.

Al di là degli scenari ottocenteschi comuni a Sandman come a Nessun dove, la similitudine maggiore fra il Gaiman scrittore di romanzi e il Gaiman sceneggiatore è questa capacità di riportare in vita le emozioni del passato. Emozioni provate davanti alle avventure di Frodo e dei suoi compagni, e impossibili da resuscitare riprendendo in mano Il Signore degli Anelli, dato che i romanzi di Tolkien, come l'opera di Hermann Hesse, del resto, rientrano in quella speciale categoria di libri che sembrano invecchiare precocemente all'occhio dei lettori, libri che piacciono in un'età ben precisa e che in un dato momento della nostra vita, e solo in quello, brillano di luce intensa.

Per funzionare, Nessun dove non ha bisogno di uno stile ricercato. Leggendo il romanzo la scrittura sembra scomparire, permettendo al lettore di immergersi completamente nella storia senza filtri né mediazioni. Ed è un peccato che le pagine via via si assottiglino fino a terminare. In questo, Nessun dove assomiglia a La notte del drive-in, il libro più bello di Lansdale. Una vicenda assurda dove centinaia di persone rimangono intrappolate in un drive-in per giorni e giorni, fino a impazzire. Un altro mondo parallelo in cui, grazie a una capacità immaginativa capace di grandi dettagli e suggestioni, il lettore viene coinvolto dalla prima all'ultima pagina, come succede ai bambini quando gli si racconta una bella favola. E lo stesso accade leggendo Nessun dove, che a differenza de La notte del drive-in è una favola in tutto e per tutto. Una favola per adulti, in parte fantasy e in parte solo maledettamente strana, come avrebbe detto Lansdale.

Jaime D'Alessandro