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— Già — accondiscese Speyer prosaicamente. — La velocità della luce. L’avevo immaginato… sempre che tu stia dicendo la verità.

L’essere rabbrividì.

— Cos’altro possiamo fare se non dire la verità e sperare nella vostra comprensione e nel vostro aiuto? Non sono neppure concepibili la vendetta e la violenza a distanze tanto immense. Noi operiamo sulla mente e sul cuore e siamo ancora in tempo. Gli elementi più importanti si possono ancora nascondere… oh, ascoltate, per amore delle generazioni future!

Speyer si voltò verso Mackenzie.

— Tutto bene? — domandò. — Qui ce ne sono molti, una ventina circa, e sono vivi. Questo è il loro capo. A quanto sembra sono gli unici su tutta la Terra.

— Era facile capire che non erano in tanti — rispose il colonnello, cinereo. — Quando tu e io ne abbiamo parlato e cercavamo di interpretare gli indizi a nostra disposizione. Se non fossero stati in pochi, sarebbero venuti allo scoperto.

— Ascoltatemi, vi prego — supplicò l’essere. — Siamo venuti guidati dall’amore. Volevamo solo orientarvi verso la pace e la piena realizzazione… È vero, ce ne saremmo avvantaggiati: avremmo acquisito un’altra razza con cui comunicare fraternamente. Ma non siete gli unici dell’universo, perciò lo facevamo soprattutto per voi, per alleggerirvi le sofferenze future.

— L’idea di programmare la storia non è vostra. L’abbiamo creata noi qui sulla Terra — grugnì Speyer. — L’ultima volta che abbiamo cercato di metterla in pratica siamo arrivati alle Bombe Infernali. Grazie, ma non ci interessa!

— Ma la Grande Scienza programma le cose con una certezza assoluta…

— Aveva previsto anche questo? — chiese Speyer mostrando con la mano la stanza annerita dal fumo.

— Vi possono essere delle fluttuazioni. Siamo troppo pochi per tenere d’occhio tanti selvaggi in ogni minimo particolare. Ma non è la vostra massima aspirazione quella di far finire per sempre la guerra? Ecco cosa vi offriamo in cambio del vostro aiuto.

— Eppure voi stessi avete scatenato una guerra terribile — commentò Speyer.

L’essere intrecciò le dita.

— È stato uno sbaglio, ma il piano non cambia, perché è l’unico modo per portarvi verso la pace. Io che ho girato vari soli mi prostrerò ai vostri piedi e vi scongiurerò…

— Fermo! — scattò Speyer. — Se vi foste presentati onestamente avremmo anche potuto darvi ascolto. Molti di noi lo avrebbero fatto. Ma avete cercato di fare il bene agendo con l’astuzia. Voi avevate deciso per il nostro meglio senza neppure interpellarci. Non ho mai visto una maggiore prepotenza!

L’essere sollevò il capo.

— Dite sempre tutta la verità ai vostri figli?

— Tutta quella che possono comprendere.

— La vostra cultura è tanto infantile, ancora, che non è in grado di ascoltare questa verità.

— Ma che diritto avete di giudicarci infantili?

— E tu come fai a sapere di essere cresciuto?

— Cercando di svolgere compiti da grandi e scoprendo che ne sono in grado. Certo, commettiamo degli sbagli incredibili. Ma sbagliando impariamo. Voi invece non ammettete l’idea di aver ancora qualcosa da imparare, voi e la vostra maledetta scienza psicologica di cui andate tanto fieri, che vuole inquadrare ogni mente a suo modo.

“Volevate creare una Stato centralizzato, vero? Non vi siete chiesti se non fosse meglio il feudalesimo per noi? Un posto completamente nostro del quale far parte, una comunità ricca di tradizioni e di onori, con la possibilità per ciascuno di prendere le decisioni più importanti, un baluardo della libertà contro il sempre più forte potere centralizzato… mille diversi modi di vita. Noi uomini abbiamo sempre creato delle super-nazioni, ma le abbiamo sempre eliminate. Forse è l’idea a essere sbagliata, e magari adesso riusciremo a fare qualcosa di meglio… un mondo di piccoli Stati, troppo piccoli per creare grossi problemi ma abbastanza forti da mantenere una propria identità e non badare alle gelosie e alle ripicche, in grado di risolvere a loro modo i propri guai.”

— Non ce la farete mai — replicò l’essere. — Sarete sempre in lotta gli uni con gli altri.

— Questo lo dite voi, non io. Ma a prescindere da chi abbia ragione e chi no, l’universo è troppo esteso per delle previsioni e sulla Terra sceglieremo liberamente il nostro futuro. Piuttosto morto che addomesticato!

“Non appena il giudice Brodsky avrà ripreso il suo posto la gente saprà la verità su di voi. Oggi toccherà al reggimento, domani alla città e faremo in modo che non sia possibile nasconderla una seconda volta. Quando giungerà la vostra astronave, la accoglieremo a modo nostro.”

L’essere si coprì il volto con la veste. Speyer si voltò verso Mackenzie con il viso bagnato di sudore.

— Vuoi aggiungere qualcosa, Jimbo?

— No — mormorò Mackenzie. — Non mi viene in mente niente. Stabiliremo qui il nostro comando, anche se non credo che combatteremo ancora. Pare che laggiù sia tutto finito.

— Certo — sospirò Speyer. — I nostri avversari si arrenderanno subito: non hanno più motivo per andare avanti.

C’era una casa con il patio completamente ricoperto di rose. Fuori, sulla strada, la vita non era ripresa e tutto era silenzio nel tramonto ambrato. Una cameriera fece entrare Mackenzie dalla porta sul retro e si allontanò. Il colonnello si diresse verso Laura che se ne stava seduta su una panchina sotto un salice. Lo vide avvicinarsi ma non si alzò. Aveva una mano appoggiata su una culla.

Mackenzie si fermò, non sapeva cosa dire. Come si era fatta magra!

Con voce appena percettibile Laura disse: — Tom è morto.

— Oh, no. — Davanti ai suoi occhi si creò il buio. Poi, subito, si dissolse.

— Me l’hanno detto l’altro ieri alcuni dei suoi soldati che sono tornati. È stato ucciso al San Bruno.

Mackenzie non osava avvicinarsi alla figlia, ma le gambe non lo sostenevano. Si lasciò andare sul pavimento di pietra e notò alcuni disegni disposti stranamente. Non c’era altro da vedere.

La voce di Laura si librò sopra di lui, incolore.

— Era necessario? Non solo per Tom, ma per tutti quelli che sono morti… per una controversia politica!

— Era molto di più che una controversia politica, in realtà.

— Sì, l’hanno detto alla radio, ma non mi sembra che ne valesse lo stesso la pena. Mi sono sforzata di capire ma non ce l’ho fatta.

Mackenzie non era più in grado di difendersi.

— Forse hai ragione tu, passerotto, non lo so.

— Non è per me che sono triste — spiegò. — Io ho Jimmy. È Tom che è stato privato di troppe cose.

Improvvisamente Mackenzie si rese conto di suo nipote. Avrebbe dovuto prenderlo in braccio e pensare al futuro, ma si sentiva vuoto…

— Tom voleva dargli il tuo nome.

Anche tu lo volevi, Laura?, si domandò Mackenzie. Chiese: — E adesso, che cosa farai?

— Qualcosa troverò.

Si sforzò di guardarla. La luce rossa del tramonto illuminava le foglie del salice e il suo viso, rivolto verso il bambino che Mackenzie non riusciva a vedere.

— Vieni con me a Nakamura — le disse.

— No. Qualsiasi altro luogo andrà bene.

— Ma ti sono sempre piaciute le montagne — insisté. — Noi…

— No. — Laura lo guardò dritto negli occhi. — Non è per te, papà. Non voglio che Jimmy diventi un soldato. Certamente gli Espisti esisteranno ancora, rinnovati ma con gli stessi scopi. E mio figlio dovrà credere in qualcosa di differente da quello che gli ha ucciso il padre e dovrà darsi da fare per concretizzarlo. Non la pensi così anche tu?

Mackenzie si rimise in piedi a fatica.