«No. È che in realtà finora non ho mai combattuto. Sul serio, intendo» rispose Nihal.
«Poco male. Vorrà dire che avrai dalla tua l’agilità.»
Nihal annuì con aria sicura, ma aveva un nodo alla gola che non andava né su né giù e la mente ingombra di pensieri.
«In guardia» intimò Fen.
E Nihal non seppe più che fare.
Cercò di calmarsi e di ripassare tutto quel che aveva imparato sull’arte delle armi nella sua breve vita, quindi si dispose all’attacco.
L’assalto di Fen fu travolgente e inatteso: combatteva di forza, mirando scopertamente a stancare e confondere l’avversario. Ebbe gioco facile: Nihal era terrorizzata, confusa e poco concentrata. Come se non bastasse, non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Fen. Le sembrava che il mondo finisse e iniziasse in quell’uomo, che con movimenti precisi avanzava verso di lei con la spada in pugno.
Nihal iniziò a retrocedere da subito. Non riuscì a organizzare nemmeno un mezzo assalto: dopo un paio di battute la spada le volò via di mano e lei cadde rovinosamente a terra.
Fen la guardò stupito. «Be’? Vuoi combattere o cosa? Non mi dirai che è tutto ciò che sai fare!»
Nihal sentì che stava per mettersi a piangere.
«Soana mi ha detto che sei brava. Non avere paura. Fammi vedere di cosa sei capace.»
Non pensare a niente. Combatti. Combatti e basta! Nihal si alzò, decisa a fare sul serio. Chiuse gli occhi. Svuotò la mente. Chi ti sta davanti, Nihal? Un nemico. Nient’altro che un nemico. È bello, certo, e forse te ne stai innamorando. Ma questo non ha nulla a che fare con il combattimento. Del resto, vuoi far colpo su di lui? E allora dimostragli quanto sei brava con la spada. Perché sei brava, lo sai. Tu sei brava. Devi solo farglielo vedere.
Nihal restò a occhi chiusi finché non sentì il colpo di Fen che calava su di lei. Solo allora fu pronta per iniziare davvero. Lo schivò all’ultimo momento con uno spostamento laterale e iniziò a prendere confidenza con lo spazio in cui si muoveva. Non parava, non assaltava. Si limitava a schivare con precisione ogni colpo di Fen.
Chiuse di nuovo gli occhi e ascoltò il ritmo dei passi del suo avversario. Ne indovinò la cadenza, capì quali erano i suoi movimenti abituali. Poi iniziò ad attaccare.
Il punto debole di Fen era la prevedibilità: aveva una tecnica impeccabile ma proprio per questo scontata. In breve tempo Nihal fu in grado di anticiparne le mosse. Allora iniziò a muoversi con velocità. Parò ogni singolo colpo. Prese ad attaccare con ampi fendenti dall’alto, costringendo Fen a indietreggiare. Poi fece un paio di finte e si portò molto vicino all’avversario, costringendolo a levare in alto la spada. Era quello che lei aspettava: si piegò sulle ginocchia e si accinse a colpire dal basso. Ma il cavaliere non era tanto sprovveduto. Nihal non aveva notato che da un po’ teneva la spada con una mano sola. Fen aveva una mano libera e con quella, in un lampo, le afferrò il braccio torcendole il polso: era disarmata.
Rimasero in quella posizione per qualche istante, immobili e ansimanti. Tutto a un tratto Nihal fu consapevole di essere a un soffio dalle labbra di Fen. Arrossì, si liberò e con un balzo riguadagnò la distanza di sicurezza.
Fen si deterse il sudore dalla fronte. «Allora Soana aveva ragione!»
Nihal trattenne un sorriso d’orgoglio. Combattere con quell’uomo le piaceva. Non era affatto prevedibile. Era preciso. Aveva la capacità di restare lucido. Ed era pronto a tutto pur di vincere.
«Pronta a ricominciare?» le chiese Fen.
Nihal aveva superato la paura. «Non chiedo di meglio.»
I due contendenti passarono il pomeriggio in esercizio, combattendo ininterrottamente. Nihal si sentiva libera e felice: non pensava a nulla, il suo corpo scattava preciso e sembrava muoversi autonomamente. La grinta e la foga dello scontro la inebriavano, e più combatteva più si sentiva eccitata. Non si accorse nemmeno che Sennar li aveva raggiunti e li osservava da un angolo. Alla fine si sedettero sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete, sudati e sfiniti.
«Con chi ti alleni di solito?» chiese Fen.
«Con nessuno.»
«Come sarebbe a dire “con nessuno”?»
«Be’, sai… Sennar con la spada è un disastro…»
«Allora ascolta, Nihal. Ho una proposta da farti. Tu hai un talento naturale che non va sprecato. Soana spesso viene a trovarmi. Vorrei che venissi anche tu e ti facessi allenare da me.»
A Nihal parve che il cuore le si fermasse.
Si immaginò di trascorrere insieme a Fen migliaia di pomeriggi come quello, e magari altri ancora passati solo a parlare. Traboccante di gioia, cercò di mascherare l’emozione assumendo un’aria navigata. «Per me… sì, credo che per me possa andare.»
Fen rise di gusto. Poi le tese la mano e l’aiutò a rialzarsi.
Fu così che Nihal iniziò la sua carriera di guerriero.
Non vedeva l’ora di raccontare tutto a Sennar, ma ebbe la sorpresa di vederselo davanti appena uscita dalla sala d’armi, nero in volto.
«Sennar, non sai cosa mi ha appena…»
Sennar non la lasciò proseguire. «Lo so, invece. E permettimi di dire che ti stai mettendo nei guai.»
«Ma che diavolo dici?»
«Nihal, non farti venire strane idee su Fen.»
«Oh, insomma. Ancora? Ma allora è un chiodo fisso!»
«Guarda che qui se c’è qualcuno che ha un chiodo fisso sei tu.»
La ragazza sbuffò. «E se anche fosse?»
«Nihal…»
«Ti lamenti sempre che sembro un ragazzo. Se mi sono presa una cotta significa che non ho scordato qual è il dovere di una brava signorina…»
«Nihal, ascoltami…»
«… Trovare qualcuno che la sposi!» concluse Nihal con un sorriso smagliante.
«Senti, Nihal. Voglio essere chiaro con te. Fen ama Soana. E Soana ama lui.»
Il sorriso scomparve lentamente dalle labbra della fanciulla.
«Mi dispiace. Non so come hai fatto a non accorgertene. Ma è così, credimi.»
Tutto a un tratto Nihal si sentì immensamente stupida. Già, come aveva fatto a non accorgersene? Era chiaro come il sole. La gioia di Soana durante il viaggio. Il loro incontro. La mano di Fen sul ginocchio di lei durante il pranzo.
Nihal non disse una parola. Strinse l’elsa della spada e si diresse verso la sua stanza a testa alta.
La notte prima dell’iniziazione di Sennar fu lunga e insonne.
Nihal assistette l’amico con premura. Cercò di non pensare a niente e di stargli vicina, ma verso le prime luci dell’alba non resistette più. «Sennar, posso farti una domanda?»
«Dimmi.»
«Sei mai stato innamorato?»
«Be’… credo di sì.»
«E com’è?»
«Non è uguale per tutti, ma in generale pensi di continuo alla persona che ti piace, appena la vedi ti si chiude lo stomaco, ti batte forte il cuore… roba del genere, insomma. Possibile che tu non lo sappia?»
«Sennar…»
«Nihal, per favore! Lasciami concentrare!»
«Mi sa che avevi ragione tu.»
La cerimonia di iniziazione ebbe luogo a porte chiuse, con sommo dispiacere di Nihal, che era molto curiosa di vedere come si svolgeva. Invece dovette accontentarsi di una fugace sbirciatina alla sala del Consiglio mentre Sennar ne varcava la soglia: ebbe appena il tempo di vedere una grande stanza buia, e otto tra maghi e maghe di razze diverse seduti solennemente su altrettanti scanni di pietra.
Poi la porta fu chiusa, e Nihal rimase fuori a rodersi nei suoi pensieri.
Non sapeva cosa fare. Non aveva il coraggio di andare a cercare Fen. Non conosceva quella Terra, dunque non sapeva neppure dove recarsi per fare una passeggiata. Alla fine tornò nella sua stanza dove, inevitabilmente, si mise a rimuginare sulle sue pene d’amore.
Sapere che Fen aveva già una donna la faceva soffrire, e versò anche qualche lacrima da amante disperata. Però quel dolore era anche immensamente dolce e Nihal ci si crogiolò senza ritegno. Improvvisamente amava l’amore. E amava la sensazione di essere innamorata.