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Alla notizia Nihal quasi saltò sul letto. Era entusiasta. «Grande Sennar! Fantastico! Siamo una coppia di vincenti! Non siamo ancora adulti e abbiamo già realizzato i nostri sogni!»

«Aspetta, aspetta. Non è così fantastico…»

Sennar le raccontò che dopo le infinite prove a cui era stato sottoposto, dopo i colloqui, gli incantesimi e un’interminabile seduta segreta tra Dagon e Soana, il Membro Anziano aveva finalmente deciso di parlargli.

Lo aveva invitato nel suo studio, uno stanzone circolare completamente in pietra, traboccante di libri di ogni tipo, e l’aveva fatto sedere su un seggio di marmo al centro della stanza.

Sennar si era improvvisamente sentito un ragazzino. Aveva pensato che probabilmente era quello lo scopo di Dagon: farlo sentire piccolo e umile. Si sbagliava.

«Dopo aver vagliato con attenzione le tue capacità e le tue intenzioni siamo giunti a una decisione.»

Il mago aveva le mani che gli tremavano.

«Ti reputiamo degno di entrare nel Consiglio, Sennar. Prenderai il posto di Soana.»

Sennar aveva già aperto la bocca per ringraziare e dire che per lui era un onore, che avrebbe servito al meglio gli interessi del Mondo Emerso e ogni altro genere di stupidaggine formale che potesse venirgli in mente in un momento come quello, ma Dagon lo aveva zittito con un cenno.

«Attenzione, però. Un consigliere non è semplicemente un mago, e non è neppure soltanto un mago potente. Egli è un saggio, un politico, un governante: dalle sue decisioni dipende il futuro di molta gente. Tu per ora sei un promettente mago privo di esperienza. Prima di te solo il Tiranno aveva avuto accesso al Consiglio in età così giovane, dunque capirai perché io abbia tentennato tanto prima di darti questa possibilità. Per un anno seguirai gli insegnamenti di un membro del Consiglio: ti insegnerà i compiti di un consigliere e valuterà il tuo operato. Per i primi sei mesi sarò io il tuo maestro: andremo sul fronte della Terra del Vento, in modo che tu impari cosa deve fare un consigliere in guerra. Gli altri sei mesi li passerai in pace, qui nella Terra del Sole, poiché un consigliere deve imparare ad agire anche in tempi tranquilli. Su questa Terra ha giurisdizione Flogisto: sarà lui a guidarti. Infine, ogni mese parteciperai alle riunioni. È tutto. Benvenuto nel Consiglio dei Maghi.»

«Ma allora… te ne vai…» mormorò Nihal.

Sennar abbassò gli occhi. Avrebbe voluto dirle che quella separazione pesava anche a lui, che tutto quello che voleva era stare con lei, sempre, e liberarla dai fantasmi che la tormentavano, ma non una di quelle parole gli uscì dalle labbra. «È mio dovere.»

«E Soana?»

«Voleva aspettare che tu ti svegliassi per salutarti. Penso che partirà questo pomeriggio.»

Nihal si alzò di scatto e agguantò la sua spada.

«Ehi, dove credi di…»

«Vado a esercitarmi.»

Un attimo dopo era già fuori. Non sapeva neppure lei dove andare e la confusione della città la fece sentire ancora più isolata. Corse finché non si trovò di fronte a un ampio belvedere che dava su un bosco. Oltre la linea dell’orizzonte si stagliava netto il profilo terribile della Rocca del Tiranno.

Si sedette sul parapetto, il vuoto sotto ai piedi. Si disse mille volte sciocca per come si sentiva, per la sensazione di solitudine che iniziava a invaderla: Sennar lontano in mezzo al fragore delle battaglie, Soana persa dietro all’immagine di Reis e lei in quella terra chiassosa e pacchiana, sola con la sua spada.

Guardò la Rocca: quell’edificio nero era un mostro che divorava lentamente la sua vita.

Non devi aver paura. Che importa se sei sola? Sei un guerriero, ora. Devi solo pensare a combattere e a distruggere il Tiranno.

Rimase per un pezzo a contemplare l’orizzonte dall’alto.

Decise che sarebbe entrata in Accademia quel giorno stesso.

Quando tornò alla locanda, Soana era pronta alla partenza. La stava aspettando e a Nihal sembrò bella e ieratica come sempre.

La maga la strinse a sé. «È anche per te che faccio questo viaggio. So che sei forte, e andrai avanti per la tua strada nonostante tutto.»

Anche se non era lei a partire, Nihal si sentì come una figlia che lascia la sua casa per andare via. Capiva che quello era un addio più che un arrivederci.

«Grazie, Soana» fu tutto quel che riuscì a dire.

Poi Soana abbracciò il suo allievo. «Spero che svolgerai il tuo compito meglio di me, Sennar.»

«E io spero che ci rivedremo presto. E che per allora sarò diventato degno delle tue aspettative.»

La maga rivolse ai ragazzi un ultimo sorriso, poi si incamminò senza voltarsi. Una parte della vita di Nihal e Sennar si allontanò con lei su quella strada.

Quando Soana fu un puntino all’orizzonte, Nihal si rivolse all’amico. «Accompagnami all’Accademia, Sennar.»

«Di già? Aspetta almeno che io parta, così stasera staremo insieme…»

Ma Nihal aveva deciso. «No. Scusami. Non ce la faccio a vedere che te ne vai anche tu. E poi non ha senso rimandare.»

Attraversarono Makrat, caotica più che mai. Benché camminassero affiancati, si sentivano già lontani mille miglia. Non si scambiarono una parola finché non giunsero al portone. Nihal aveva con sé solo una bisaccia, un vestito e la pergamena del suo popolo. Al fianco le brillava la spada nera.

«Non è un addio, Nihal. La Terra del Vento non è così lontana. Verrò da te ogni mese, te lo giuro.»

Nihal non rispose.

Calò un silenzio imbarazzato. Per un po’ i due amici rimasero con lo sguardo fisso a terra, poi Sennar prese a parlare precipitosamente.

«Devi tenere duro, non devi mollare. So cosa stai passando, ma devi avere coraggio. Io sarò lontano, ma sono sempre con te. Sempre.»

«Anch’io sarò sempre con te.» La voce le si ruppe. «Non mi dimenticare.»

«Non lo farò.»

Nihal diede a Sennar un rapido bacio su una guancia e si accinse a entrare.

La sentinella la riconobbe subito. «Non ti attendevamo tanto presto. Entra.»

Poi la porta si spalancò e Nihal venne inghiottita dal buio.

Camminò fino al salone delle udienze. Non si aspettava di essere accolta dal Supremo Generale in persona. La sentinella che era con lei le diede una botta sulla schiena e la costrinse a inginocchiarsi. Nihal fece una smorfia.

«Abituati, ragazza. D’ora in avanti dovrai sempre dimostrarmi obbedienza» le disse la guardia.

Raven lasciò il suo scanno e iniziò a passeggiare per il salone, il solito cagnolino fra le braccia. «Insomma ce l’hai fatta. Immagino quanto questo ti inorgoglisca, ti faccia sentire grande e importante… Ebbene, il tuo sarà un breve trionfo. Qui la tua vita non sarà affatto semplice. Io non dimentico chi mi ha messo in imbarazzo, e tu l’hai fatto. Purtroppo devo ammettere che sei un guerriero fuori dell’ordinario. Ma questo non ti faciliterà le cose. Dovrai provare chi sei e quanto vali in ogni momento della tua permanenza qui dentro. E se cadrai a terra, sappi che io sarò sempre pronto a calpestarti.»

Raven tacque per un momento.

«Lahar ti condurrà per la scuola, e ti dirà ciò che devi sapere» concluse sbrigativo. Quindi voltò la schiena a Nihal e se ne andò.

Lei si rimise in piedi. Non credere di avermi spaventata, pensò.

Alle sue spalle era comparso dal nulla un tizio allampanato.

«Seguimi, ragazzina.»

Percorsero un lungo corridoio, la cui altissima volta terminava in un vertiginoso sesto acuto. Sembrava interminabile e buio come la morte. Sbucarono in un enorme salone vuoto.

Lahar trattava Nihal con sufficienza.

L’ostilità nella sua voce era palese.

«Questa è l’arena dei principianti: chi arriva all’Accademia deve prima imparare a maneggiare la spada, poi può passare alla pratica delle altre armi. Ci sono molti saloni come questo, ognuno dedicato a tecniche diverse di combattimento: un Cavaliere di Drago deve saper maneggiare ogni tipo di arma. Oggi non c’è nessuno perché gli allievi hanno un giorno di riposo a settimana. Ma questo non ti riguarda: tu non ne hai diritto.»