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Dagon aveva concluso e tornò a sedersi.

Nella sala del Consiglio calò il silenzio.

Toccava a Sennar. Si alzò. Quello che doveva dire non gli piaceva. Quando iniziò a parlare gli tremava la voce. «Dagon, Consiglieri… Sì, la situazione è drammatica. I laboratori del Tiranno sfornano nuovi guerrieri a getto continuo. Nella Terra del Vento abbiamo potuto osservare nuove bestie, una nuova sorta di uccelli di fuoco, spesso cavalcati da fammin in miniatura. Noi non abbiamo da opporre che uomini e gnomi. Ultimamente abbiamo avuto molte perdite, il morale delle truppe è basso. Devo ammetterlo: anch’io spesso sono preda dello sconforto.» Qualche sorriso maligno accompagnò quell’ultima affermazione, ma Sennar proseguì. «I soldati continuano a morire sui campi di battaglia e le nostre forze si assottigliano sempre di più, in un circolo vizioso. Potrei chiedervi più truppe, ma non basterebbe. Abbiamo a che fare con un nemico molto potente: Dola è un grande stratega, oltre che un guerriero apparentemente imbattibile.» Sennar si strofinò gli occhi. Quella notte, in attesa della riunione, la tensione lo aveva lasciato dormire ben poco. «Ci attaccano perché vogliono la Terra dell’Acqua, che è la più sguarnita delle Terre libere. Non ha un proprio esercito e può fare affidamento solo sulle guarnigioni della Terra del Sole. Al confine gli attacchi si susseguono. A tutt’oggi siamo riusciti a preservare il territorio, tuttavia il prezzo che stiamo pagando è caro: il numero di vittime è altissimo. Ho avuto molti colloqui con Galla e Astrea. Tutte le ninfe si impegneranno a erigere una barriera magica a difesa dei confini. È la loro unica arma, ma quanto potrà durare?»

Il consigliere Sate, uno gnomo della Terra del Sole, lo interruppe: «E tu cosa proponi?».

Aveva sempre guardato Sennar con disprezzo, fin da quando era diventato consigliere. Purtroppo non era l’unico.

Il giovane mago fece una lunga pausa. Guardò i Consiglieri a uno a uno, poi si fece coraggio. «Non ci resta che chiedere aiuto ai popoli del Mondo Sommerso.»

Il mormorio di stupore che Sennar si era aspettato fu un vero e proprio boato di sdegno.

Sate parlò per tutti. «Il Mondo Sommerso?» Si rivolse all’assemblea con tono sarcastico. «Forse il consigliere Sennar non sa che il Mondo Sommerso ha deciso di disinteressarsi di noi durante la guerra dei Duecento Anni. Del resto è molto giovane, il consigliere Sennar. Questo dettaglio storico gli sarà sfuggito!»

Nella sala del Consiglio risuonò qualche risata.

Sate guardò Sennar con freddezza. «Non sappiamo più nulla di quel continente, consigliere. Si è persa perfino memoria di come raggiungerlo.»

Un mormorio di approvazione si levò dall’assemblea.

Sennar scosse la testa. Fatti forza, continua. «Il Tiranno è un pericolo per tutti, anche per il Mondo Sommerso. E da soli non ce la possiamo fare.»

Prese la parola la ninfa che rappresentava la Terra dell’Acqua: «Hanno deciso di abbandonarci, Sennar. Non torneranno sui loro passi. Non possono dimenticare che ci fu un tentativo di invasione da parte del Mondo Emerso. E poi, come faremmo ad arrivarci?».

Sennar estrasse dalla sua bisaccia una pergamena arrotolata. «L’ho trovata nella biblioteca del palazzo reale: è una carta che mostra approssimativamente la posizione del continente perduto.»

La mappa passò di mano in mano tra tutti i Consiglieri. Era imprecisa, vecchia e smangiata dal tempo.

«Se crede di trovare il Mondo Sommerso con questa…» commentò qualcuno.

Sennar strinse i pugni e alzò la voce. «Io non posso stare a guardare la distruzione del nostro mondo! È per questo che sono entrato nel Consiglio! Il Tiranno sta per distruggerci. Da soli non possiamo farcela. So bene che molti generali non vogliono ingerenze da altri eserciti. E so anche che molti di voi e molti regnanti non vogliono abbassarsi a chiedere aiuto al Mondo Sommerso…»

Si levò una voce indignata: «Come ti permetti, giovanotto, di insinuare simili malignità!» ma Dagon la zittì con un gesto.

Sennar si calmò. Riprese. «La verità è che non vogliamo umiliarci con chi ci ha rinnegato e che il Consiglio teme di perdere prestigio a vantaggio dell’esercito. A tutto questo io rispondo: non mi interessa. I giochi di potere ora sono fuori luogo. So anch’io che è un’impresa disperata, ma non voglio lasciare nulla d’intentato. Se questo è l’unico modo per dare una speranza di sopravvivenza alla gente del Mondo Emerso, be’, io sono pronto a provare. E voi?»

Aveva finito. Il cuore gli scoppiava in petto. Si sedette.

La sala si chiuse in un lungo silenzio.

Poi si alzò il consigliere della Terra del Mare. «E chi dovrebbe compiere quest’impresa?»

«Una delegazione di politici e militari. Un consigliere e un generale, per esempio. Così sarebbe perfetto» rispose Sennar.

Il silenzio si fece ancora più assorto.

Fu Dagon a romperlo. «Consiglieri, io credo che Sennar abbia ragione. La guerra si trascina da troppi anni. È un miracolo che vi siano ancora Terre libere. Non possiamo attendere oltre. Porremo la sua proposta ai voti.»

Sate si alzò in piedi. «E sia, votiamo. Ma a una condizione: che sia lui a partire per il Mondo Sommerso, visto che è tanto convinto di quello che dice.»

«Se approverete la mia proposta, partirò» rispose Sennar di slancio.

«Non ho finito, consigliere» continuò Sate. «I generali servono più che mai in questo periodo. Suggerisco che Sennar ascolti le loro richieste e le presenti da solo agli abitanti del Mondo Sommerso. Se li trova, naturalmente…»

Poi il Consiglio dei Maghi votò.

Sennar sarebbe andato alla ricerca del Mondo Sommerso. Da solo.

Sono un codardo si ripeteva Sennar attraversando la Terra del Sole. Da lì avrebbe raggiunto la Terra del Mare. Poi avrebbe solcato l’oceano alla volta di un continente che, per quanto ne sapeva, poteva anche non esistere più. Aveva paura. Erano centocinquanta anni che non si avevano notizie del Mondo Sommerso. Un’eternità.

Per il momento era diretto all’accampamento di Nihal.

Da quando aveva lasciato l’Accademia per raggiungere il suo nuovo maestro si erano scritti, di tanto in tanto, ma erano mesi che non si vedevano. Ora stava andando a dirle addio, forse per sempre.

Sennar sapeva che la partenza gli era tanto penosa anche per quello.

La stava lasciando per l’ennesima volta. Questo avrebbe pensato Nihal. E l’avrebbe odiato.

Ma anche se aveva paura, anche se soffriva all’idea di separarsi dalla persona a cui teneva di più al mondo, anche se le probabilità che quella lacera mappa non lo portasse da nessuna parte erano alte, Sennar sapeva che doveva provare.

Arrivato alla base il mago si fece indicare direttamente l’arena. Era certo di trovarla là. Ma il grande spiazzo circolare era gremito di soldati che si allenavano. Della mezzelfo non c’era traccia.

«Dove posso trovare Nihal?» chiese a uno scudiero.

«Quella furia scatenata? Sarà di sicuro dal suo drago. Bella coppia di svitati, quei due!»

Sennar raggiunse la scuderia. Percorse tutto il lungo corridoio guardandosi intorno. Poi la vide.

Nihal era china accanto a Oarf, gli stava dando da mangiare.

Il mago si fermò a guardarla in silenzio, emozionato. Le sembrava che in quei pochi mesi fosse diventata ancora più bella. Si avvicinò. «Nihal?»

La ragazza alzò gli occhi e si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte. Non si alzò neppure. «Ciao, Sennar. Come mai da queste parti?»

Sennar rimase lì, deluso. «Che accoglienza…»