“Naturalmente molte delle signore ne erano innamorate, e alcune, immagino, smaniavano dalla voglia di andare a letto con lui e non disdegnavano di prendere l’iniziativa al riguardo (non dimenticare che per il loro tempo erano donne libere e amanti dei gesti plateali)… eppure non risulta che De Castries abbia mai avuto una relazione con una di loro. Tutto il contrario. A quanto pare, quando le cose arrivavano a quel punto, lui diceva più o meno: ‘Mia cara, non chiederei di meglio, davvero, ma devo dirti che ho un’amante selvaggia e gelosa che, se mi azzardassi a flirtare con te, mi taglierebbe la gola mentre dormo o mi pugnalerebbe in bagno’ (lui era un po’ come Marat, vedi, Franz, ed è peggiorato ancora nei suoi ultimi anni) ‘e inoltre butterebbe il vetriolo sulle tue guance e sulle tue labbra incantevoli, mia cara, o ti pianterebbe uno spillone in quegli occhi bellissimi. È molto versata nelle materie occulte, ma è una tigre.’
“De Castries presentava così quella creatura (immaginaria?) tanto che qualche volta non si capiva bene se era una vera donna o una dea o una specie di entità metaforica. ‘È uno spietato animale notturno’, diceva di lei. ‘Eppure possiede una sapienza che risale all’Egitto e a tempi ancora più antichi… e per me è inestimabile. Perché, vedete, è lei la mia spia degli edifici, la mia informatrice sulle megastrutture metropolitane. Conosce i loro segreti e le loro segrete debolezze, i loro ritmi ponderosi e i loro cupi canti. E lei stessa è segreta quanto le loro ombre. È la mia Regina della Notte, Nostra Signora delle Tenebre’.”
Mentre Byers recitava in tono drammatico quelle parole di De Castries, Franz ricordò fulmineamente che Nostra Signora delle Tenebre era una delle Signore del Dolore di De Quincey, la terza sorella, la più giovane, perpetuamente velata di nero. De Castries l’aveva saputo? La sua Regina della Notte era forse quella di Mozart, onnipotente, vulnerabile solo al flauto magico di Tamino e alle campanelle di Papageno? Ma Byers stava continuando:
— Perché vedi, Franz, c’erano quelle continue dicerie, disprezzate da alcuni, secondo le quali De Castries veniva visitato o perseguitato da una donna velata che indossava vesti ampie e fluenti e un turbante oppure un grande cappello a tesa floscia, e che tuttavia era sveltissima nei movimenti. Li vedevano insieme in qualche strada affollata, o all’Embarcadero o in un parco, o in fondo a qualche affollato foyer di teatro, e di solito parlavano rapidamente e gesticolavano eccitati o irritati; ma quando ci si avvicinava a lui, lei se n’era già andata. Oppure, se lei era ancora lì, come sembra che sia avvenuto in qualche rara occasione, De Castries non la presentava mai, non le parlava: si comportava, insomma, come se non la conoscesse. Però, sembrava irritato e… diceva qualcuno… spaventato.
— E lei come si chiamava? — insistette Franz.
Byers sorrise. — Come ti ho appena detto, mio caro Franz, De Castries non la presentava mai. Al massimo, ne parlava designandola come “quella donna”, e talvolta, curiosamente, “quella ragazza testarda e pestifera”. Forse, nonostante tutto il suo fascino tenebroso e le sue tirannie e la sua fama sadomasochista, aveva paura delle donne, e in un certo senso lei incarnava quella paura.
“Le reazioni a quella figura misteriosa erano quanto mai diverse. Gli uomini erano piuttosto indulgenti, perplessi, e formulavano ipotesi, qualche volta assurde: di volta in volta si è detto che lei era Isadora Duncan, Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, anche se a quell’epoca avrebbero avuto rispettivamente vent’anni, quaranta e sessanta. Ma il vero fascino è eterno, dicono: pensa a Marlene Dietrich o ad Arletty, o alla più vecchia di tutte, Cleopatra. Portava sempre il velo nero che la nascondeva, capisci, anche se talvolta era ornato di pois neri, simili a nèi: ‘Come se avesse avuto il vaiolo nero’, pare che abbia detto malignamente una signora.
“Tutte le donne, del resto, la detestavano cordialmente.
“Beninteso, è probabile che tutto ciò sia un po’ distorto, dato che l’ho saputo da Klaas e Ricker. Quest’ultimo, che dava molta importanza alla sapienza e alla magìa dell’Egitto, era comunque convinto che la donna del mistero fosse sempre l’amante polacca, impazzita per amore, e criticava De Castries per il modo in cui la trattava.
“E, naturalmente, tutto questo lasciava la strada aperta a interminabili speculazioni sulla vita sessuale di De Castries. Alcuni dicevano che era omosessuale. Perfino a quei tempi, la ‘serena città grigia dell’amore’ (come la chiamava Sterling) aveva i suoi omofili: era la ‘serena città gay’? Altri ritenevano che fosse un sadomasochista: schiavitù e disciplina del tipo più feroce. (Tra parentesi, certi si sono strozzati accidentalmente in questo modo, sai?) E si diceva sottovoce che era un pederasta, un depravato, un feticista, un individuo completamente asessuato, o che solo le bambine potevano soddisfare le sue brame, uguali a quelle di Tiberio… Scusa se ti parlo di queste cose, Franz, ma in pratica venivano citati tutti i sentieri della mano sinistra e le loro tipiche guide.
“Comunque, in realtà tutto questo è secondario. L’importante è che, per qualche tempo, De Castries poté indurre il suo scelto gruppo a fare quel che voleva lui.”
20
Byers continuò: — Il punto culminante della carriera di Thibaut De Castries a San Francisco venne quando lui, in gran segreto e con selezioni meticolose e messaggi misteriosi e alcune cerimonie occulte assai private, immagino, ha organizzato l’Ordine Ermetico…
— È l’“Ordine Ermetico” nominato da Smith… voglio dire, nel diario? — l’interruppe Franz. Aveva ascoltato con un miscuglio d’interesse, d’irritazione, d’ironia e di divertimento, anche se metà della sua attenzione era rivolta altrove: ma si era fatto più attento quando aveva sentito accennare al Grande Cifrario.
— Sì — confermò Byers. — Ti spiego. A quell’epoca, in Inghilterra c’era l’Ordine Ermetico della Golden Dawn, l’“Alba d’Oro”: una società occulta che annoverava fra i suoi membri il poeta e mistico Yeats, il quale parlava con le piante e le api e i laghi, e Dion Fortune e George Russell e il tuo amato scrittore Arthur Machen… Sai, Franz, ho sempre pensato che nel suo Grande dio Pan la femme fatale sessualmente sinistra, Helen Vaugham, sia ispirata alla satanista Diana Vaughan, una donna esistita veramente, sebbene le sue memorie e forse anche lei stessa fossero un’impostura perpetrata da un giornalista francese, Gabriel Jogand…
Franz annuì, impaziente, trattenendo l’impulso di dire: “Va’ avanti, Donaldus, non divagare!”
L’altro dovette capire al volo. — Be’, comunque — continuò — nel 1898 Aleister Crowley era riuscito a entrare fra i Dorati Albisti (ti piace, questa?) e per poco non aveva distrutto la società chiedendo che facesse rituali satanisti, magìa nera e altra roba ancor più tosta.
“Per imitare gli ermetisti inglesi, ma anche come sfida e per ironizzare su di loro, De Castries chiamò la sua società occulta ‘Ordine Ermetico del Tramonto di Onice’. Si dice che portasse un grosso anello nero di pietra dura, con un castone fatto di un mosaico di onice, ossidiana, ebano e opale nera, che raffigurava un uccello da preda nero, forse un corvo.
“A questo punto, le cose cominciarono a mettersi male per De Castries, e l’atmosfera divenne a poco a poco irrespirabile. Purtroppo, è anche il periodo sul quale ho faticato di più per ottenere informazioni attendibili… anzi, informazioni di qualunque genere… per ragioni che, come vedrai, sono molto chiare.