“Da come ho potuto ricostruire gli eventi, è andata così. Non appena costituita la sua società segreta, Thibaut ha rivelato ai suoi venti seguaci selezionatissimi che la sua utopia non era un sogno remoto ma una prospettiva immediata, da realizzarsi mediante una rivoluzione violenta, materiale e spirituale (cioè paramentale), e che il principale (e l’unico, all’inizio) strumento di quella rivoluzione doveva essere l’Ordine Ermetico del Tramonto di Onice.
“La rivoluzione violenta doveva cominciare con azioni terroristiche abbastanza simili a quelle che i nichilisti stavano compiendo in Russia a quel tempo (poco prima della fallita rivoluzione del 1905), ma con l’aggiunta di un tipo nuovo di magìa nera: la sua megalopolisomanzia. Almeno all’inizio, lo scopo doveva essere quello di togliere la volontà di reagire, più che di fare una strage. Bombe-carta dovevano esplodere nei luoghi pubblici e sui tetti dei grandi edifici, durante le ore della notte, quando non c’era nessuno. Altri grandi edifici dovevano venire precipitati nel buio, localizzando e abbassando gli interruttori centrali. Lettere e telefonate anonime avrebbero contribuito ad accrescere il panico.
“Ma ancora più importanti sarebbero state le operazioni megalopolisomantiche, che avrebbero ‘sgretolato gli edifici, fatto impazzire la gente, finché tutti, urlando in preda al panico, non fossero fuggiti da San Francisco, intasando le strade e facendo affondare i traghetti’. Almeno, è quanto De Castries disse a Klaas molti anni dopo, una volta che si sentiva particolarmente, e per lui insolitamente, in vena di confidenze. Ehi, Franz, sapevi che Nicolai Tesla, il secondo genio americano dell’elettricità dopo Edison, affermava nei suoi ultimi anni di vita di avere costruito o almeno ideato un ordigno abbastanza piccolo da poter essere introdotto di nascosto in un edificio dentro una normale cartella da documenti, ma capace di mandarlo in pezzi in un momento prestabilito, per mezzo di vibrazioni? Anche questo me l’ha detto Herman Klaas. Ma sto divagando.
“Queste azioni magiche o pseudoscientifiche (scegli tu come chiamarle) richiedevano l’ubbidienza più assoluta da parte dei collaboratori di Thibaut: e sembra che questa fosse la seconda richiesta da lui fatta ai suoi accoliti dell’Ordine Ermetico del Tramonto di Onice. Per esempio, uno di loro poteva ricevere l’ordine di recarsi a un dato indirizzo di San Francisco, a una data ora, e di restare lì per due ore, o con la mente del tutto vuota o cercando di concentrarsi su un unico pensiero. Oppure quello di portare una sbarretta di rame o una scatoletta piena di carbone o un palloncino pieno d’idrogeno a un certo piano di un dato grande edificio, e di lasciarlo lì (il palloncino contro il soffitto), sempre a un’ora precisa. A quanto sembra, quegli elementi dovevano fungere da catalizzatori. Oppure, due o tre seguaci ricevevano l’ordine d’incontrarsi nell’atrio di un certo albergo, o su una certa panchina del parco, e di restare lì seduti, insieme, senza parlare, per mezz’ora. E tutti dovevano obbedire per filo e per segno agli ordini, senza discutere e senza esitare, altrimenti ci sarebbero state (immagino) varie agghiaccianti punizioni e rappresaglie nello stile dei Carbonari e delle società segrete.
“I grandi edifici erano sempre i bersagli principali della megalopolisomanzia: De Castries sosteneva che erano i maggiori punti di concentrazione della sostanza delle città, che avvelenava le grandi metropoli o le schiacciava intollerabilmente. Dieci anni prima, correva voce, insieme ad altri parigini si era opposto alla costruzione della Torre Eiffel. Un professore di matematica aveva calcolato che la struttura sarebbe crollata una volta giunta all’altezza di duecento metri, ma Thibaut aveva semplicemente affermato che tutto quell’acciaio nudo, che fissava dal cielo la città, avrebbe fatto impazzire Parigi. (E pensando a quel che è successo in seguito, Franz, qualche volta ho l’impressione che forse non aveva tutti i torti. Che la prima e la seconda guerra mondiale siano state attirate su di noi, come sciami di locuste, dalle nostre popolazioni superconcentrate, in seguito alla febbre dei grattacieli? È poi tanto assurdo?) Ma poiché aveva constatato di non poter evitare l’erezione di simili edifici, Thibaut si era dedicato al problema di tenerli sotto controllo. In un certo senso, vedi, aveva la mentalità del domatore di belve feroci: forse ereditata dal padre, il vecchio avventuriero dell’Africa?
“Thibaut, a quanto sembra, credeva che esistesse, o forse credeva di avere inventato, una specie di matematica mediante la quale si poteva prendere il controllo delle menti e dei grandi edifici (e forse anche delle entità paramentali). ‘Metageometria neopitagorica’, la chiamava lui. Era tutta questione di conoscere i tempi e i punti di pressione giusti (citava Archimede: ‘Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo’) e di inviarvi la persona (o la mente) o l’oggetto materiale giusti. A quanto sembra, inoltre, credeva che la chiaroveggenza e la chiaroudienza e la prescienza esistessero in misura limitata, in dati punti delle megacittà, per certi individui. Una volta, aveva cominciato a spiegare dettagliatamente a Klaas un suo rituale di megalopolisomanzia… a dargliene la formula, per così dire… ma poi era stato colto dai sospetti e s’era interrotto.
“Comunque, c’è un altro aneddoto a proposito della megamagìa. Io tendo a dubitare della sua autenticità, ma la storia è davvero accattivante. A quanto pare, Thibaut aveva intenzione di dare uno scossone d’avvertimento all’Hobart Building, o comunque a una di quelle prime strutture in cemento armato costruite in Market Street… Che poi cadesse o no, pare che abbia detto il vecchio, dipendeva dall’onestà del costruttore. In quel caso, i suoi quattro agenti, volontari o coscritti che fossero, erano (benché un simile gruppo sembri alquanto improbabile) Jack London, George Sterling, una cantante mulatta di ragtime che si chiamava Olive Church, protetta di Mammy Pleasant, la vecchia regina del vudù eccetera eccetera, e un tale Fenner.
“Conosci la fontana di Lotta, in Market Street? È stata donata alla città da Lotta Crabtree, ‘il re delle miniere d’oro’, che aveva imparato la danza (e le arti affini?) da Lola Montez (quella della danza del ragno, di Ludwig di Baviera e tutto il resto). Be’, i quattro accoliti dovevano dirigersi alla fontana percorrendo vie che corrispondessero ai quattro bracci di una svastica invertita, che aveva per centro la fontana stessa, e dovevano concentrare la mente sui quattro punti cardinali e portare con sé oggetti che rappresentavano i quattro elementi: Olive un giglio in vaso (la terra), Fenner una bottiglia di champagne (l’acqua), Sterling un grosso palloncino gonfiato a gas idrogeno (l’aria), e Jack un lungo sigaro (il fuoco).
“Dovevano arrivare simultaneamente, e gettare nella fontana i loro oggetti: George doveva far gorgogliare nell’acqua della fontana l’idrogeno del palloncino e Jack vi doveva spegnere il sigaro, mentre gli altri due vi immergevano il vaso e la bottiglia di champagne.
“Olive e Fenner sono arrivati per primi. Lui era piuttosto euforico, forse aveva assaggiato l’oggetto del suo rituale, e comunque possiamo presumere che tutti e quattro fossero un po’ su di giri. Bene: a quanto pare, Fenner faceva da tempo la corte a Olive e lei l’aveva respinto, e adesso lui voleva farle bere lo champagne in sua compagnia. Lei non voleva saperne, e lui cercava di costringerla, e alla fine gliel’ha versato sul petto e sul giglio in vaso che teneva in mano, bagnandole anche il vestito.
“Mentre litigavano accanto alla fontana, arriva George, protestando, e cerca di bloccare Fenner, senza lasciar andare il palloncino, e intanto Olive strilla e ride, stringendosi sul petto bagnato il suo vaso da fiori.
“A questo punto, dietro di loro sopraggiunge Jack, più ubriaco di tutti: preso da un’ispirazione irresistibile, allunga il braccio e accosta al palloncino il sigaro acceso.