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— Donaldus — disse bruscamente Franz — tu sei dentro in questa faccenda da molto più tempo e in modo assai più approfondito di quanto mi hai detto… e c’è di mezzo anche la tua amichetta, a quanto sembra.

— Compagna — lo corresse Byers. — O, se preferisci, amante. Sì, è vero: da qualche anno è uno dei miei interessi secondari… primari, adesso. Ma cosa stavo dicendo? Oh, sì, Fa Lo Suee sa tutto. E anche le due che l’hanno preceduta: una famosa arredatrice e una tennista che era anche attrice. Clark, Klaas e Ricker sapevano. Sono stati le mie fonti. Ma sono morti. Quindi, capisci, io cerco di proteggere gli altri… e me stesso, fino a un certo punto. Considero le entità paramentali pericoli molto reali e presenti: una via di mezzo, in natura, tra la bomba atomica e gli archetipi dell’inconscio collettivo, che come sai comprendono parecchi personaggi estremamente pericolosi. Oppure una via di mezzo tra Charles Manson o un assassino dello Zodiaco e i fenomeni kappa, definiti da Meleta Denning in Gnostica. Oppure tra i rapinatori e gli spiriti elementari, o tra i virus dell’epatite e gli incubi. Sono tutte cose da cui un uomo sano di mente deve guardarsi.

“Ma ricorda questo, Franz — ammonì, versandosi altro cognac. — Nonostante le mie conoscenze precedenti, tanto più vaste e circostanziate delle tue, non ho mai visto un’entità paramentale. In questo, sei in vantaggio rispetto a me. E sembra che sia un grosso vantaggio.”

Guardò Franz con un’espressione che era insieme di avidità e di paura.

Franz si alzò. — Forse sì — replicò seccamente. — Almeno, ti porta a stare in guardia. Tu dici che stai cercando di proteggerti, ma ti comporti nel modo sbagliato. Proprio adesso… scusa se te lo dico, Donaldus… ti stai ubriacando al punto che saresti indifeso se un’entità paramentale…

L’altro inarcò le sopracciglia. — Tu credi che sapresti difenderti da loro, resistere, lottare, annientarle, se le avessi intorno? — chiese incredulo, alzando un po’ la voce. — Puoi fermare un missile atomico diretto in questo momento verso San Francisco attraverso la ionosfera? Puoi dare ordini ai germi del colera? Puoi abolire la tua Anima o la tua Ombra junghiane? Puoi dire al poltergeist “non bussare”? O alla Regina della Notte “resta fuori”? Non puoi montare la guardia ventiquattr’ore al giorno per mesi, per anni. Credimi, lo so bene. Un soldato rintanato in trincea non può cercare di prevedere se la prossima cannonata lo centrerà o no. Impazzirebbe, se tentasse. No, Franz, tutto quello che puoi fare è di sbarrare porte e finestre, accendere tutte le luci, e augurarti che i paramentali tirino innanzi e non si fermino da te. E cercare di dimenticarli. Mangia, bevi e sta’ allegro. Divertiti. Su, bevi qualcosa.

Si avvicinò a Franz, portando due bicchieri di cognac.

— No, grazie — disse aspramente Franz, e s’infilò il diario nella tasca della giacca, mentre sulla faccia di Byers compariva per un istante un’espressione di rammarico. Poi raccolse il binocolo rotto e l’infilò nell’altra tasca, pensando di colpo al binocolo del racconto di James Veduta dalla collina, che per magìa poteva vedere il passato perché era stato riempito di un liquido nero ricavato dalla bollitura di ossa che, quando si spezzavano, essudavano una sostanza stregata. Possibile che il suo binocolo fosse stato manomesso, in modo da mostrargli cose che non c’erano? Era un’idea assurda, e del resto adesso il binocolo era rotto.

— Scusami, Donaldus, ma devo andare — disse, avviandosi verso l’atrio. Sapeva che se fosse rimasto avrebbe accettato il liquore, il vecchio ciclo sarebbe ricominciato, e l’idea di perdere la coscienza e di non poterla riacquistare era orrenda.

Byers si affrettò a seguirlo. La sua ansia e le sue manovre per non versare il cognac sarebbero state comiche in altre circostanze e se lui non avesse detto in tono inorridito, lamentoso, supplichevole: — Non puoi uscire, è buio. Non puoi uscire, con quel vecchio diavolo o il suo paramentale che si aggira qui intorno. Su, bevi e passa la notte qui. Almeno, rimani per la festa. Se hai intenzione di montare la guardia, avrai bisogno di riposo e di svago. Sono sicuro che troverai una compagna simpatica. Le invitate sono tutte un po’ leggere, ma intelligenti. E se hai paura che il liquore ti annebbi la mente, ho un po’ di cocaina purissima. — Bevve da uno dei bicchieri, poi lo posò sul tavolo dell’ingresso. — Senti, Franz, anch’io ho paura… e tu sei pallido, da quando ti ho detto dove sono sepolte le ceneri di quel vecchio diavolo. Rimani per la festa, e bevi un bicchiere, uno solo… tanto per rilassarti un po’. In fondo, non ci sono altri sistemi, credimi. Ti stancheresti troppo, se cercassi di stare eternamente in guardia. — Barcollava un po’, e quasi piagnucolava, e inalberava il suo sorriso più accattivante.

Un’immensa stanchezza s’impadronì di Franz. Tese la mano verso il bicchiere, ma, non appena lo toccò, la ritrasse come se si fosse scottato.

— Sttt! — ammonì, mentre Byers stava per parlare, e gli afferrò il gomito.

Nel silenzio udirono uno scricchiolìo lievissimo, un suono metallico che terminò in uno scatto sommesso, come di una chiave fatta girare in una serratura. I loro occhi si voltarono verso la porta. Videro la maniglia d’ottone che girava.

— È Fa Lo Suee — disse Byers. — Devo togliere il catenaccio. — E si mosse.

— Aspetta! — mormorò Franz. — Ascolta! — Udirono un suono graffiante, che si ripeteva, come se una bestia intelligente facesse scorrere un artiglio, in cerchio, sulla parte esterna dell’uscio verniciato. Nella fantasia di Franz comparve la paralizzante immagine di una grossa pantera nera accovacciata contro l’altra parte di quel pannello bianco filettato d’oro, una pantera nera e dal pelo lucente, dagli occhi verdi, che incominciava a trasformarsi in qualcosa di più terribile.

— Uno dei suoi soliti scherzi — borbottò Byers, e tirò il catenaccio prima che Franz potesse impedirglielo.

La porta si aprì per metà e apparvero due piatte facce feline, pallide e triangolari, che luccicavano e stridevano: — Aiii-eee!

I due uomini arretrarono. Franz balzò da parte con gli occhi involontariamente socchiusi, di fronte a due figure lucenti, grigio-chiare, una più alta e una più minuta, che gli passarono accanto di corsa, avventandosi minacciosamente su Byers, il quale indietreggiava quasi piegato in due, con un braccio levato per proteggersi gli occhi e l’altro abbassato sull’inguine, mentre il bicchiere e la lieve pellicola di liquido ambrato che conteneva volavano in aria perché la sua mano li aveva abbandonati.

Incongruamente, i sensi di Franz registrarono gli odori del cognac, della canapa indiana e di un profumo intenso.

Le figure grigie avanzarono su Byers e lo afferrarono per l’inguine. Lui ansimò e balbettò, tentando debolmente di scacciarle; la più alta delle due figure disse, in tono divertito, con una voce in chiave di contralto, un po’ roca: — In Cina, signor Nayland Smith, abbiamo molti sistemi per far parlare gli uomini.

Poi il cognac finì sulla tappezzeria verde, il bicchiere indenne sul tappeto dorato, e la bellissima cinese fumatrice di hashish e la ragazza col volto da monella, partita quanto lei, si tolsero la maschera da gatta, ridendo come pazze e continuando a palpare e a solleticare vigorosamente Byers, e Franz comprese che entrambe, prima, avevano strillato “Jaime”, il primo nome di Byers.

La paura si era dileguata da Franz, ma la paralisi no. Anzi, si era estesa alle corde vocali, tanto che dal momento della strana irruzione delle due donne vestite di grigio al momento in cui lasciò la casa di Beaver Street non pronunciò una sola parola e rimase accanto al rettangolo buio della porta aperta, osservando con freddo distacco la scena nell’atrio.

Fa Lo Suee aveva una figura snella, piuttosto ossuta, il volto piatto dalla forte struttura ossea, occhi scuri paradossalmente resi opachi e insieme lucenti dalla marijuana (o da quello che era), e capelli neri e lisci. Le labbra erano rosse e sottili. Portava calze e guanti grigio-argento e un abito aderente di seta a coste dello stesso colore, in quello stile cinese che sembra sempre moderno. Con la mano sinistra continuava a fare il solletico a Byers nelle parti basse, con la destra cingeva la sottile vita della sua compagna.