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La seconda ragazza era più bassa di lei di tutta la testa, quasi altrettanto snella, e aveva seni piccoli e molto sexy. Il suo volto era davvero felino: mento sfuggente e fronte bassa, da cui ricadevano su un lato i lisci capelli biondi. Dimostrava circa diciassette anni, e aveva l’aria di una marmocchia esperta. Ricordava qualcosa, a Franz, anche se questi, per il momento, non riusciva a ricordare che cosa. Portava una tuta color grigio chiaro, guanti grigio-argento, e un mantello grigio di stoffa leggera, che adesso pendeva da un lato, come i suoi capelli. Palpava Byers, maliziosamente, con entrambe le mani. Aveva l’orecchio roseo e una risatina perversa.

Le due maschere da gatta, gettate sul tavolo dell’atrio, erano bordate di lustrini argentei e avevano i baffi rigidi: conservavano lo spiacevole aspetto triangolare e appuntito che aveva agghiacciato Franz quando le aveva viste apparire.

Neanche Donaldus (o Jaime) pronunciò una parola veramente intelligibile prima che Franz se ne andasse, eccettuato qualche: “No!”; ma ansimava e strillava e balbettava molto, tra le risate. Stava ancora piegato e si contorceva, continuando a cercare invano di scacciare le mani che l’assalivano. La vestaglia viola, con la cintura sciolta, frusciava a ogni suo movimento.

Furono solo le donne, a parlare: all’inizio, anzi, parlò solo Fa Lo Suee. — Ti abbiamo fatto davvero paura, no? — Spiegò in fretta: — Jaime si spaventa facilmente, Shirl, soprattutto quando è sbronzo. È bastato grattare con la chiave la porta. Avanti, Shirl, dagli il fatto suo! — Poi, riprendendo il tono alla Fu Manchu: — Cosa stavate facendo, tu e il dottor Petrie? Nell’Honan, signor Nayland Smith, abbiamo un infallibile sistema cinese per accertare l’omosessualità. O forse sei ambidestro? Noi abbiamo l’antica sapienza dell’Oriente, tutta la tradizione tenebrosa che Mao Tse-tung ha dimenticato. Unita alla scienza occidentale, non ha rivali. (Dai, ragazza mia, così, senza paura!) Ricorda i miei thug e i miei dacoit, signor Smith, i miei scorpioni dorati e le mie scolopendre rosse lunghe quindici centimetri, i miei ragni neri con gli occhi di diamante che attendono nel buio e poi ti balzano addosso! Ti piacerebbe che te ne infilassi uno nelle mutande? Ripeto: cosa stavate facendo tu e il dottor Petrie? Bada a quello che dici. La mia assistente, Shirley Soames (continua, Shirl!) ha una memoria che sembra una trappola per topi. Nessuna menzogna passerà inosservata.

Franz, impietrito, aveva la sensazione di guardare granchi e anemoni di mare che correvano e afferravano, fronde che si tendevano, chele e bocche di fiori che si aprivano e si chiudevano in un acquario. L’infinita commedia della vita.

— Oh, a proposito, Jaime, ho risolto il problema del diario di Smith — disse Fa Lo Suee, in tono vivace e disinvolto, mentre le sue mani diventavano ancora più attive. — Questa è Shirl Soames (gli stai facendo colpo, ragazza mia!) che da anni e anni è assistente di suo padre nella libreria Gray’s Inn, nell’Haight. E ricorda l’intera faccenda, anche se è stato quattro anni fa, perché ha davvero una memoria che sembra una trappola per topi.

Il nome “Gray’s Inn” si accese come un’insegna al neon nella mente di Franz. Come aveva potuto dimenticarsene?

— Oh, le trappole ti fanno paura, vero, Nayland Smith? — continuò Fa Lo Suee. — Sono crudeli con gli animali, no? Sentimentalismo occidentale. Ti faccio sapere, per tua edificazione, che la nostra Shirl Soames, qui presente, è capace di mordere, oltre che di mordicchiare deliziosamente.

Mentre diceva questo, Fa Lo Suee fece scorrere la mano destra guantata di seta lungo il sedere della ragazza, e verso l’interno, fino a quando parve che la punta del dito medio si fosse posata a metà strada fra gli orifici esterni dell’apparato riproduttivo e di quello digerente. La ragazza dimenò i fianchi da sinistra a destra, in un arco cortissimo.

Freddamente, clinicamente, Franz prese nota di quelle azioni e del fatto che in altre circostanze sarebbe stato un gesto eccitante, capace di mettere anche a lui la voglia di fare altrettanto a Shirley Soames. Ma perché lei, in particolare? Riaffiorò qualche frammento di un ricordo inquietante.

Fa Lo Suee notò Franz e girò la testa. Gli rivolse un sorriso molto compassato, con gli occhi vitrei, e disse in tono grave: — Ah, lei dev’essere Franz Westen, lo scrittore che ha telefonato stamattina a Jaime. Dunque anche a lei interesserà quello che ha da dire Shirley.

“Shirley, smettila di tormentare Jaime. Ne ha avuto abbastanza. È lui, il signore in questione?” E, senza togliere la mano, girò delicatamente la ragazza verso Franz.

Dietro di loro Byers, ancora piegato in due, stava tirando profondi respiri misti a risatine, mentre cominciava a riprendersi dal trattamento subito.

Con gli occhi illuminati dall’anfetamina, la ragazza squadrò Franz. E lui si rese conto che conosceva quella piccola faccia felina e furba (la faccia di un gatto che lecca la panna), anche se la ricordava su un corpo ancora più magro, e più piccolo di tutta una testa.

— È proprio lui — disse Shirley, in un tono rapido e brusco che aveva ancora qualcosa della ragazzina. — Esatto, signore? Quattro anni fa hai comprato due vecchi libri legati insieme, di un lotto che era lì da anni e che mio padre aveva comprato da un certo George Ricker. Eri ubriaco, proprio ubriaco fradicio! Siamo andati insieme fra gli scaffali, e io ti ho toccato, e tu avevi un’aria così strana. Hai pagato venticinque dollari per quei vecchi libri. Credevo che tu pagassi per avere la possibilità di palparmi. È così? Tanti uomini anziani lo facevano. — Lesse qualcosa nell’espressione di Franz: i suoi occhi s’illuminarono, e proruppe in una risatina roca. — No, ci sono! Hai pagato tanto perché ti sentivi colpevole, perché eri così ubriaco che credevi (è proprio da ridere!) di avermi molestata, mentre ero stata io, nel mio soave modo di bambina, a molestare te! Ero bravissima a molestare, era stata la prima cosa che mi aveva insegnato il mio caro papà. Ho imparato con lui. Ed ero la grande attrazione del negozio di papà, e lui lo sapeva! Ma avevo già scoperto che con le donne era meglio.

Intanto continuava a dimenare i fianchi, lascivamente, inclinandosi un po’ all’indietro. Adesso portò dietro i fianchi la mano destra, presumibilmente per posarla su quella di Fa Lo Suee.

Franz guardò Shirley Soames e gli altri due, e comprese che quanto aveva detto la ragazza era vero, e comprese anche che era così che Jaime Donaldus Byers sfuggiva alle sue paure (e Fa Lo Suee alle sue?). E senza una parola, senza cambiare l’espressione piuttosto stupida, si voltò e uscì dalla porta aperta.

Fu assalito da una fitta acuminata (“Sto abbandonando Donaldus!”) e da due pensieri fuggevoli (“Shirl Soames e i suoi toccamenti erano il ricordo tenebroso, muffito, tentacolare, che ho avuto sulla scala ieri mattina” e: “Fa Lo Suee immortalerebbe quel momento raffinato nell’argento, magari intitolandolo L’oca amorosa?”) ma tutto questo non bastò a indurlo a soffermarsi e a cambiare idea. Mentre scendeva i gradini, nella luce che filtrava intorno a lui dalla porta, i suoi occhi stavano già controllando sistematicamente l’oscurità che gli si stendeva davanti, in cerca di presenze ostili. Ogni angolo, ogni area aperta, ogni tetto in ombra, ogni abbaino. Quando arrivò sulla strada, la luce che lo circondava svanì: la porta alle sue spalle si era chiusa senza far rumore. Per lui fu un sollievo: adesso era un bersaglio meno vistoso, nella piena tenebra d’onice che tornava a rinserrarsi su San Francisco.