— Forse, però, sarà tra le sue carte, in città — concluse.
— Vogliamo andare?
— Ora?
— Sono a vostra disposizione.
— Oggi non posso. — Scuoteva il capo. — Viene a pranzo Lance. Domani, forse.
— Domani va benissimo — ribatté Casey. — Potremmo trovarci… — Tacque, dicendo a se stesso: “piano, Casey”. — Vi telefonerò a casa in mattinata.
— Mi occorrerà un po’ di tempo per arrivare in città.
— Alle undici.
Casey si avviò verso la porta e, pur non avendo scoperto molto, gli sembrava di essere sulla pista buona. Sentiva nell’aria di essere sul punto di fare importanti scoperte. Aveva già afferrato la maniglia, quando disse: — Spero di chiarire tutto in breve, in un modo o nell’altro. Allora potrete rivedere vostra figlia: sono certo che ve ne ricorderete, se vi venisse la tentazione di piangere sulla spalla di Gorden.
Phyllis non gli rivolse domande o per lo meno non troppe. Casey non sapeva a che ora si fosse svegliata e accorta della sua assenza perché non glielo disse; anzi, per tutta la giornata quasi non apri bocca. La sera uscirono per andare a pranzo e poi al cinematografo e, mentre rincasavano, gli chiese dov’era stato.
— A zonzo — rispose. — Volevo riflettere.
— Anch’io ho riflettuto.
Il suo tono era grave e, approfittando di un semaforo rosso, Casey scrutò il suo viso, serio e pensieroso alla luce del lampione.
— Non torniamo a casa — lo supplicò.
— Che vuoi dire?
— Non torniamo da Big John, non torniamo in nessun posto. Continuiamo in macchina.
— E dove andiamo?
— In qualsiasi posto… mi è indifferente. Lasciamo la città e non pensiamo più a quanto è accaduto.
— Parli come una pazza — esclamò Casey. — Non possiamo andar via, lo sai benissimo. Devo occuparmi di questa faccenda fino in fondo, ormai ci sono dentro. Quando avrò trovato Carter Groot…
Non le aveva mai detto gran che di Groot, a parte un accenno quell’ultima sera nell’appartamentino.
— Quando l’avrai trovato!
Il semaforo dava via libera e gli automobilisti alle loro spalle premevano tutti sul clacson, ma Casey udì la sua frase, sebbene fosse stata pronunciata sottovoce.
— Non capisci! — proseguì Phyllis. — Carter Groot è morto, e quando sarai al corrente di ciò che sapeva…
Certe frasi non è necessario finirle.
16
Le undici. Casey chiamò dalla cabina telefonica del bar all’angolo, nel caso che Phyllis fosse curiosa, come palesemente era. La signora Brunner doveva essere seduta accanto al telefono perché rispose subito, e la sua voce all’altro capo del filo suonava un poco tesa e stanca.
— Ho riflettuto e vorrei parlarvi — disse.
— Noi due soli?
— Noi due soli.
Esistevano vari luoghi dove star soli, e date le circostanze Casey sapeva quale fosse il suo preferito: un piccolo ristorante, ritrovo di artisti, nella South Wabash Street. Da tempo non lo frequentava, ma non era cambiato nulla. Se ne stava seduto in una nicchia in fondo alla sala, quando la signora Brunner entrò, guardandosi attorno per andare a raggiungerlo non appena lo ebbe scorto. Era ormai mezzogiorno, e nel locale affollato, rumoroso e soffuso di deliziosi aromi, sedeva anche Maggie Doone a un tavolo in centro, da cui poteva osservare ciò che accadeva, gustando un piatto di “gulash”.
Era stata piena di comprensione, Maggie. — Sono davvero beata di non avere altro da fare che occuparmi di voi — aveva brontolato per telefono. — Suppongo che mi toccherà anche pagare la mia colazione. — Giustissimo, perché agli effetti della signora Brunner Casey non la conosceva affatto. Si sentiva tuttavia più a suo agio, sapendo che era a tiro una persona pronta a fargli cenno nel caso che il concetto di una solitudine a due implicasse per la signora Brunner la presenza di Lance o di un paio di uomini della Squadra Omicidi.
Era vestita di nero. Il tipo di donna a cui il nero si addice, che indossa qualsiasi cosa con eleganza e ne è conscia, pur mostrando di non dare troppa importanza alla cosa. Eppure non bastavano la dignità, l’educazione e la misura, frutto di sette generazioni aristocratiche, per celare la lotta che si svolgeva in fondo ai suoi occhi, quegli occhi profondamente cerchiati, che tradivano l’insonnia. Volle soltanto un caffè e poi disse: — Ho riflettuto su quanto mi avete raccontato e mi sembra che siate un giovanotto ostinato.
— E’ un complimento?
L’ombra di un sorriso allentò la tensione. — Non ha importanza — replicò. — Ciò che conta, invece, è che non ho intenzione di sottovalutarvi. Mi sembrate capace di scovare qualsiasi informazione, quindi tanto vale essere sinceri. Parlo di Lance, s’intende. Voi continuerete a stargli alle costole, immagino.
— Senz’altro. — Il tono di Casey non ammetteva replica.
— E allora cercherò di agevolarvi il compito. Avete ragione su un punto: centomila dollari erano troppi per quella proprietà. Ne bastavano trentacinquemila.
Non pareva affatto seccata, e si sarebbe detto che Gorden fosse colpevole semplicemente di avere trascurato un semaforo rosso o di avere infilato la macchina in una via a senso unico. Casey capi che per lei non era stata una sorpresa, che l’aveva sempre saputo.
— Ieri non sono stata del tutto sincera con voi — prosegui, — Andai a vedere la proprietà e, per quanto poco mi intenda di affari, ebbi dei sospetti. Assunsi qualche informazione e venni a sapere che era stata venduta per trentacinquemila dollari, sei mesi prima che Lance concludesse l’affare.
— Sicché, lo sapete da un pezzo!
— Da molti mesi.
— E continuate a ritenere che Gorden sarebbe un genero ideale?
Lo stupore di Casey era paragonabile alla serenità di lei. Il vago dolce sorriso che le increspava le labbra suscitava in lui il desiderio di picchiare il pugno sul tavolo. Quella donna era pronta a subire qualsiasi cosa: avrebbe sempre offerto l’altra guancia, si sarebbe sempre lasciata truffare da Gorden o da qualsiasi altro imbroglione.
Intanto stava dicendo con calma: — Suppongo che per voi sia difficile capire. A dire il vero, Lance e io discutemmo in proposito non appena ebbi scoperto la verità. È un uomo giovane, signor Morrow, molto innamorato di mia figlia. È una situazione difficile per un giovanotto orgoglioso e praticamente senza un soldo sposare una ragazza ricca. Non vi pare?
— Non ne so nulla — borbottò Casey imbarazzato. — Forse tutto si appiana, truffando la famiglia di lei per farsi un bel gruzzoletto.
— Col vostro modo di esprimervi, la cosa assume un sapore davvero antipatico.
— E col vostro?
— Tragico, più che altro. Sono sicura che Lance è onesto in fondo all’animo. Sono stata io imprudente a mettergli quella tentazione a portata di mano, quando era già stato turbato per via di Phyllis. È colpa mia quanto sua.
— La legge non sarebbe di questo parere.
— La legge non c’entra. Voleva restituire il denaro, ma gli dissi di tenerlo più o meno come prestito… e come lezione. Ecco perché non voglio divulgare il fatto.
— Mi pare di capire che il signor Brunner non ne fosse al corrente.
Non rispose. Il pensiero di Casey era abbastanza evidente, e chiunque nei suoi panni avrebbe formulato lo stesso giudizio. La signora Brunner si morse a sangue il labbro inferiore, rendendosi conto di avere detto troppo, ma ormai era tardi. Giocherellava con la cerniera della borsetta e fece l’atto di alzarsi, ma Casey tese una mano verso di lei.
— L’assegno annullato — disse. — Ricordate?
— Che cosa intendete fare?
— Dipende da ciò che farete voi. Non intendo chiamare a gran voce la polizia purché voi facciate altrettanto, se è questo a cui pensate. Voglio soltanto vedere un tale per parlargli di quei centomila dollari.