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— Entrate, signor Morrow — disse. — Vi aspettavamo. Non credo che conosciate il fidanzato di mia figlia, il signor Gorden.

Mentre questi balzava in piedi, dal suo viso si capì che aveva riconosciuto l’uomo che gli stava di fronte. — Ah, siete voi! — esclamò. — Mi pareva…

Casey non si era ripreso a sufficienza per difendersi dall’attacco improvviso, ma l’ordine perentorio della signora Brunner fece il suo effetto. Ma forse non era stata soltanto la voce di lei a frenare Gorden, perché d’un tratto Casey vedeva chiaro, come se si fosse squarciato un velo. Dai suoi occhi traspariva tutto ciò che sapeva sul conto dell’altro, che per un attimo parve perfino essersi rimpicciolito.

— Scusa — disse — non è questo il luogo, capisco… ma dopo quello che ha fatto…

— A suo tempo il signor Morrow risponderà di quanto ha fatto. Credo anzi che dovrà rispondere di molte cose.

Stupito di possedere ancora una voce, Casey intervenne. — Non facciamo i ritrosi. Di che cosa dovrei essere incolpato?

La domanda non era rivolta a nessuno in particolare, ma i suoi occhi si erano posati su Phyllis. Per un attimo lo sguardo di lei si fece incerto, e Casey capì che non poteva sperare molto di più da lei. Era di nuovo Phyllis Brunner, la ragazza del bar Nuvola, dalla pelliccia di visone, dal profumo conturbante. Sì, anche il profumo non mancava, oltre il vestito parigino e la pettinatura complicata, e la stanzetta in casa di Big John apparteneva a un altro mondo.

Quando Gorden fece per avviarsi verso la porta, la signora Brunner tirò di nuovo il guinzaglio. — Dove vai? — chiese.

— Al telefono. È una questione che riguarda la polizia.

— Aspetta. Sentiamo il signor Morrow, prima.

Furbo, quel Gorden. Sapeva benissimo che lei l’avrebbe fermato. È sempre il gesto che conta.

— L’avete già sentito il signor Morrow — fece Casey. — Domenica mattina vi ho detto tutta la verità.

(“Sì, ero proprio qui domenica mattina. Lo sapevi, Phyllis, non è vero? È per questo che volevi scappare ieri sera. Invece non siamo scappati. Sei scappata soltanto tu, tra le braccia di Gorden. Perché?” La domanda non ottenne risposta. Neppure un cenno.)

Con tono calmo, la signora Brunner obiettò: — La versione di mia figlia è diversa. Dice che la tenete prigioniera fin dalla notte in cui mori mio marito.

Un sorriso grottesco torse le labbra di Casey. Ormai nulla lo coglieva più di sorpresa, si aspettava qualunque cosa. — C’è altro? — chiese.

— Non vi pare che basti? — Una vampata di rossore era salita al viso di Gorden. — Ad ogni modo, Phyllis può anche dare qualche informazione sul delitto.

— Non mi stupisce — osservò Casey, in tono asciutto. — Ma come mai avete bisogno d’informazioni? Soffrite di amnesie?

La stanza non era più tanto accogliente, e persino il fuoco sembrava freddo. “Parla, Casey Morrow, fai lo spiritoso, non aver l’aria di un uomo che si lascia prendere dal panico, perché è prossimo lo schianto.” Ma ormai sapeva già come sarebbero andate le cose, lo sapeva, adesso che era troppo tardi. Un bellissimo tranello, proprio bellissimo. Oppure no? Qui sorgevano i dubbi assillanti: d’accordo, Phyìlis mentiva, ma chi gli garantiva che non attribuissero a lui l’uccisione di Brunner? Da tempo non si era più abbandonato a tali pensieri, ma ora tutti i vecchi dubbi riaffioravano, e aveva paura. Quando si lasciava prendere dal panico, era soltanto capace di diventare aggressivo, quindi esclamò: — Non occorre che mi diate particolari, so bene che genere di favole vi ha raccontato. Le stesse che le servirono per minacciarmi, se non mi fossi schierato al suo fianco, aiutandola a coinvolgere voi nel delitto, Gorden.

— Mentite!

— Ma certo, mento. Tutti mentono. Forse non è mai esistito un omicidio, forse anche quello è una menzogna. Forse si tratta di una di quelle ingegnose fandonie che Phyllis ama raccontare al prossimo. Dimmi, tesoro, hai svelato la grande notizia a tua madre?

Priva dell’appoggio della spalla di Gorden, Phyllis pareva ancor più piccina. Rannicchiò le gambe sotto l’ampia sottana e lo fissava, cercando di lanciargli un incomprensibile messaggio, ma era tardi per lanciare messaggi.

— Notizia? — ripeté la signora Brunner. — Che notizia?

— Allora non le hai detto nulla? Via, amore, mi pare che mammina dovrebbe saperlo. Forse non approverà nozze tanto affrettate, forse non le garberà neanche quella dote di cinquemila dollari, ma comunque ha il diritto di saperlo.

Le parole gli uscirono dalle labbra proprio come aveva voluto, e tanto per cambiare restasse pure a bocca aperta qualcun altro. Il viso terreo di Phyllis, però, gli ripeteva che era una mossa sbagliata. La situazione sarebbe peggiorata, chiarito il punto.

Capì di avere visto giusto quando lei esclamò: — Nozze! Non capisco di che cosa stiate parlando, signor Morrow, ma comincio a sospettare che siate malato di mente.

18

Tutti lo fissavano. Sentiva i loro sguardi severi e interrogativi, ma vedeva soltanto che con ogni sillaba di quell’incredibile asserzione gli occhi di Phyllis si erano sbarrati sempre più. Anche mentre cercava di parlare, di protestare in qualche modo, capiva che in fondo non ne valeva la pena. Phyllis sapeva quel che faceva, lo aveva sempre saputo, e se lui non capiva, pazienza. Il quadro cominciava a essergli chiaro, il magnifico quadro nella magnifica cornice.

Intanto Gorden ricominciava a far flettere i muscoli e gridava: — Che cosa state cercando di dire? Che cos’è questa storia di un matrimonio?

— Non lo so — fece Casey. — Credevo di saperlo, ma adesso non ne sono più sicuro.

Phyllis osservò: — Non esiste una clausola legale secondo cui la moglie non può testimoniare contro il marito? Può darsi che stia pensando a quello.

— Esiste anche una legge sui rapimenti. — Casey sorrideva ironico. — Chissà come funzionerebbe applicata al rovescio?

Non era possibile mentire a quel modo, volutamente, senza il minimo cenno d’incertezza. Teneva gli occhi fissi su Phyllis in attesa che si tradisse, ma la signora Brunner si alzò dalla poltrona accanto al camino e s’interpose fra loro dicendo con calma: — Abbiate la cortesia di finire il vostro discorso, signor Morrow.

— Ho già finito.

— Avete insinuato di aver sposato mia figlia.

— No… l’ha insinuato lei. So soltanto quello che mi ha raccontato visto che al momento ero leggermente sbronzo.

— Quale momento? — volle sapere Gorden. — Dove e quando sarebbe stato celebrato questo supposto matrimonio? Dovrebbe essere abbastanza facile controllare.

Già, doveva essere facile. Strano che non gli fosse mai venuto in mente da quel pomeriggio piovoso in casa di Maggie, quando Phyllis gliene aveva dato l’annuncio. Il racconto di lei era pieno di falle chilometriche. Aveva detto che si erano sposati nell’Indiana, chissà in che punto, e non aveva neppure mostrato la licenza; non aveva mai posseduto l’anello matrimoniale. Casey non le aveva tuttavia rivolto alcuna domanda, troppo indaffarato a seguire le piste dell’uccisore di Brunner: altra idea di Phyllis, anche quella. Lo aveva minacciato in presenza di Maggie e ora stava mettendo in atto la minaccia. Infatti si ostinava a dire: — È falso, non so niente di un matrimonio, non so di che cosa stia parlando.

— Secondo me, è una questione che riguarda la polizia — insistette Gorden.

— Per una volta vi do ragione — approvò Casey.

Nessuno se l’aspettava, lo tradì lo stupore sul viso di Lance. Vedendo che si era fatto esitante, Casey reagì come se si fosse trovato davanti a un semaforo che dava via libera e fu pronto ad aggiungere: — Perché non invitiamo qualcun altro a questa festicciola? Per esempio il vostro amico Vanno, che non stava troppo bene quando l’ho lasciato un paio d’ore fa. Vi ricordate di lui, non è vero? Quel socio che mi avete messo alle calcagna armato di sfollagente.