— Casey!
Maggie sapeva che cosa bisognava fare. Era evidente dal modo con cui gli stringeva il braccio. — Non tornate da lei! Non fate lo sciocco.
— Sono sciocco, invece — ribatté Casey con un sorriso, sollevandole il mento con due dita. — È proprio quanto vi stavo dicendo.
— Ma non potete essere sicuro che sia stata Phyllis. Non l’avete vista.
— Per questo vado ad accertarmene.
— E poi?
Certe domande erano troppo stupide e non valeva la pena di rispondere. Che importava? Era solo questione di tempo, prima che il tenente Johnson dagli occhi azzurri rintracciasse Casey Morrow; nessuno al mondo avrebbe prestato fede al suo racconto. Prima o poi la morte lo attendeva. Capita a tutti. Strinse ancora un momento fra le dita il mento di Maggie, poi le accarezzò lievemente il buffo viso tondo. — Non capisco una cosa — mormorò. — Non capisco voi, Maggie. Come mai vi trovate invischiata in questa storia? Perché non siete andata per i fatti vostri?
Maggie riuscì a tirar fuori un sorriso un poco ironico. Era abbastanza saggia per capire quando non è più il caso di discutere.
— Ho una vita molto monotona — disse. — Volevo scrivere qualcosa di eccitante nel mio diario.
Ora che tutto era finito, o quasi, Casey non ricordava che sensazione gli avesse dato la paura. Tornò nel punto dove aveva parcheggiato la guida interna e ripassò davanti allo sporco stabile in mattoni, senza provare l’ombra di apprensione. Anche per strada regnava l’indifferenza. I capannelli di curiosi si erano dispersi e la gente aveva fatto ritorno alle case calde, mentre già da tempo l’eco dell’ultima sirena si era andata spegnendo nell’oscurità. Addio Lance Gorden, bel ragazzo dal cervello troppo fertile.
Il resto fu normale procedura. Filava a buon passo, inconscio della velocità, e ormai il nevischio si stava tramutando in neve, una neve turbinante che si scioglieva nelle strade ma che avrebbe coperto di un sottile velo i campi oltre la Harlem Avenue. Prim’ancora che la guida interna grigia fosse arrivata alla villa cintata dalla palizzata bianca, il pensiero di Casey era tornato a Phyllis.
Nessuno lo fermò, nessuno gli intralciò il cammino. Così doveva essere: tutto era stato prestabilito e ogni suo gesto faceva parte del destino.
L’oscurità era rotta soltanto da alcune finestre illuminate al piano superiore, indubbiamente quelle dell’appartamento di Phyllis.
Come gli riusciva di essere silenzioso quando voleva! In fondo, se avesse potuto avere una seconda vita, la carriera del ladro avrebbe potuto essergli redditizia. Facilissimo. Qualcuno dimentica sempre una finestra o una porta aperta, tutti sbagliano, anche Phyllis Brunner. S’inoltrò cautamente nel buio e quando ebbe trovato le scale si fermò, tendendo l’orecchio. Silenzio di tomba.
Nelle case dei ricchi, per fortuna, le scale non scricchiolavano mai. Ogni asse al suo posto, tappeti sparsi ovunque, cardini ben oliati che non cigolano quando una porta viene aperta di soppiatto. Nella sua camera Phyllis sedeva davanti allo specchio e si spazzolava con cura i capelli color miele. Indossava una vaporosa vestaglia lilla e i suoi movimenti erano calmi e regolari finché, di colpo, la spazzola d’argento s’immobilizzò a mezz’aria.
Casey gliela tolse di mano: pareva essere uscito dallo specchio.
— Casey!
Non fu un grido, ma un sussurro.
La guardava e pensava che mai demonio era stato così bello. — Che profumo adoperi? — le chiese. — Deve chiamarsi “Bacio della morte”.
Forse l’immagine riflessa nello specchio era irreale. Phyllis sentiva che occorreva voltarsi, ma aveva paura e non mascherava più il suo terrore.
— Che cosa fai qui? — riuscì a dire finalmente. — Che cosa è successo? Dov’è Lance?
— Per quel che ne so io è ancora dove l’hai lasciato tu, con una pallottola in testa.
— No!
— Non preoccuparti. Nessuno saprà mai che sei stata tu. Sulla rivoltella ci sono le mie impronte, lo sai bene. Non ho premuto il grilletto com’era stato deciso, ma ho tenuto in mano l’arma. Sono stato più fortunato di Gorden: la mia era carica.
Casey depose sul tavolo la spazzola e prese il lungo tappo appuntito di una delle bottiglie di cristallo, annusando poi il profumo pungente con un sorriso ironico. — Dovrei forse essere lusingato — aggiunse. — Mi hai per lo meno concesso di vivere per un po’.
— Non capisco di che cosa parli — protestò Phyllis. — Non mi sono mai mossa di qui.
— Di’ pure. Mi hai convinto a fare tante cose, perché smettere?
— Ti sto dicendo la verità!
— La verità? Che cosa ne sai tu della verità?
Chi sapeva la verità, in effetti? Casey aspettava, sperando che gli potesse rispondere. Perché? Per denaro? Casey Morrow era dunque sceso tanto in basso per qualche miserabile migliaio di dollari? Non poteva essere questa la verità. La verità era lì davanti a lui, con le labbra socchiuse e gli occhi sbarrati per lo spavento.
— So che cosa stai pensando! — gridò Phyllis. — Per via di ieri sera pensi che io ti abbia sempre mentito. Ma non capisci? Non capisci? Ieri sera ho dovuto mentire perché tu hai parlato del matrimonio e la tua vita non valeva un soldo se avesse saputo che eri mio marito. Saresti diventato un altro ostacolo che Lance doveva rimuovere.
— Sarà per questo che mi hai piantato, suppongo. Per questo che ti sei precipitata da lui.
— Dovevo arrivare prima!
— Ma certo! Dovevi raggiungerlo e fargli coraggio, in modo che non crollasse quando la polizia avesse stretto la rete. In modo che non svelasse chi era stato a convincerlo a uccidere Brunner. Che cosa gli avevi promesso, bellezza? Oppure basta che dia freno alla mia fantasia?
— Non è vero…
— Basta con le menzogne! — Casey ne aveva abbastanza. — Smetti di mentire, voglio sapere che cosa ne hai fatto della rivoltella. Voglio sapere dove l’hai messa e se menti di nuovo, ti ammazzo, perdio!
La luce dardeggiava sul tappo appuntito di cristallo ch’egli stringeva in pugno, traendone bagliori sinistri. L’avrebbe uccisa. Perché altro era venuto? Una bugiarda, una serpe infida che uccideva per procura e faceva in modo che i suoi mandatari si ammazzassero l’un l’altro. Meritava di morire. Ma ora l’inerzia si stava impossessando di Casey. La fissava e attendeva senza saperne il perché, visto che non potevano esistere dubbi che Phyllis Brunner meritasse la morte.
— Rivoltella? — ripeté. — Che rivoltella? Non sapevo che ne avessi una.
20
Dopo l’urlo di Phyllis, il silenzio si abbatté sulla casa. Casey fissava quel corpo steso a terra, avvolto nella vaporosa vestaglia lilla, e attendeva che il silenzio cessasse. Parve essere passato un secolo quando risuonarono passi cauti nel corridoio e la porta si socchiuse lentamente.
Apparve la signora Brunner. Vide Casey che stringeva ancora il tappo di cristallo insanguinato, poi vide Phyllis sul pavimento. Casey invece vide soltanto la Luger puntata in direzione del suo petto. Ebbe l’impulso di ridere. Non aveva nulla di comico quella rivoltella, significava la morte per lui, ma tuttavia ebbe l’impulso di ridere. Era dunque sempre stato tutto così semplice. Le sue ipotesi erano state esatte, eccettuato su un punto: la signora Brunner e non Phyllis si era valsa di Lance Gorden per eliminare il marito, la signora Brunner e non Phyllis aveva chiuso Casey Morrow in una bella trappola senza via d’uscita.
La piccola mano inguantata di lei stringeva l’arma con fermezza. — Non muovetevi, signor Morrow.
Casey non si mosse. Si limitò a lasciar cadere il tappo di cristallo dalla punta insanguinata.
— È morta?
Nessuna emozione nella voce della donna. Nulla, come se lei stessa fosse morta da tempo.