Il ponte si abbassò di nuovo, e il traffico riprese a snodarsi, ma Casey non si mosse. Fissava la fotografia in prima pagina di uno dei giornali e restava paralizzato. Un volto di ragazza. Ricordava perfettamente il profumo dei suoi capelli color miele quando gli avevano sfiorato il viso, ricordava quegli occhi leggermente obliqui dallo strano color fumo. Rivedeva il sogno, ma non era più un sogno; un viso in prima pagina, sovrastato da grossi titoli:
FINANZIERE UCCISO: EREDITIERA SCOMPARSA
— Volete che volti la pagina?
La frase sarcastica del giornalaio spezzò lo stato quasi ipnotico in cui si trovava e lo fece indietreggiare di alcuni passi. Gli occorreva quel giornale, più di qualsiasi altra cosa al mondo gli occorreva quel giornale, ma ricordava d’un tratto gli ultimi due dollari stesi sul ripiano di vetro del tavolo.
Si frugò in tasca nella vana speranza di raggranellare qualche moneta sparsa e le sue dita sfiorarono qualcosa. Piegati con cura, in fondo alla tasca. Li trasse fuori lentamente, e lisciò col pollice lo spessore dei biglietti da cento, nuovi e fruscianti. Senza neppure contarli sapeva a quanto ammontavano. Cinquemila, aveva detto il sogno. Cinquemila dollari.
3
Il sogno si chiamava Phyllis Brunner, così diceva la didascalia del giornale. Giovane, ricca e scomparsa dalla sera precedente. Il punto di grande interesse era tuttavia il padre. Darius Brunner II era morto, e la sua bella testa brizzolata era stata fracassata da venti colpi di attizzatoio, che avevano tramutato lo studio, nel suo elegante appartamento sulla riva del lago, in un obitorio. I fatti erano comprovati in pieno dalle fotografie scattate sul luogo. Non si era ancora stabilita l’ora del decesso, ma si sapeva che il defunto aveva pranzato con la sua bella segretaria, la signorina Leta Huntly, di ventotto anni, poco dopo le venti.
Quando fu interrogata dalla polizia, la signorina Huntly spiegò: — Avevamo lavorato fino a più tardi del solito in ufficio, e il signor Brunner ha insistito per condurmi a pranzo, accompagnandomi poi a casa in macchina. Mi ha lasciata al mio appartamento verso le nove e mezzo, e ho creduto che intendesse rincasare. Non posso immaginare chi sia stato a fare una cosa tanto orrenda a quell’uomo straordinario.
A questo punto si sciolse in lacrime, e uno zelante fotoreporter fu pronto a scattare.
Con il giornale spiegato sul letto, disfatto in fretta prima che arrivasse il fattorino, Casey stava finalmente imparando i fatti. Era stato un colpo di fortuna poter tornare nella camera d’albergo, e, nello stato in cui era, accoglieva qualsiasi colpo di fortuna con entusiasmo. Insieme con i cinquemila dollari aveva tratto di tasca la chiave della stanza e concluse di essere entrato al bar prima di averla consegnata al portiere. Da quel momento non era più stato in condizioni di ricordare niente e tanto meno una chiave, ma ora l’importante era di sapere quanto rammentasse il personale dell’albergo, soprattutto il cameriere del bar. Il ricordo della tetra penombra della sala gli portava qualche conforto, ma non troppo. Se lui era riuscito a vedere il viso della ragazza a quella luce fioca, il cameriere avrebbe potuto fare altrettanto, e, del resto, non era un viso che un uomo avrebbe dimenticato facilmente.
La camera era al sesto piano, ma non aveva osato prendere l’ascensore. Voleva far credere di essersi crogiolato nel suo comodo letto tutta notte, e soltanto quando ebbe chiesto per telefono il giornale del mattino si rese conto di essere un po’ fuori orario. In un batter d’occhio aveva tramutato l’aspetto della camera: il letto disfatto, la valigia di cuoio aperta, e il vestito gettato su una sedia per aggiungere una nota casalinga. Quando bussarono alla porta, si stava sbarbando nella stanza da bagno.
Spalancò l’uscio e tornò nel bagno ad asciugarsi le mani, dando modo al fattorino di vedere bene la stanza. “Dàgli tempo, Casey, nel caso che ti occorresse un alibi.”
Tornò poi con un biglietto da cento dollari e disse: — Dovrai cambiarlo, non ho taglio più piccolo. Non ci mettere un secolo perché devo acchiappare un treno.
Appena la porta si fu richiusa, riaprì il giornale con impazienza.
Il corpo di Brunner era stato trovato da Arvid Petersen, il domestico, al suo ritorno da una serata passata a giocare alle bocce.
— Non era la mia consueta sera libera, ma il signor Brunner aveva telefonato nel pomeriggio per dire che non sarebbe tornato per pranzo e che potevo uscire. Sono rincasato verso le undici e mezzo e l’ho trovato. Una cosa tremenda. Era un brav’uomo, ed ero al suo servizio ormai da vent’anni.
La signora Brunner, che aveva avuto l’annuncio nella sua proprietà di campagna presso Arlington Heights, era in stato di grande prostrazione e non voleva ricevere i giornalisti, ma non mancava una profusione di fotografie… nota signora della società, conosciuta per le sue numerose opere benefiche.
Casey gettò via il giornale seccato… Se ne infischiava delle opere benefiche della signora Brunner; a lui importava soltanto il breve accenno alla scomparsa di Phyllis. Il giornale, in complesso, dava poche informazioni e annunciava unicamente che al momento di andare in macchina non si avevano notizie della ragazza e della sua potente decappottabile. Intuendo che poteva trattarsi di un evento sensazionale, lo avevano montato a grossi titoli, pubblicando una fotografia e un paio di righe inconcludenti di commento. Ciò che Casey temeva di più era passato sotto silenzio, e non si accennava all’individuo che era uscito in compagnia di lei dal bar.
Quando riapparve il fattorino con il resto, si sentiva assai meglio e gli riuscì perfino di osservare: — Ottimo servizio — staccando un biglietto da dieci dal rotolo.
Il fattorino parve non udire. Fissava la fotografia in prima pagina con tale attenzione, che Casey rimpianse di non aver voltato il giornale alla pagina sportiva.
— Mica male — mormorò. — Peccato pensare che una ragazza come quella sia finita in qualche bidone d’immondizie.
Di età indefinibile, il fattorino poteva avere sia vent’anni sia trenta, viso sprezzante e voce che vi si adeguava. Le sue parole furono come un pugno nello stomaco per Casey, che riteneva tuttavia di dover rispondere in qualche modo: — Non capisco. Il giornale dice soltanto che è scomparsa.
— Il giornale! Non sa ancora tutto la stampa, e anche quando salterà fuori la verità, dovranno annacquare il vino. Trattandosi di gente di alto bordo, non si può render pubblico quello che si sa sul conto della ragazza. Chiaro?
Casey esitò. Poteva darsi che si trattasse di pettegolezzi, ma il fattorino pareva molto sicuro del fatto suo, e, del resto, giunti a questo punto, non era peggio un’informazione inesatta di una totale mancanza di informazioni. — Si direbbe che tu sappia un sacco di cose — disse, subito ricompensato da una smorfia, che con un po’ di buona volontà avrebbe potuto sembrare un sorriso.
— So che ieri pomeriggio era qui e s’imbottiva di whisky. L’ha vista il barista. Dopo un po’ ha raccattato un ubriaco dalle nicchie e se n’è andata con lui. È facile immaginare il resto.
Casey non riuscì a fare commenti e continuò a fissare il suo interlocutore a bocca aperta, con evidente compiacimento di quest’ultimo: — Se lo sarà portato a casa e poi avranno finito per litigare. La troveranno in qualche bidone d’immondizie; prima o poi doveva succedere.
Ora mostrava interesse per i dieci dollari, ma Casey fece finta di nulla e ribatté con tono secco: — Non mi sembra il tipo di ragazza da raccattare ubriachi. Forse il vostro amico barista si lascia influenzare dai titoli dei giornali e crede di aver visto Phyllis Brunner.