«L'emergenza è arrivata,» disse l'immagine-Paul, attraversata a intervalli dalla luce rossa, che rendeva l'immagine ancor più simile a un'anima dannata. «Dovremo interrompere questo collegamento.»
L'immagine-Don disse:
«Il Vagabondo sta richiamando le sue astronavi.»
Hunter disse, con forza:
«Avvertiremo quelli di Vandenberg. Ci vedremo là. Oppie: acceleratori lineari di ottomila miglia, e un ciclotrone di quel diametro. Buona fortuna!»
Ma in quello stesso istante le due immagini scomparvero. Non impallidirono, né si dissiparono… sparirono completamente, in un batter di ciglio.
Hunter e Margo abbassarono lo sguardo, osservando il fianco della collina rosseggiante. Anche la risacca era rossa, lo schiumare inquieto di un oceano di lava. L'accampamento era in preda all'agitazione: c'erano delle piccole figure che si muovevano intorno, si raggruppavano, puntavano il braccio.
Ma una di queste figure era più vicina. Nascosto dietro un masso, a meno di sei metri di distanza, Bacchetto li osservava attonito, invidioso, e i suoi occhi brillavano di una fame inappagabile, mentre la luce rossa balenava ritmicamente sul suo viso.
CAPITOLO XLI
A cinquanta milioni di miglia dalla Terra, verso lo spazio interstellare, l'astronauta Tigran Biryuzov poteva vedere il Richiamo Rosso chiaramente, mentre lui e i suoi cinque compagni orbitavano intorno a Marte, sulle tre astronavi della Prima Spedizione del Popolo dell'Unione Sovietica. Agli occhi di Tigran, la Terra e il Vagabondo erano due pianeti luminosi, separati come due stelle adiacenti delle Pleiadi. Anche nello spazio senz'aria, le loro forme gibbose non erano visibili agli occhi dell'astronauta comunista, senza l'uso del telescopio.
Le comunicazioni radio con la base si erano interrotte nel momento dell'apparizione del Vagabondo, e per due giorni i sei uomini erano stati sconvolti dal dubbio, non sapendo che cosa stesse accadendo nella più vicina orbita in direzione del Sole. Il progettato sbarco sulla superficie di Marte, previsto per dieci ore prima, era stato rimandato.
I telescopi mostravano loro la situazione astronomica con sufficiente chiarezza… la cattura e la distruzione della luna, i fantastici disegni della superficie del Vagabondo… ma questo era tutto.
Non solo il Richiamo Rosso era chiaramente visibile agli occhi di Tigran, ma anche i suoi cupi riverberi sanguigni sulla faccia della Terra. Cominciò ad annotare, «Krasniya molniya…» e poi s'interruppe, per picchiarsi la guancia con le nocche della mano, in un parossismo di curiosità frustrata, e pensò, «Lampi rossi! Madre di Lenin! Sangue di Marx! E adesso cosa succederà? E adesso cosa succederà?»
Gli studiosi dei dischi volanti avevano molte domande da fare, sulla conversazione così stimolante e così forzatamente limitata avuta con Paul e Don. Quando Hunter e Margo ebbero finito di rispondere a quelle domande, il Richiamo Rosso aveva già smesso di lampeggiare, e la marea, il cui riflusso era rapidissimo, aveva già scoperto una parte maggiore della strada per Vandenberg, e perfino un tratto dell'Autostrada Costiera.
Hixon fece un rapido riassunto della situazione, indicando con il pollice il Vagabondo:
«Così loro hanno dei dischi volanti, cosa che già sapevamo. E possiedono dei raggi a energia che possono abbattere le montagne e perforare un pianeta, probabilmente. E hanno dei televisori tridimensionali assai migliori dei nostri, cosa prevedibile. Ma adesso sembra che siano in pericolo, e questo non è possibile! Per quale motivo loro dovrebbero essere in pericolo?»
Ann disse, radiosamente:
«Forse sono inseguiti da un altro pianeta.»
«Tutto, ma questo no, Annie, ti prego!» protestò Wojtowicz, comicamente. «Un pianeta fantasma è il massimo che io posso sopportare.»
In quel momento il paesaggio s'illuminò, e Clarence Dodd che, unico tra loro, stava guardando a est, emise un suono strozzato, gorgogliante, come se avesse voluto gridare e avesse ricacciato in gola il grido… poi abbassò il capo, curvandosi, quasi per sfuggire all'orizzonte orientale, e nello stesso tempo puntò il braccio in quella direzione, sopra le montagne.
Sospesa lassù, tra il Vagabondo e l'orizzonte orientale, c'era una forma gibbosa, grande una volta e mezzo il Vagabondo, tutta di un uniforme grigio acciaio, a eccezione di una specie di faro scintillante, a metà strada tra il bordo rotondo e il bordo più piatto.
Margo pensò, Adesso il cielo è troppo pesante… deve cadere.
Bacchetto pensò, E l'Agnello aprì un altro sigillo… e un altro… e un altro… e un altro…
Wojtowicz esclamò, sommessamente:
«Mio Dio, Ann aveva ragione. È davvero un altro pianeta.»
«Ed è più grosso.» Era la signora Hixon.
«Ma non è rotondo,» protestò Hixon, come se la cosa lo incollerisse.
«Sì, invece,» lo contraddisse Hunter. «Solo che è parzialmente in ombra, più di quanto non lo sia il Vagabondo. È nell'ombra quanto lo sarebbe la Luna, se ci fosse ancora.»
«E almeno sette diametri del Vagabondo di distanza dall'altro pianeta,» dichiarò l'Omino, che si era ripreso così in fretta dallo choc iniziale da estrarre il suo libricino d'appunti. «Si tratta di quindici gradi. Un'ora.» Tolse il cappuccio alla penna, e osservò l'orologio.
Rama Joan disse:
«Quella specie di faro è il riflesso del sole. La superficie deve essere una specie di specchio opaco.»
Ann disse:
«Non mi piace il nuovo pianeta, mammina. Il Vagabondo è nostro amico, tutto dorato e bello, ma questo indossa l'armatura.»
Rama Joan attirò la testa della bambina contro il suo petto, ma continuò a fissare il nuovo pianeta, e disse, in tono profondo:
«Credo che gli dei siano in guerra. Il diavolo straniero è venuto a combattere il diavolo che conosciamo.»
L'Omino, che stava già prendendo appunti, disse in tono deciso:
«Chiamiamolo Straniero… sì, lo Straniero è un nome buono.»
Il giovane Harry McHeath pensò, Oppure potremmo chiamarlo Lupo… no, questo potrebbe confonderlo con le Fauci.
La signora Hixon disse, quasi in un ringhio:
«Oh, per la misericordia di Cristo, risparmiateci la poesia! Un nuovo pianeta significa altre maree, altri terremoti, altro Dio solo sa cosa!»
Mentre questa scena si svolgeva, Ray Hanks continuava a chiamare, in tono querulo, dal camion:
«Di che cosa state parlando? Non vedo niente da qui. Avanti, qualcuno mi dica qualcosa. Di che si tratta?» Il giovane Harry McHeath stava pensando che era meraviglioso trovarsi là, vivi, essere nati per poter assistere a simili prodigi, e compianse la miseria di coloro che non potevano assistere a un simile splendore celeste. Così fu naturale che la supplica di Ray Hanks lo raggiungesse direttamente. Saltò nel retro del camion, agilmente, posò la mano su uno specchio, e lo tenne inclinato in modo che Hanks potesse vedervi il riflesso dello Straniero.
Wanda, Ida e Bacchetto erano in piedi, vicini. In quel momento, Wanda sedette a terra, e si prese il viso tra le mani, e gemette lamentosamente:
«Questo è troppo. Credo che avrò un nuovo attacco di cuore.»
Ma Ida batté lievemente sulla spalla di Bacchetto, e chiese:
«Che cos'è, Charlie? Qual è il suo vero nome? Spiegalo!»
Bacchetto fissò lo Straniero con un'espressione tormentata, torturata, e infine disse, con una voce che, pur risuonando di un tono di sconfitta, aveva un bizzarro sottotono di sollievo, come se delle porte interne si fossero finalmente aperte nella sua mente: