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«Non lo so, Ida. Semplicemente non lo so. L'universo è molto più grande della mia mente.»

In quell'istante, due linee luminose sprizzarono dai due lati dello Straniero, e viaggiarono verso il Vagabondo, nello spazio di un secondo, e passarono una davanti, e l'altra dietro il pianeta, e poi proseguirono, apparentemente più lentamente, attraverso il cielo grigio, diritte come se fossero state disegnate con la riga e una penna carica d'inchiostro azzurro luminoso. Ma dove le linee azzurre passarono davanti al Vagabondo ci fu un'eruzione di bianche scintille di una luminosità quasi accecante.

Una delle linee veniva dalla faccia oscura dello Straniero, e dava una pennellata azzurrina alla falce oscura, rivelandone la forma, e la sfericità dell'intero corpo celeste.

«Gesù, ma è davvero una guerra!» Ancora una volta, Wojtowicz fu il più sollecito a reagire vocalmente.

«Raggi laser,» disse l'Omino. «Raggi di luce solida. Ma così grandi… è quasi incredibile.»

«E noi vediamo soltanto i lati,» interloquì Hunter, attonito. «Quello che filtra. Immaginatevi di guardare direttamente uno di quei raggi! La luce di un milione di soli!»

«Di cento soli, per lo meno,» disse l'Omino. «Se uno di quei raggi fosse puntato, anche solo per un momento, verso la Terra…»

Azzurro e metallo fecero esplodere nella mente di Hixon una subitanea intuizione.

«Sapete cosa vi dico?» esclamò, eccitato. «Il nuovo pianeta è la polizia! È venuto ad arrestare il Vagabondo, per averci disturbati!»

«Bill, tu sei pazzo,» gridò la signora Hixon. «La prossima volta, dirai che quelli sono gli angeli!»

«Spero che combattano! Spero che si ammazzino a vicenda!» gridò Pop, con voce stridula, tremando in tutto il corpo mentre agitava i pugni chiusi verso i due globi nel cielo. «Spero che si brucino, che si facciano a brandelli!»

«Io spero proprio di no, invece,» gli disse Wojtowicz. «Cosa ci impedirebbe di venire colpiti, allora? Ascoltami, nonno, a te piacerebbe che qualcuno combattesse una guerra nel cortile di casa tua? Ti piacerebbe di essere un bersaglio immobile, per tutti i colpi lanciati a casaccio?»

Hunter disse, rapidamente:

«Io non credo che quel raggio stia colpendo il Vagabondo. Credo che stia colpendo l'anello lunare, e disintegrando tutti i frammenti che tocca.»

«È esatto,» dichiarò freddamente l'Omino. «Quei raggi che sfiorano il Vagabondo mi sembrano l'equivalente planetario di un colpo sparato davanti alla prua.»

Hixon udì quelle parole.

«Proprio come ho detto, è un arresto,» esclamò, soddisfatto. «Sapete… 'Che nessuno si muova, o spareremo per uccidere!'».

I raggi azzurri si spensero alla base, e impallidirono e svanirono per tutta la lunghezza, rapidamente come erano apparsi. Lasciarono due gialle striscie nel cielo grigio, ma era un'impressione della rètina degli osservatori. Eppure i due raggi azzurri, benché si accorciassero sempre più, e si estinguessero rapidamente, erano ancora visibili in lontananza, dei vermi diritti e azzurri che si allontanavano nell'infinito più remoto.

Hixon disse:

«Mio Dio, credevo che non smettessero mai. Devono avere sparato per almeno due minuti.»

«Diciassette secondi,» lo informò l'Omino, sollevando lo sguardo dall'orologio. «È un fatto dimostrato che, durante una crisi, la valutazione soggettiva del tempo subisce variazioni notevoli, e i testimoni possono discordare praticamente su ogni punto. È una cosa dalla quale dobbiamo guardarci.»

«Proprio così, Doddsy, ben detto, dobbiamo tenere la testa sulle spalle,» ammise Wojtowicz, che camminava lentamente, descrivendo uno strano circolo e guardando il cielo; la sua voce era incredibilmente allegra. «Continuano a bersagliarci di sorprese, e noi possiamo semplicemente prenderle come vengono. Bene! È come essere di nuovo al fronte… è come assistere a un bombardamento, senza poter fare niente.»

Come se la parola «bombardamento» avesse fatto scattare un circuito, si udì un sordo brontolio che veniva da tutt'intorno, e poi una vibrazione, e poi la strada, sotto i loro piedi, cominciò a ondeggiare. La Corvette e il camion cominciarono a cigolare e a gemere. Ray Hanks cominciò a piangere di dolore, e McHeath, che era ancora in piedi vicino a lui, dovette aggrapparsi al fianco del camion, per non venire scagliato a terra.

Per un osservatore dall'alto, tutti apparentemente sarebbero parsi impegnati a prendere parte alla bizzarra, breve danza circolare di Wojtowicz, arricchendola di un ondeggiamento ritmico. Una delle donne gridò, ma la signora Hixon pronunciò un torrente di oscenità, e Ann gridò:

«Mammina, le rocce stanno cadendo!»

Margo sentì quelle parole, e guardò in alto, verso il costone roccioso sul quale erano stati lei e Hunter, e vide cadere i macigni, che facevano balzi fantastici… tra di essi le parve di vedere la bara del gigante, sulla quale avevano disteso la coperta. Senza indugiare per l'improvviso senso di colpa irragionevole che l'aveva invasa, estrasse dalla giacca la pistola a momentum e sporse l'altra mano, per appoggiasi alla Corvette, ma non c'era alcuna stabilità da quella parte, solo un ondeggiamento ancor più forte. I grandi massi continuavano a scendere, spiccando balzi titanici. Hunter vide quello che Margo stava facendo, le balzò accanto, e urlò:

«La freccia è puntata verso la canna?»

Lei gridò, «Sì!» E mentre i massi convergevano, come grandi animali grigi, puntò la pistola a momentum al centro della valanga e, lottando per restare in piedi, premette il pulsante.

Mentre le scosse sismiche si quietavano lentamente, i massi rallentarono la loro folle, spaventosa discesa, parvero quasi trasformarsi in grandi guanciali grigi che rotolavano lentamente, invece che rimbalzare, sempre più lentamente, per poi fermarsi accanto alla strada, quasi ai piedi di Margo, e la bara del gigante si fermò dove si era trovato il bordo dell'ombra del camion.

Hunter staccò il dito di Margo dal pulsante, e guardò la scala graduata. Non c'era più traccia di viola.

Guardò in basso, osservando il quarto di miglio di discesa fino alla Costiera, e prodigiosamente la strada gli parve libera da nuove frane, e completamente prosciugata… benché apparisse terribilmente scivolosa. Attraverso l'autostrada scintillava il reticolato che proteggeva i piedi di Vandenberg, mentre oltre l'imboccatura della salita torreggiava il grande cancello d'accesso.

In alto brillavano il Vagabondo e lo Straniero, il primo mostrando le tre macchie… lo stadio a mezz'ora esatta di distanza dall'uovo e serpente e dal mandala… il secondo gelido e sereno, come se la sua gravità non avesse avuto nulla a che fare con il terremoto.

Nel grande silenzio, Ida mormorò:

«Oh, la mia caviglia.»

Wojtowicz disse, con voce stanca:

«Cosa facciamo adesso? Quale sarà la prossima scena dello spettacolo?»

La signora Hixon sibilò:

«Non c'è niente da fare, pagliaccio! È la fine!»

Hunter spinse Margo a bordo della Corvette, e salì a sua volta, poi suonò il clacson per richiamare l'attenzione generale. Disse, ad alta voce:

«Tutti sulle macchine! Infilate quello che avete nel retro del camion, se volete, ma sbrigatevi. Andiamo a Vandenberg.»

Lo Straniero diede a molti, tra coloro che lo videro, il sentimento al quale Wanda e la signora Hixon avevano dato voce… «Questo è troppo. Questa è la fine.» Le menti più scientifiche, tra i pessimisti, notarono che lo Straniero era abbastanza vicino al Vagabondo… solo quarantamila miglia di distanza, se la distanza dalla Terra era la stessa… così che la sua gravità avrebbe enormemente aumentato, e non controbilanciato, le grandi maree che il Vagabondo aveva sollevato.

Ma molti altri furono ingenuamente entusiasti della visione del nuovo pianeta d'acciaio, e degli emozionanti raggi che esso lanciava nel cielo. Per qualche tempo, almeno, lo spettacolo astronomico distolse la mente di costoro dai loro guai, dai pensieri e dalle preoccupazioni, e perfino dai problemi di vita o di morte. Nel mare in tempesta, nelle vicinanze (orizzontalmente o verticalmente) della Florida, Barbara gridò dal ponte dell'Albatros allo spirito del vecchio KKK: «Thrilling Wonder Stortes! Oh, ma è meraviglioso,» e Benjy le gridò, solennemente, «Certo che è fantastico, signorina Barbara.»