«Roba per iniziati,» disse Margo, solennemente. E poi, «Paul!» esclamò. «C'era un articolo sul giornale, stamattina, su un tizio che affermava di aver visto muoversi alcune stelle! Ricordo il titolo: Le stelle si sono mosse, dice un automobilista che ha sbagliato strada.»
«L'ho visto anch'io. L'uomo guidava una decapotabile aperta, in quel momento, e ha avuto un incidente… perché era rimasto affascinato dalle stelle, così ha affermato. Poi la polizia ha scoperto che aveva bevuto.»
«Sì, ma quelli che erano a bordo con lui hanno sostenuto le sue affermazioni. E più tardi il planetario è stato tempestato di telefonate di gente che annunciava lo stesso fenomeno.»
«Lo so, ne abbiamo ricevute anche noi al Progetto Luna,» disse Paul. «Il solito fenomeno di suggestione di massa. Senti, Margo, la foto di cui ti parlavo è stata scattata una settimana fa, e si trattava di un fenomeno che solo un potentissimo telescopio avrebbe potuto cogliere. Non mescoliamo i fatti scientifici con assurdità che ricordano la psicosi dei dischi volanti. Dunque, dicevo che abbiamo ricevuto una foto di Plutone che mostrava tre debolissimi spostamenti stellari. Ma senti questo… Plutone non si era affatto spostato. La sua immagine era un punto nero.»
«Cosa c'è di tanto eccezionale?»
«Comunemente, non ci si sorprende nel vedere degli spostamenti della luce stellare, o perfino degli offuscamenti di immagini stellari. È l'atmosfera terrestre a produrre i fenomeni, proprio come fa sfumare e tremolare le colline in una giornata torrida… infatti, è l'atmosfera a produrre lo scintillio delle stelle di notte. Ma in questo caso, qualunque cosa stesse distorcendo la luce delle stelle doveva trovarsi al di là di Plutone. Davanti alle stelle, ma al di là di Plutone.»
«Quanto è lontano Plutone?»
«Quasi quaranta volte più lontano del sole.»
«Cosa potrebbe distorcere la luce delle stelle, nello spazio siderale?»
«È questo che rende perplessi i pezzi grossi. Un particolare tipo di campo elettrico o magnetico, forse, anche se dovrebbe trattarsi di un campo di potenza inaudita.»
«E le altre foto?» lo incalzò Margo.
Paul fece una pausa, sorpassando un autotreno che brontolava cupamente.
«La seconda, scattata quattro sere fa dal nostro satellite astronomico, e trasmessa subito dalla telecamera, mostrava lo stesso fenomeno, solo che il pianeta in oggetto era Giove, e la regione della distorsione era più vasta.»
«Così, qualunque cosa avesse causato la distorsione doveva essersi avvicinata?»
«Forse. Incidentalmente, le lune di Giove non erano state influenzate minimamente dal fenomeno. La terza foto, che ho visto l'altro ieri, mostrava una zona di distorsione ancor più vasta, al cui centro c'era Venere. Solo che questa volta anche Venere si era spostata… un bel salto.»
«Come se la luce fosse stata distorta da questo lato di Venere, rispetto alla Terra?»
«Sì, esattamente tra Venere e la Terra. Naturalmente, in questo caso avrebbe potuto trattarsi di un fenomeno atmosferico, ma gli astronomi non ne sono convinti.»
Poi Paul tacque.
«Ebbene?» lo incoraggiò Margo. «Avevi detto che le foto erano quattro.»
«Ho visto la quarta oggi,» disse lui, in tono guardingo. «Scattata la notte scorsa. L'area di distorsione era ancora più vasta. Questa volta, in essa era compreso anche il bordo della Luna. L'immagine della Luna non era stata influenzata dal fenomeno.»
«Paul! Dev'essere stato quello che ha dichiarato l'automobilista… nella stessa notte!»
«Non credo. È difficile vedere a occhio nudo una stella nelle vicinanze della Luna. Inoltre, quello che dicono i profani non conta nulla.»
«Be',» ribatté lei, «Certamente sembra che qualcosa si stia avvicinando alla Luna. Prima Plutone, poi Giove, poi Venere, ogni volta più vicino.»
La strada descriveva un'ampia curva, verso sud, e la fosca luna di rame apparve sospesa sul Pacifico, mentre essi viaggiavano.
«Aspetta un momento, Margo,» protestò Paul, staccando per un istante la mano sinistra dal volante. «Anche a me è venuta la stessa idea, così ho chiesto un parere a Van Bruster. Lui afferma che è assolutamente inverosimile che un solo campo, viaggiando nello spazio, fosse stato responsabile delle quattro distorsioni. Lui crede che il fenomeno sia stato causato da quattro campi diversi, privi di alcun collegamento tra loro… e così è fuori discussione l'ipotesi che qualcosa si stia avvicinando alla Luna. E c'è di più… lui dice che non è rimasto troppo sorpreso, alla vista di quelle foto. Secondo lui, gli astronomi sono da anni a conoscenza della possibilità teorica di esistenza di simili campi, e ora le prove concrete non cominciano ad apparire per puro caso, ma grazie ai telescopi elettronici e alle emulsioni fotografiche ultrarapide, che vengono usate da quest'anno. Le distorsioni appaiono nelle istantanee stellari, mentre con esposizioni più lunghe non sarebbero mai apparse.»
«E Morton Opperly cosa pensa delle foto?» domandò Margo.
«Lui non… No, aspetta, è stato lui a insistere di tracciare una rotta dei campi di forza da Plutone alla Luna, con gli elaboratori elettronici. Ehi, siamo passati in questo momento dall'uscita per la Collinare di Monica! È quella nuovissima, fantastica strada che attraversa le montagne e giunge a Vandenberg Tre, dove si trova adesso Opperly.»
«La rotta da Plutone alla Luna era in realtà in linea retta?» domandò Margo, rifiutando di cambiare argomento.
«No, era il più dannato zig-zag immaginabile!»
«Ma Opperly ha detto qualcosa?»
Paul esitò, e poi disse:
«Oh, ha ridacchiato, e ha detto, 'Be', se la Terra o la Luna sono il loro obiettivo, si stanno avvicinando a ogni colpo,' o qualcosa del genere.»
«Vedi?» disse Margo, con soddisfazione. «Vedi? Di qualunque cosa si tratti, la sua destinazione sono i pianeti!»
Barbara Katz, intraprendente Giovane Avventuriera e lettrice di fantascienza di antica passione, attraversò silenziosamente il prato, scomparendo dietro la siepe, allontanandosi dai lampioni stradali e dai fari della polizia di Palm Beach, e si fermò dietro un boschetto prima che il freddo fascio di luce giungesse dalla sua parte. Ringraziò Mentore, il suo dio fantascientifico, perché le calze di nailon che indossava sotto l'abito nero erano nere anch'esse, e non dei colori sgargianti così di moda… quei colori sarebbero stati visibili, anche senza il faro. La borsetta da hostess che portava in spalla era nera, e braccia e viso non la preoccupavano, perché erano abbastanza scuri da confondersi nella notte… e a farla scambiare per una meticcia, di giorno. Barbara era disposta a dare il suo contributo all'integrazione razziale, ma ugualmente trovava spiacevole il fatto di abbronzarsi così rapidamente.
Un altro carico che gli ebrei avrebbero dovuto sopportare con coraggio, le avrebbe detto suo padre, benché suo padre non avrebbe approvato il fatto che delle intrepide ragazze andassero a caccia di miliardari nelle loro tane, in Florida, tane che essi dividevano con gli alligatori. Né che queste ragazze portassero dei bikini nella borsetta.
Il faro della polizia stava frugando i cespugli, dall'altra parte della strada, ora, così lei continuò la traversata del prato, silenziosa e agile e invisibile. Decise che poteva trattarsi certamente della casa dalla quale aveva visto giungere il lampo di un cannocchiale, quando al tramonto lei aveva fatto il bagno.
Mano a mano che andava avanti, il buio s'infittiva intorno a lei. Quando girò intorno a un'altra macchia di palme, udì il ronzio di un piccolo motore elettrico, e per poco non si scontrò con un abito bianco che era seduto all'oculare di un grande telescopio bianco, montato su un treppiedi bianco e puntato verso il cielo occidentale.
Il vestito si rizzò a sedere, con una sorta di strattone che mostrò come esso venisse aiutato da un bastone, e una voce disse in alto, tremando: