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— E adesso che c'è?

Poi le sue mani strinsero con violenza la barra di guida del cingolato, facendogli compiere un brusco scarto a sinistra, mentre il cingolo anteriore sollevava un nugolo di sabbia.

CAPITOLO TERZO

La figura che giaceva davanti al cingolato era immobile come i grandi pezzi di legno portati a riva dal fiume durante la stagione delle piogge. Flinx fermò il motore mentre Scrap continuava a sbattere ansiosamente contro il finestrino anteriore. Pip andò a sistemarsi al suo solito posto sulla spalla.

Il giovane aprì la cupola trasparente, lasciando che l'aria umida e calda gli turbinasse addosso per qualche istante, prima di scendere sulla spiaggia. Nella sabbia era stata scavata una piccola scia, simile a quella che avrebbe potuto produrre una tartaruga che tornava in mare. Il piccolo sentiero partiva dalla riva del fiume per arrivare ai piedi della figura supina, mostrando così la strada percorsa dallo scampato per arrivare alla terraferma. Il suo sguardo si spostò sulla corrente che scorreva pigra: non si vedevano imbarcazioni, né si aspettava di trovarne.

Raggiunse il corpo, lo girò e si ritrovò a ricordare la frase: “Diese ist kein Mann” (Questo non è un uomo) di un antico tri-di di un'opera di Wagner. Ma lei non era Brunilde, come certo lui non era Sigfrido. Sotto lo sporco, le escoriazioni e le microscopiche punture degli insetti c'era il corpo ferito di una donna molto attraente.

Era ancora viva. Se non lo fosse stata, la sua mente non avrebbe avuto quella reazione. Lo stato in cui si trovava gli aveva risparmiato un'emicrania troppo forte, ma in quel momento non gli importava di aver dovuto sopportare quel breve dolore. Il polso era debole, ma non troppo: era chiaramente al limite dello sfinimento. La scia che portava al fiume indicava che si era trascinata fin lì camminando sulle mani e sulle ginocchia. Ma non era morta.

Quello che non riuscì a capire era perché indossasse pantaloni corti e camicia a maniche corte. Un grazioso abbigliamento per un albergo a tenuta stagna, ma potenzialmente fatale in qualunque altro luogo di Alaspin. Le braccia e le gambe erano ricoperte da minuscole morsicature di insetti e da pustole gonfie e profonde che indicavano le punture delle sanguisughe. Erano brutte a vedersi, ma rivelavano chiaramente chi le aveva prodotte. Più difficili da capire erano le escoriazioni: non sembravano prodotte dallo sfregamento contro i rami d'albero che galleggiavano sul corso d'acqua e in quel tratto di fiume non c'erano neppure delle rapide.

I capelli biondi erano tagliati corti sul davanti e sui lati, tranne che per una treccia lunga sei centimetri che partiva dietro l'orecchio destro e terminava in un nodo arruffato. Sopra ciascun orecchio i capelli erano stati tagliati a forma di stella. Era una foggia che non riconosceva, ma d'altra parte lo stile delle acconciature non era una cosa di cui si preoccupasse abitualmente.

Tastò gli abiti: sottili, leggeri e assolutamente inutili contro le rapaci specie di insetti che popolavano Alaspin. Ci sarebbero voluti i pesanti tessuti da giungla o una doppia serie di indumenti di qualche altro genere. Come diavolo aveva fatto a finire lì?

Con tutta probabilità si trattava di una sciocca turista che aveva deciso di visitare le zone selvagge da sola. E quando il suo veicolo si era guastato, aveva cercato di camminare o di allontanarsi a nuoto, invece di restare dove si trovava in attesa di aiuto. Era un atto insolitamente stupido, ma non era la prima volta che capitava. Forse stava osservando uccelli o serpenti, o magari faceva delle riprese per la tri-di.

A quel punto gli venne in mente che poteva anche essere arrivata via fiume con un'imbarcazione chiusa. Forse era affondata, e quindi non le era rimasta altra scelta che nuotare o allontanarsi a guado. Era una possibilità che aveva senso, anche perché l'acqua avrebbe impedito qualunque segnale di emergenza. Forse era più sfortunata che sciocca.

Non ebbe difficoltà a prenderla in braccio e portarla al cingolato. Farla entrare però era un altro paio di maniche. Non era pesante, ma fu costretto a legarla con una fune e sollevarla a passamano. Se non fosse stato per i muscoli che aveva sviluppato nell'ultimo anno, Flinx non ce l'avrebbe mai fatta. Pip si tenne alla larga, osservando, mentre Scrap continuò a svolazzare ansioso intorno al corpo privo di sensi, senza dubbio domandandosi come mai un essere umano fosse privo di emozioni.

I quattro sedili passeggeri potevano essere ripiegati, trasformandosi in due cuccette. Flinx la sistemò nella parte posteriore del cingolato, poi cercò la cassetta del pronto soccorso.

Come ci si poteva aspettare in un veicolo preso a nolo, le istruzioni sulle siringhe autoiniettanti erano semplici e chiare. Ce n'erano alcune abbastanza vecchie, ma nessuna era ancora scaduta. Le morsicature erano facili da curare: una pomata per la ferita, poi iofluorodene per uccidere le uova che le cimici scavatrici le avevano deposto nei muscoli. Le iniettò anche una massiccia dose di antisettico ad ampio spettro e di fungicida. Nessuna delle siringhe si illuminò durante l'operazione, per cui la ragazza non doveva essere allergica alle medicine che le venivano iniettate. Per via endovenosa le somministrò un antibiotico e spruzzò uno spray disinfettante sulle escoriazioni. Poi si sedette e contemplò il suo operato. Il sistema di condizionamento del cingolato aveva espulso l'aria soffocante, sostituendola con aria fresca.

Lo preoccupavano i graffi e le escoriazioni sul viso e sul corpo, ma non c'era nulla che potesse fare in quel momento per il suo aspetto. La cassetta di pronto soccorso era stata preparata per tenere in vita la gente, non per fare della chirurgia plastica. Be', finché era svenuta, non avrebbe dovuto preoccuparsene. La cosa migliore da fare sarebbe stata di portarla all'ospedale di Alaspinport.

Aveva una leggera febbre ed era molto disidratata, nonostante fosse chiaramente rimasta parecchio tempo nel fiume. Forse non si era fidata a bere l'acqua perfettamente potabile del fiume, o forse non ne era stata in grado. Flinx non aveva idea di quando avesse mangiato l'ultima volta, ma sia lo stomaco che l'intestino sembravano pieni.

Dopo aver atteso un paio d'ore affinché tutte le medicine che le aveva iniettato facessero effetto, le somministrò due ampolle di sostanze nutritive e di vitamine in una soluzione di sodio. Quel cibo per via endovenosa l'avrebbe rinfrancata e avrebbe permesso al suo fisico di iniziare il lavoro di guarigione.

Un'ora più tardi i suoi sforzi vennero ricompensati. La ragazza girò la testa e mosse un braccio di qualche centimetro. Quindi, il sistema neuromuscolare funzionava. Lo scanner portatile di emergenza non aveva rivelato ferite interne; la luce era rimasta sul rosa e, quando l'aveva passato sul corpo, si era limitato a emettere due brevi trilli passando sui graffi più gravi. Se la luce fosse diventata rossa o viola, questo avrebbe significato la presenza di ossa rotte o magari di lesioni interne.

Dopo un'ultima occhiata, tornò al sedile del pilota. A Mimmisompo ci sarebbe certo stato qualcuno che si stava preoccupando per lei, magari un parente, un compagno di viaggio o qualche società di ricerca. Doveva trovarli e consegnare loro la ragazza.

Era davvero graziosa, pensò, mettendo in moto il cingolato. Più studiava le ferite e più si convinceva che non erano accidentali. Gli indumenti che indossava provavano che non si trattava di una veterana di esplorazioni in zone selvagge. Poteva immaginarsela mentre offriva un passaggio a qualche viaggiatore in difficoltà, per ritrovarsi poi aggredita, derubata e abbandonata in mezzo al fiume. Era un quadro sgradevole, ma conteneva una buona dose di verità. Se fosse davvero incorsa in un'avventura del genere, questo avrebbe spiegato tutto.

Tranne la ragione per cui un ladro avrebbe dovuto ammazzarla di botte. Un professionista si sarebbe limitato a metterla fuori combattimento, gettandola fuori bordo e, dopo aver preso le sue cose, avrebbe lasciato al fiume e alla giungla il compito di fare pulizia. Non che lui fosse un buon giudice dell'etica criminale. La sua etica personale, quando da ragazzo si era trovato a commettere furterelli di poco conto, era stata radicalmente differente da quella della maggioranza. Studiò la ragazza nello specchietto retrovisore: le ecchimosi e le ferite non erano distribuite a caso, al contrario suggerivano un lavoro da esperti di natura decisamente sgradevole.