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— Il sigillante spray che avete usato per me — mormorò Sowelmanu e lui e Flinx frugarono frenetici tra le provviste.

Finalmente Flinx riuscì a trovare il cilindro e lo vuotò interamente sulla crepa nella plastica. Clarity e Sowelmanu cercarono di tenere insieme il tubo, ma il liquido luminescente prese a scorrergli tra le dita.

Il sigillante spray funzionava magnificamente sulla pelle umana e abbastanza sul chitone dei thranx, ma non c'era verso di farlo aderire al trasparente tubo di plexolega. Nonostante i loro sforzi frenetici, la luce liquida continuò a sgorgare dal tubo rotto. Non si trattava solo di riempire un buco, infatti la crepa si estendeva per tutta la lunghezza del tubo.

Alla fine, Flinx si sedette, appoggiandosi ad un masso. — Comunque non servirebbe — mormorò cupo, — una volta che quella roba entra in contatto con l'aria, comincia a decomporsi.

— Sì, è vero. — Clarity si avvicinò e si sedette accanto a lui, stringendosi le ginocchia con le mani.

Dopo di che, nessuno parlò più. Sowelmanu si unì ai due umani che guardavano il rivoletto luminoso correre lungo il pavimento, formando una specie di piccolo fiume fosforescente che stava già cominciando a perdere luminosità, perché i legami tra i composti chimici si dissolvevano a contatto dell'ossigeno.

Clarity lasciò andare le gambe e si appoggiò a Flinx. — Qualunque altra cosa succeda quando la luce scomparirà, non lasciarmi andare. Non potrei sopportare di non sentire un contatto.

Flinx non rispose. Quello era un posto ben strano per morire, pensò. C'era aria in abbondanza, cibo e acqua, me nessuna via d'uscita. Cercare di trovare una strada avrebbe avuto come unico risultato una morte più rapida, non la libertà. Non c'era modo di trovare la strada al buio. Erano finiti in una regione di Longtunnel che i cartografi non avevano ancora esplorato. Non c'erano segnalazioni, pali, nulla che indicasse la direzione.

In ogni caso, non sarebbero morti per mano di un piedone o di un fungo carnivoro. Si ritrovò ad accarezzare freddamente la pistola ad aghi, chiedendosi se la carica rimasta fosse sufficiente per quello che pensava di fare.

Clarity aveva tratto un profondo respiro quando l'ultima scintilla del liquido luminescente, che era stata la loro guida e speranza, aveva ceduto il posto all'oscurità più totale. Era più buio, rifletté Flinx, dell'interno delle palpebre quando si chiudono nel sonno profondo, più buio dei sogni, più buio dello spazio al di sopra di un mondo che ruotava.

Ma non c'era il silenzio. C'era il gorgoglio costante dell'acqua che scorreva tutt'intorno. Quando finalmente la luce scomparve, le creature fotosensitive cominciarono ad emergere dai loro nascondigli e la caverna si riempì di strani gemiti, miagolii, emessi dagli abitatori del luogo che si cercavano incerti fra loro.

— Non abbiamo un'altra fonte di illuminazione — sussurrò Sowelmanu.

— Nessuna. — In quel nero profondo, i loro sussurri sembravano voci normali. Sentì Clarity stringersi a lui e all'improvviso fu grato della sua presenza e del suo calore, anche se erano dettati più dalla paura che dall'affetto.

— Mi sto chiedendo se non sarebbe possibile modificare la cellula di energia della tua pistola per usarla con la mia luce.

— Ne dubito. Le cellule delle armi sono molto diverse da quelle che si trovano nelle batterie commerciali. Se mai funzionasse, sarebbe solo per brevissimo tempo. Ammesso che prima non faccia saltare i contatti.

— Ah, capisco. Irrazionalmente, la cosa mi fa sentire un po' meglio. C'è sempre una possibilità che le nostre forze di sicurezza siano riuscite a respingere gli invasori e che la nostra assenza sia stata notata. I soccorritori potrebbero ancora trovarci.

— Prima devono stabilire che non siamo già morti — gli ricordò Flinx. — Poi devono giungere alla conclusione che qualcuno può essere rimasto intrappolato fuori dai corridoi demoliti, in aree non illuminate. E poi devono trovarci. Troppi se e troppo tempo. Avranno cose più urgenti di cui occuparsi.

— L'avevo dimenticato — disse il geologo depresso. — Quanta distruzione scriteriata.

Flinx sbatté le palpebre al buio. La sua mente si riposava solo quando dormiva, e a volte neppure allora. — Che ne dite dei fotomorfi? Potremmo utilizzarli? Cercare di catturarne uno e legarlo. Anche una luce intermittente sarebbe meglio di niente.

— Potremmo provare — Clarity non sembrava molto entusiasta. — I fotomorfi emettono più luce di qualunque altra forma di vita che abbiamo studiato, e non è molta, tranne che nei lampi molto brevi. C'è anche un verme che assomiglia a un lungo millepiedi che emette una luce azzurra per tutta la lunghezza.

— Forse, se riusciamo a catturare molte di quelle creature, potremmo legarle insieme e usarle per vedere almeno il pavimento — disse speranzoso Sowelmanu. — Se voi con quella luce riuscite a vedere a qualche centimetro, allora probabilmente io posso vedere il doppio della distanza con la stessa emissione di lumen. Quanto basta per incamminarci lentamente verso l'alto, forse ed evitare buchi pericolosi.

— Allora teniamo gli occhi aperti — disse Flinx, — per qualunque cosa si muoveva ed emani luce.

Rimasero seduti immobili, ascoltando e guardando, e lentamente i loro occhi si abituarono all'oscurità. Perché altrimenti non avrebbero mai visto i deboli puntolini di luce che avevano cominciato ad apparire. Sfortunatamente si trattava di scivolatori, mammiferi aerei, che vivevano nelle caverne più grandi. Era impossibile catturarli, ma fornirono qualcosa su cui fissare lo sguardo. Quei volatili lunghi poco più di venti centimetri svolazzavano avanti e indietro tra le stalattiti che pendevano dal soffitto.

Al di sotto delle ali scintillavano luci rosa triangolari, che li indicavano agli altri della stessa specie.

Adesso il rumore era fin troppo forte, mentre dell'altra fotofauna continuava ad apparire.

— Fuggivano la nostra luce, i nostri passi e le nostre voci — sussurrò Clarity. — Ora si impadroniscono di nuovo dell'oscurità. Sono sempre stati intorno a noi, osservavano e aspettavano.

Mentre parlava, uno degli scivolatori cadde come un sasso. Svolazzò spasmodico sul pavimento, con le luci rosa sotto le ali che brillavano intense. Poi, senza muovere le ali, si innalzò e venne dritto verso di loro.

Clarity e Sowelmanu erano perplessi e confusi, ma Flinx si limitò a sorridere. — Pip è andata a caccia. Qualunque cosa succeda a noi, i minidraghi non moriranno di fame. Pip non ci vede meglio di noi, ma può dare la caccia alle fonti luminose.

Udirono i due minidraghi fare a pezzi il corpo dello scivolatore morto. Masticare e deglutire era un processo poco familiare per degli animali abituati a inghiottire intere le loro prede, ma i minidraghi non erano veri serpenti. Possedevano piccoli denti capaci di una limitata masticazione. Un cibo di grossa taglia era meglio di niente.

Flinx si sentì meglio sapendo che, finché ci fossero stati scivolatori da cacciare, l'animale che era stato il suo compagno per tutta la vita non sarebbe morto. — Se ci fosse altra luce o un'altra presenza emotiva nelle vicinanze, Pip potrebbe condurci là. Non siamo completamente bloccati; a volte dimentico che lei può essere qualcosa di più di una semplice compagna. — All'improvviso si irrigidì.

Clarity percepì la sua tensione. — Che cosa c'è? Cosa succede?

— C'è qualcos'altro, qui. Non scivolatori o piccoli animali. Qualcosa di molto più grosso.

— Piedoni — sibilò Clarity spaventata. Non avrebbero avuto difficoltà a trovarli al buio.

— No, qualcosa d'altro. Non un piedone. È diverso.

— Io non sento nulla.

— Nemmeno io — disse Sowelmanu spalancando più che poteva i grandi occhi compositi. — Come fai a essere certo, mio giovane amico, che ci sia qualcosa?

Flinx esitò, poi scrollò mentalmente le spalle. Erano probabilmente destinati a morire comunque insieme, quindi cosa importava se svelava qualcosa di sé?