— Perché ne sento la presenza.
— Non capisco — disse Clarity, — non c'è nulla da sentire qua intorno.
— Non intendo dire che sento con le mani.
— C'è qualcosa che non ci dici, giovanotto.
Flinx si voltò verso l'oscurità da cui proveniva la voce del thranx. — Pip è un minidrago alaspiniano. Sono telepatici a livello emotivo e di tanto intanto si legano ad un essere umano. Ma nel mio caso, quella telepatia non funziona a senso unico. Vedete, anch'io sono telepatico a livello di emozioni.
Clarity tremò, ma l'oscurità le impedì di ritrarsi. — Stai dicendo che sei in grado di leggere le emozioni degli altri, proprio come i minidraghi?
Flinx annuì, poi si rese conto che lei non poteva vedere il gesto e rispose ad alta voce.
— Allora sai quello che ho provato fin… fin da quando siamo stati insieme.
— Non per tutto il tempo. È un talento erratico, che va e viene senza un ritmo o una ragione e di solito funziona meglio quando Pip è vicina. Credo che agisca da amplificatore o da lente.
— Ho sentito parlare dei telepati empatici di Alaspin. — Flinx percepiva Sowelmanu che rimuginava nell'oscurità. — Ma non avevo mai sentito dire che fossero in grado di “focalizzare” un simile talento in un'altra creatura.
— Questo perché, per quanto ne so, non c'è nessun altro come me — rispose Flinx con voce tesa. — Mi spiace, Clarity, avevo pensato che fosse meglio tenerlo segreto. — Esitò. — Ti avevo detto che non ero normale. Ora sai il perché.
— Va tutto bene — rispose lei con voce incerta. — Se davvero sai quello che provo, allora sai che va tutto bene.
— Assolutamente affascinante — mormorò Sowelmanu. — Fino ad oggi la telepatia era sempre stata considerata materia per la superstizione o per i romanzi.
— Non è vera telepatia — lo corresse Flinx. — Opera solo a livello emotivo.
— Tu leggi le emozioni — disse Clarity in tono piatto. — Riesci a sentire la presenza di un fotomorfo o di un piedone?
— No. Solo una presenza intelligente mi stimola.
— Allora il tuo talento ti sta giocando uno scherzo al buio — gli disse Sowelmanu in tono convinto. — Non ci sono intelligenze su Longtunnel.
— Be', qualcosa là c'è, ed è emotivamente molto più complesso di un serpente volante.
— Noi lo sapremmo — spiegò paziente Clarity. — Non ci sono esseri senzienti, qui. Dal punto di vista dell'intelligenza questo è un mondo vuoto.
Flinx faceva fatica a parlare e a cercare contemporaneamente. — E se loro non volessero farvi sapere della loro esistenza? Voi stessi avete ammesso che l'avamposto è piccolo, che l'esplorazione è stata limitata all'area attorno al porto.
— Non può esistere una razza senziente che vive nella completa oscurità.
— Sono sicuro che troverebbero interessante questa tua osservazione, Clarity.
— Che aspetto hanno questi tuoi “esseri senzienti”? — chiese scettico il geologo.
— Non ne ho idea. Non li vedo. Non ci sono immagini mentali, solo sensazioni.
— E allora cosa senti?
— Curiosità. Pace. Una particolare intensità di un tipo che non ho mai provato prima. Ma è più importante quello che non percepisco.
— Non capisco — disse Clarity.
— Niente rabbia, niente odio, niente animosità.
— Hai dedotto parecchie cose da poche emozioni.
— Ho anni di pratica. Non è necessario che le emozioni siano brusche, anche quelle sottili possono essere estremamente rivelatrici. E in questo momento ce ne sono molte intorno a noi.
— Forse dovremo provare ad avanzare verso di loro — suggerì Sowelmanu.
— No. Niente movimenti o gesti improvvisi. Sono curiosi. Lasciamo che continuino ad esserlo.
E così restarono seduti in silenzio nell'oscurità: due umani e un thranx. Per quello che ne sapevano i suoi compagni, le misteriose creature di cui aveva parlato Flinx potevano essere a pochi centimetri di distanza.
Clarity ascoltò, cercando di udire un suono: un respiro, piedi o zampe che strisciassero sul pavimento, qualcosa. Il silenzio totale non era sorprendente, dal momento che l'abilità di muoversi silenziosamente in quel mondo sotterraneo era un tratto necessario alla sopravvivenza. Solo Flinx sapeva che si stavano muovendo, osservando, perché solo Flinx era in grado di percepire i centri emotivi individuali che si muovevano intorno a loro. Se parlavano tra di loro, era tramite impulsi emotivi, non parole.
— Sono molto vicini, ora.
Clarity emise un gridolino. — Qualcosa mi ha toccato!
— Stai calma. Non sono ostili.
— Me lo auguro — mormorò Sowelmanu. Poi emise un debole ticchettio quando anche lui venne toccato.
Il rapido, esitante contatto si trasformò in una carezza, un cauto tocco destinato ad informare. Era accompagnato da un'ondata di emozioni troppo grande perché Flinx fosse in grado di capirla. Pip era avvolta strettamente contro la sua nuca e lui sapeva che stava percependo la stessa ondata di sensazioni. Ma al contrario del padrone, non aveva una levatura mentale per interpretare quella potente emissione. Le bastava non avvertire ostilità.
Alla fine, Flinx tese una mano in una muta ricerca. Le sue dita toccarono qualcosa di morbido, peloso e caldo. Dita aliene risposero. Il tocco fu così delicato, che non capì se si trattava di dita o tentacoli, fino a quando una delle creature non gli permise di passarle la mano sul braccio. Erano dita vere, sottili e fragili: anche la sensibilità tattile era un tratto molto utile in un mondo di perpetua notte.
Lasciarono che passasse le dita sul loro viso, o comunque dove avrebbe dovuto trovarsi il viso. Persino un accenno di occhi vestigiali sembrava mancare, anche se potevano essere nascosti sotto la folta pelliccia. Un paio di narici più piccole di quanto si sarebbe aspettato; orecchie piccole che spuntavano dai lati della testa; e due braccia, due gambe e una coda che aveva la punta sensibile come le dita. Durante tutta l'esplorazione fisica, Flinx venne sommerso da sensazioni di meraviglia e stupore.
La pelliccia era corta e folta e copriva l'intero corpo, tranne le orecchie e la punta della coda. Non indossavano abiti, ed era logico. Erano isolati e riscaldati dalla pelliccia, e in un mondo di cecità non poteva esistere il tabù della nudità. Per tutto il tempo, continuarono a proiettare una particolare emozione che riguardava loro stessi. Anche se era una sensazione, e non un suono, assumeva una forma sillabica.
Sumacrea.
All'improvviso, nell'oscurità, una voce che non era né umana né thranx disse: — Sumacrea!
— Sanno parlare! — esclamò Clarity meravigliata.
— Non ne sono certo. Hanno un ricco linguaggio emotivo. Può darsi che emettano suoni per attirare l'attenzione su se stessi o per avvertire la presenza di un pericolo, ma non sono sicuro che comunichino in un altro modo che non sia leggendo e trasmettendo sensazioni.
— Allora non sono intelligenti — disse Sowelmanu.
— Non sono d'accordo. — Cercò di indurre il sumacrea che era accanto a lui ad emettere altri suoni. Essi risposero con una serie di intonazioni fonetiche che, se facevano parte di un linguaggio, doveva essere davvero primitivo.
Questo contrastava con i loro elevatissimi discorsi a livello emotivo, pieni di sensibilità e comprensione. Dopo aver cercato di capire i sentimenti umani e thranx, era come scoprire un gruppo di amici persi di vista da molto tempo. Flinx capiva senza fatica, senza necessità di spiegare e sentiva che loro capivano lui, anche se le sue emozioni dovevano sembrare rudi e aspre al confronto.
Tranne per quel sistema unico di comunicazione, però, non erano più senzienti di una tribù di scimmie.
Come si adattavano perfettamente all'ambiente, pensò. Perché cercare di costruire una parola per descrivere qualcosa che non si poteva vedere o mostrare ad un compagno, quando si poteva istantaneamente comunicarla nella sua interezza a qualcun altro, dandole una risonanza emotiva? Si poteva spiegare se era buona o cattiva, morbida o dura. Si rese conto all'improvviso che quelle che all'inizio aveva preso per sfumature di colore, non avevano nulla a che fare con i colori, ma con le sensazioni. Quella gente, rifletté, poteva davvero sentire l'azzurro. Era un metodo di comunicazione assolutamente nuovo, un metodo che superava le barriere tra le razze come una descrizione verbale di concetti astratti non avrebbe mai potuto fare.