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— Non ho detto che sono diventato abile. Solo che sto imparando.

— Non sarebbe ora che tu cercassi di proiettare il tuo intenso desiderio di ritornare in superficie? Magari attraverso una strada secondaria, se ne conoscono una.

— Se esiste, scommetto che i sumacrea la conoscono. Abbiamo tempo. Abbiamo ancora cibo, e se loro ci mostrano la strada, non sarà difficile arrampicarci al livello superiore.

Le mandibole del geologo emisero un suono che indicava una blanda derisione mista ad impazienza di secondo livello. — Anche se confesso che sto abituandomi all'oscurità, questo non significa che abbia cominciato ad amarla follemente.

— Più ci fermiamo, e più mi familiarizzo con il metodo di comunicazione dei sumacrea.

— Sei sicuro che sia quella l'unica ragione? — Clarity era seduta vicino a lui nell'oscurità. Flinx sapeva che gli era accanto, perché durante quei giorni passati senza luce, il loro odorato e il loro udito si era fatto più fine. — È ovvio che con questa gente tu condividi qualcosa di unico, qualcosa che Sowel ed io non possiamo capire, ma sia lui che io siamo effettivamente ciechi, come hai detto tu. Non è divertente essere ciechi nella terra di quelli che ci vedono, Flinx.

«Forse tu non hai fretta di tornare al porto. Forse questo genere di relazione emotiva è tutto quello che adesso desideri, ma Sowel ed io abbiamo bisogno di luce e di parole. E abbiamo bisogno di sapere cosa sta succedendo.

— Solo un poco ancora. — Flinx non si era reso conto dell'intensità della sua implorazione, ma i sumacrea sì. — Voi non capite. Io sono perfettamente a mio agio con loro. Queste sono le prime persone che ho incontrato con le quali posso essere completamente me stesso. Non devo stare attento a quello che dico o a come reagisco, non devo stare sempre in guardia. Non posso nascondere nulla a loro, né voglio farlo, proprio come loro non possono nascondere nulla di quello che sentono nei miei riguardi. Questa è la verità, lo so.

— Tu lo sai — replicò Clarity, — ma io e Sowel no! Dobbiamo tornare al porto. Dobbiamo scoprire se l'installazione è riuscita a resistere a quei fanatici o se c'è un modo per aiutarli. Questo dovrebbe essere il nostro primo pensiero. Se tutto è tornato alla normalità e gli assalitori sono stati respinti, allora potrai di nuovo sgusciare qua sotto e… — cercò la parola giusta, — … meditare quanto vuoi.

«La scoperta di indigeni senzienti cambierà naturalmente il modo di condurre le esplorazioni su Longtunnel. Ma non le fermerà. Il nostro lavoro continuerà e ci permetterà di aiutare i sumacrea. Devono subire perdite considerevoli a causa di animali come i piedoni o i lancia-dardi. — Una nota diversa era comparsa nella sua voce mentre parlava con lui.

— Flinx, Sowelmanu ed io rischiamo di impazzire quaggiù, mentre tu te ne stai seduto a scambiare emozioni con i tuoi amici indigeni. Se i miei sentimenti contano qualcosa per te, e io so che puoi percepirli, allora ti prego, aiutaci a trovare la strada per tornare al porto; abbiamo delle responsabilità verso i nostri amici e colleghi.

— Non io — le rispose con sincerità.

Le emozioni dei sumacrea lo avvolsero come una calda ondata, precisa, sottile, complessa come qualunque linguaggio parlato; sentimenti d'amore, sensazione di appetito o di sete, di affetti e legami familiari. Curiosità e confusione, allegria e tristezza, ammirazione e delusione non avevano bisogno di spiegazioni o elaborazioni per essere compresi. Poteva ascoltarli contemporaneamente o abbassare il volume di fondo e concentrarsi su di un unico individuo, che gli avrebbe risposto nello stesso modo. Non c'era esitazione o artificio, nessuna menzogna, perché sarebbe stata scoperta all'istante. Nessun furto, perché il marchio di colpa del ladro lo avrebbe marchiato con la stessa vivezza di un palo luminoso nell'oscurità. Niente invidia dell'aspetto esteriore, perché non c'era nulla da vedere. Nel mondo dei sumacrea, nessuno appariva bello. Importava solo ciò che si sentiva.

Era strano che una società di ciechi potesse essere più pacifica e soddisfatta di un'altra i cui appartenenti sono dotati di vista. I sumacrea avevano un atteggiamento calmo e rilassato. C'era molto da imparare, studiandoli e vivendo con loro, e di tutto il genere umanx, lui era il solo in possesso delle facoltà per farlo. Molti antichi filosofi umani avevano immaginato società dove gli individui vivevano in perfetta armonia con il mondo della natura, ma da quel che ricordava Flinx, nessuno di loro aveva postulato la cecità come presupposto per la riuscita di una simile organizzazione sociale. E naturalmente non avevano mai neppure immaginato qualcosa che assomigliasse alla telepatia empatica.

Se non fosse stato per Clarity e Sowelmanu, non avrebbe esitato a restare, lavorando e studiando nell'oscurità, scambiando con loro idee e concetti completi senza pronunciare una parola. E avrebbe avuto un'altra compagna in Pip. Ma i suoi amici sarebbero impazziti, incapaci com'erano di condividere i discorsi dei sumacrea, impazienti com'erano di sapere cosa stesse accadendo ai loro amici rimasti nell'avamposto. E i suoi racconti e le sue rivelazioni non avrebbero potuto appagare la loro ansia.

Maledizione! pensò tra sé. Aveva giurato di non lasciarsi coinvolgere negli affari degli altri e di starsene in disparte, ma era un giuramento continuamente infranto: salvando Clarity, si era lasciato coinvolgere nella sua vita. Aiutando Sowelmanu, aveva fatto la stessa cosa. E adesso aveva la responsabilità di entrambi. Per quanto ci provasse, per quanto ce la mettesse tutta, sembrava che finisse sempre con il trovarsi legato al destino di gente che non aveva mai incontrato prima.

Forse i difensori del porto erano riusciti ad aver ragione di quei fanatici privi di addestramento militare. O magari avevano raggiunto una tregua, permettendo loro di andarsene. Clarity aveva ragione. Potevano non esserci più rischi a tornare all'avamposto. In caso contrario, avrebbero potuto nascondersi nel magazzino principale, come avevano pensato fin dall'inizio. E se gli attaccanti avevano vinto, allora i Sumacrea sarebbero stati pronti ad accoglierli di nuovo. In quel caso, si disse, né Sowelmanu né Clarity si sarebbero opposti.

I suoi compagni desideravano vedere luce, parlare ad altri umani e quel desiderio superava la paura di poter essere catturati. Clarity aveva più di una ragione per voler stare alla larga dai fanatici, ma se aveva tanto desiderio di tornare, allora lui doveva almeno permetterle di rendersi conto di cosa stesse succedendo. Era riuscita a controllarsi benissimo da quando avevano rotto il tubo di luce, ma lui avvertiva la tensione ed il terrore costante. E poiché non era in grado come lui di percepire, non traeva alcun beneficio o rassicurazione dalla presenza dei Sumacrea. Per lei non erano una fonte di amicizia e di calma. Erano solo forme invisibili che fischiavano e grugnivano.

— Gli parlerò della necessità di riportarci indietro. No, non è esatto. Penso che dovrei dire che li sentirò in merito. Cercherò di spiegargli che cosa sta succedendo all'avamposto, qual è la nostra posizione nella faccenda e perché dobbiamo tornare.

«A proposito, sanno della superficie. Hanno delle leggende che ne parlano, racconti di individui coraggiosi che hanno raggiunto la selvaggia e immensa caverna che si trova sopra il mondo vero. Indossavano maschere per proteggersi dalla luce, per quanto fosse debole perché filtrata attraverso la perenne coltre di nubi.

Una mano gli si posò incerta sulla spalla e percorse il suo braccio finché Clarity gli strinse le dita tra le sue. Il sollievo per la sua decisione, traspariva non solo dalle parole ma anche dalle sue emozioni.

— Grazie, Flinx. Non ce l'avrei davvero fatta ancora per molto. Ho cercato disperatamente di non dire nulla.

— Non avevi bisogno di dire nulla — le rispose e subito si sentì imbarazzato per averle ricordato che non godeva di privacy emotiva. — Adesso parlerò con loro e gli dirò quello che vogliamo. Quello che dobbiamo fare.