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E i nemici nuovi? Coloro che avevano costruito quell'enorme rete di allarmi che aveva il suo centro ad Horseye dov'erano andati? E perché? Nessuno lo sapeva. Gli Ujurriani volevano saperlo. E anche Flinx.

E in quell'istante capì. C'era bisogno di lui. Perché lui era uno scherzo di natura, un'anomalia, un germoglio. Un essere che coloro che avevano costruito quell'allarme non avevano potuto prevedere. Proprio come non avevano potuto prevedere l'evoluzione del verde, il calore e la macchina della distruzione del Tar-Aiym che piangeva nella sua solitudine. Essi avevano costruito quell'allarme per metterli in guardia contro una minaccia inconcepibile che si annidava alle frange più estreme dell'esistenza, e probabilmente erano fuggiti perché non erano stati in grado di trovare un modo per affrontarla.

Ma l'imprevedibile li aveva seguiti. La vita era nata e si era evoluta al di là di quello che si sarebbero attesi. O forse se l'erano aspettati, si erano aspettati ogni cosa e avevano lasciato quell'allarme per avvertire chiunque o qualunque cosa fosse venuta dopo di loro? Il verde, il calore e l'arma.

Un'unica cosa non avevano potuto prevedere: un ragazzo di diciannove anni di nome Flinx.

Forse era questo che gli Ujurriani avevano percepito. Come? lui non era in grado di immaginarlo, ma gli ursinoidi erano in grado di compiere molte cose che loro stessi non capivano. Come Maybeso, che era in grado teletrasportarsi quando e dove voleva, ma che non faceva nulla se glielo si chiedeva ed era probabilmente matto da legare.

Tante cose che avvenivano contemporaneamente e lui c'era in mezzo. C'erano delle responsabilità a cui non poteva sfuggire, Qualunque cosa minacciasse lui, minacciava anche la sapienza, dovunque. Le grandi civiltà che aveva percepito, le intelligenze che ancora stavano lottando per emergere dal fango primordiale, il verde, il calore e l'arma che cantava. E il Commonwealth il suo Commonwealth. Il genere umano, i thranx, tutto e tutti.

Quell'incredibile vastità che aveva sfiorato con la sua mente cosciente stava agitandosi. Si preparava a muoversi, anche se per un po' non lo avrebbe fatto. Per un po' del suo tempo o del tempo galattico? Scoprì di non saperlo. Era una cosa che avrebbe dovuto scoprire.

E questo era giusto. Lui non era forse uno studente? Avrebbe avuto l'aiuto degli Ujurriani e dei suoi vecchi mentori, se riusciva a trovarli. E sarebbe andato di nuovo, al di là dello spazio, per guardare ancora. Sarebbe andato, perché lui era l'unico che poteva farlo. Bisognava fare qualcosa per quello che aveva scoperto, se non durante la sua vita, allora in un'altra. Anche coloro che avevano costruito il sistema di allarme avevano pensato la stessa cosa.

Quando si svegliò, stava nuotando nel suo stesso sudore. Pip era sdraiata sul suo petto, con le ali aperte e flosce, completamente esausta. Quattro stanchi Ujurriani lo fissavano preoccupati, insieme ad un'umana dal viso sconvolto.

Clarity gli prese una mano e se la strinse contro il petto, ammiccando per cacciare le lacrime. Scrap era ancora aggrappato alla sua spalla.

Non poteva essersi mosso, ma quando cercò di mettersi a sedere, non accadde nulla. Ogni muscolo, ogni osso del suo corpo doleva.

— È stato esilarante — sussurrò. — E anche terrificante e istruttivo.

Clarity gli lasciò andare la mano per asciugarsi gli occhi e il naso. — Pensavo che stessi morendo. Te ne stavi sdraiato lì, con quell'espressione di beatitudine e di pace sul viso, quando tutto ad un tratto hai urlato.

Lui corrugò la fronte. — Non ricordo di aver urlato.

— Lo hai fatto — lo assicurò lei, — e ti sei inarcato, agitato, e hai tremato tanto convulsamente che ho creduto che ti saresti rotto le braccia. I tuoi amici hanno dovuto tenerti fermo.

— Non facile — mormorò Bluebright. — Non avremmo mai creduto che ci fosse tanta forza nel piccolo corpo dell'insegnante.

— Sono andato vicino — ricordò all'improvviso. — Troppo vicino. — Non dovette spiegare agli Ujurriani cosa intendeva, che potevano leggerlo nella sua mente, ma Clarity non possedeva la stessa percezione. — C'è qualcosa là fuori — le disse in tono calmo.

— Là fuori? Vicino a Gorisa?

— No. Là… fuori. Oltre il Commonwealth, oltre la nostra Galassia. Oltre l'oltre, credo. Non so come, ma loro… — indicò gli Ujurriani che lo osservavano in silenzio, — …e Pip insieme sono riusciti a mandare una parte di me al di là del raggio del miglior telescopio. Ma non dei radiotelescopi. Penso che sia stato individuato, anche se chi ha letto i dati non deve aver avuto la minima idea di cosa stesse osservando. E neppure io sono sicuro di cosa fosse. So solo che è pericoloso. E grande. Grande, oltre ogni limite.

Fluff era serio. — Questo non è divertente. È un gioco serio.

— Sì, un gioco serio — convenne Flinx.

— Cosa facciamo ora, Flinx-amico-insegnante? — chiese Moam.

— Cercheremo di saperne di più. Ci sono altri coinvolti, non solo io e voi, ma altri che nessuno di noi avrebbe sospettato. Devo scoprire anche loro. Ci vorrà tempo e tanto lavoro. Spero che avremo il tempo. Avrò bisogno del vostro aiuto.

— Sempre, Flinx-amico. — I quattro parlarono con un'unica voce mentale.

— Vorrei che parlaste ad alta voce.

Flinx si volse verso Clarity, rendendosi conto di aver intavolato una discussione puramente telepatica con gli Ujurriani. — Ho scoperto cosa farò della mia vita. Pensavo di essere destinato a vagare senza scopo, acquisendo una conoscenza fine a se stessa. Ora invece ho uno scopo. Là fuori c'è un luogo vuoto. Secondo le leggi che regolano la distribuzione della materia nell'universo, non dovrebbe esistere. Ma esiste e nel mezzo c'è qualcosa. Qualcosa di malvagio. Io cercherò di trovare un modo per fronteggiarlo, se comincia a muoversi in questa direzione. E nel farlo, forse diventerò un essere umano completo.

— Tu sei un essere umano completo, maledizione!

Lui sorrise. — Clarity, ho diciannove anni. Nessun ragazzo di diciannove anni è un essere umano completo.

— Stai prendendomi in giro?

— No, non sto prendendoti in giro. — Softsmooth gli tese una mano per alzarsi dalla branda. Pip aveva appena la forza di aggrapparsi alla sua spalla. La lingua appuntita pendeva inerte dalla bocca.

— Ho bisogno di bere. Qualcosa di fresco. — Per la prima volta si accorse che la stanza era vuota. — Dove sono tutti gli altri?

— Si sono svegliati uno alla volta — spiegò Clarity, indicando il punto del pavimento in cui si era trovato Dabis. — Lui si è risvegliato prima degli altri. La prima cosa che ha visto è stata Bluebright che teneva in mano la sua pistola smontata.

— Se ne sono andati tutti in gran fretta — disse Moam. — Avremmo voluto parlargli, ma le loro menti erano confuse e piene di paura.

— Lo credo bene che sono scappati in tutta fretta — Flinx si rivolse a Fluff. — Cosa farete ora?

— Torneremo ad imparare il gioco della civiltà.

— Bene. Io cercherò di imparare qualche nuova regola. Poi mi metterò in contatto con voi.

Fluff batté le zampe, riempiendo la stanza di un rombo cupo. — Meraviglioso! ne faremo un nuovo gioco.

— Ci proveremo — gli disse Flinx. — Devo studiare. Imparare e crescere.

— Ti ritroveremo quando sarà il momento. — Softsmooth gli mise un braccio intorno alle spalle, facendolo quasi sparire e lo abbracciò con affetto. Le vertebre del collo di Flinx scricchiolarono. — Non perderemo mai le tracce di Flinx-amico-maestro. Possiamo sempre chiedere a Maybeso di trovarti.