— E il mio demone si unirà a noi! — L’orgoglio echeggiava nella sua voce. — Fatti aiutare da qualcuno e porta qui una slitta. E di’ agli uomini di muoverlo con la maggior delicatezza.
Egli annuì, lanciò una rapida occhiata al demone e T’uupieh colse nei suoi occhi un lampo di paura misto a invidia. — Buone notizie — lo rassicurò. Poi Y’lirr si allontanò, brusco e rozzo come sempre, senza neppure voltarsi a guardarla.
Ella udì un clamore levarsi dal campo, e si voltò, aguzzando gli occhi, pensando che la novità del demone si fosse già diffusa. Ma poi vide Lord Chwiul che stava arrivando, come aveva promesso, guidato nella radura dalla scorta che lei gli aveva inviato. Lo fissò sgranando gli occhi: era venuto davvero da solo, ma cavalcava un bliell. Erano montature rare e costose, essendo le uniche bestie che lei conosceva in grado di reggere a tanto peso, ma anche cattive e difficili da addestrare. Ella osservò quest’esemplare che azzannava l’aria, i denti aguzzi che sporgevano dalle labbra carnose gocciolanti saliva, ed ebbe un lieve sorriso. Vide che la scorta si teneva a debita distanza dai piedi palmati grossi come ceppi, le lance protese pronte a conficcarsi nelle sue carni per ridurlo alla ragione. Era un anfibio, troppo pesante per riuscire a volare con le sue gracili ali, ma era assai agile e un eccellente nuotatore.
T’uupieh considerò brevemente le dita palmate delle sue mani e dei piedi, le ali che adesso riuscivano a stento a sollevare il suo corpo per pochi istanti, e tornò a chiedersi, così come l’aveva fatto tante volte, quale strano tiro del destino avesse formato, o trasformato, tutti loro.
Vide Y’lirr parlare con Chwiul, voltandosi a indicarla, vide il suo sogghigno insolente e la traccia di apprensione che Chwiul mostrò, guardando a sua volta verso di lei. T’uupieh fu certa che gli avesse detto: — Lei conosce il suo nome.
Chwiul cavalcò, venendole incontro, controllando l’espressione del proprio viso mentre si sottoponeva all’esame del demone. T’uupieh allungò una mano accarezzando lievemente, con distratta disinvoltura, il fianco sensualmente curvo del demone sfaccettato come un gioiello. I suoi occhi lasciarono per un attimo Chwiul, istintivamente attirati dal cielo sopra di lui, e per un mezzo istante vide squarciarsi le nubi…
Ammiccò, per distinguere più chiaramente, ma quando guardò di nuovo era scomparso. Nessun altro, neppure Chwiul, aveva visto il disco gibboso d’oro verdastro, attraversato da una riga argentea e chiazzato di nero: la Ruota della Vita. Mantenne il proprio viso senza espressione, ma il cuore accelerò i battiti. La Ruota appariva soltanto quando la vita di qualcuno stava per essere cambiata profondamente, e di solito il cambiamento significava morte.
La cavalcatura fece un improvviso scarto, quando Chwiul la fermò. Lei restò immobile accanto al demone, ma un po’ della bava bluastra del bliell finì sul suo mantello quando Chwiul diede uno strattone alla massiccia testa. — Chwiul! — Ella lasciò che la sua emozione sgorgasse sotto forma di collera. — Tieni quella sporcizia sbavante sotto controllo, altrimenti la farò uccidere! — Le sue dita accarezzarono la pelle liscia del demone.
Il mezzo sorriso di Chwiul svanì, ed egli tirò indietro la sua cavalcatura, fissando a disagio l’occhio del demone.
T’uupieh tirò un profondo sospiro, e a sua volta sorrise: — Così, dopotutto, non hai osato venire tutto solo al mio campo, signore.
Egli si curvò leggermente sulla sella: — Semplicemente ho esitato ad avventurarmi in questa palude a piedi, da solo, finché i tuoi non mi avessero incontrato.
— Capisco. — Ella conservò il suo sorriso. — Bene, allora… Presumo che tutto si stia svolgendo come tu hai progettato. Klovhiri e il suo gruppo sono tutti in cammino verso la nostra trappola?
— Lo sono. E la loro guida aspetta soltanto il mio segnale, per condurli lontano dal terreno sicuro, in qualunque pantano tu scelga.
— Bene. Ho in mente un punto tutto circondato da alture. — Ella ammirava l’autocontrollo di Chwiul in presenza del demone, anche se percepiva il suo sforzo per mostrarsi calmo. Vide alcuni dei suoi che venivano verso di loro, con una slitta per trasportare il demone lungo la loro pista. — Il mio demone ci accompagnerà, per suo stesso desiderio. Un presagio sicuro per il nostro successo, oggi, non sei d’accordo?
Chwiul si aggrondò, come se volesse mettere in dubbio la cosa, senza però osare del tutto farlo. — Se ti serve fedelmente, allora sì, mia signora. Un grande onore e un buon presagio.
— Mi serve con vera devozione. — Ella tornò a sorridere, insinuante.
Si scostò, quando la slitta giunse in cima al poggio, e sorvegliò i suoi uomini mentre sollevavano il demone e ve lo adagiavano sopra, per essere sicura che la sua gente usasse la giusta delicatezza. La rinnovata deferenza con cui i fuorilegge trattavano il demone, e il loro capo, non sfuggì né a Chwiul né a lei.
Alla fine chiamò a raccolta la sua gente, e tutti si misero in moto verso la loro destinazione, aprendosi la strada sopra la superficie fumante dell’acquitrino e fra i viscidi tentacoli blu-ardesia del fragile sottobosco che si andava scongelando. T’uupieh si congratulò con se stessa per il fatto che lei e i suoi uomini avevano percorso così spesso quel territorio, poiché le macchie inestricabili della vegetazione primaverile e la muschiosa imprevedibilità del terreno alteravano da un giorno all’altro i percorsi agibili. Lei sperava di separare Chwiul dalla sua orrenda cavalcatura, ma dubitava che lui avrebbe accondisceso, e comunque temeva che non sarebbe riuscito a reggere al loro passo se fosse venuto a piedi. Il demone era saldamente legato alla sua slitta, e i portatori, madidi di sudore, continuavano a trainarlo senza un solo lamento.
Finalmente raggiunsero le alture che sovrastavano la strada principale, anche se difficilmente avrebbe potuto esser definita così, adesso, che conduceva al maniero della sua famiglia. Ella fece disporre il demone in posizione tale da consentirgli di guardare per un lungo tratto lungo la pista cespugliosa, nella direzione da cui Klovhiri sarebbe arrivato, e mandò alcuni dei suoi seguaci a sistemare, ben nascosti, i suoi «occhi» più in là lungo il percorso. Poi ella restò immobile a guardar giù verso il punto in cui la pista sembrava biforcarsi. In realtà, la falsa biforcazione seguiva i bordi giallastri alla base del dirupo, sotto di lei, e finiva direttamente dentro un’ampia pozza di fanghiglia provocata dalla miscela d’acqua e ammoniaca che filtrava giù attraverso le rocce sulfuree, porose. Lì, l’intero gruppo si sarebbe trovato a diguazzare, mentre lei e la sua banda li avrebbero colpiti uno ad uno come ngip schiacciati contro un muro… ella schiacciò istintivamente un ngip che si era appoggiato alla sua mano. A meno che il demone… a meno che il demone non decidesse per un esito del tutto diverso…
— Nessun segno? — Chwiul si avvicinò a lei sempre in sella del suo bliell. Ella si spostò leggermente indietro dall’orlo friabile del dirupo, voltandosi a fissarlo con attenzione. — Non ancora, ma presto. — Aveva appostato alcuni uomini anche sul pendio più basso, sull’altro lato della pista; ma neppure gli occhi del suo demone potevano scrutare molto in profondità attraverso il fitto fogliame. Esso non aveva mai parlato, dall’arrivo di Chwiul, e lei non si aspettava che proprio adesso si mettesse a rivelare i propri segreti. — Che livrea indossano quelli della tua scorta, e quanti di loro vuoi che ne uccidiamo, per rispettare la messa in scena? — Si tolse da tracolla l’arco e cominciò a saggiarne la tensione.
Chwiul scrollò le spalle: — I morti non raccontano storie: uccidili tutti. Presto gli uomini di Klovhiri saranno miei. Uccidi anche la guida: un uomo che si fa comperare una volta, può farsi comperare anche una seconda.