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— E come, dunque? — Si era voltata per fronteggiare l’occhio d’ambra grande quanto la sua testa, osando interrompere il discorso del demone. — Come può una goccia fermare l’onda di marea? È impossibile! Il mondo fonde e scorre, si alza sotto forma di bruma, diventa di nuovo ghiaccio, per poi fondere e scorrere di nuovo. Una ruota non ha né principio né fine; non comincia in nessun punto. Non esiste alcun «bene», alcun «male»… nessuna linea fra essi. Soltanto l’accettazione. Se tu fossi un mortale penserei che sei pazzo!

E aveva girato nuovamente la testa, graffiando la pietra rivestita di polimeri, mentre lottava per controllarsi. Follia… Era forse possibile? si chiese all’improvviso. Era forse possibile che il suo demone fosse impazzito? Come avrebbe potuto spiegare altrimenti, lei, i pensieri che le aveva insinuato nella mente? Pensieri folli, bizzarri, suicidi… pensieri che già lo stavano ossessionando.

Oppure era possibile che quella follia fosse soltanto un’apparenza, una finta? Ella sapeva che l’inganno si annidava nel cuore di ogni demone. Esso poteva semplicemente mentirle, quando le parlava di fiducia e di perdono, ben sapendo che lei doveva tenersi pronta per l’indomani, nella speranza, così facendo, di renderla dubbiosa di se stessa, di farla fallire. Sì, questo era assai più comprensibile. Ma allora, perché le era così difficile credere che quel demone stesse cercando d’impedirle di raggiungere gli obiettivi che lei da tanto tempo stava accarezzando, ciò a cui lei teneva di più? Dopotutto lei lo teneva prigioniero, e nonostante i suoi incantesimi gli impedissero di fare a pezzi il suo corpo, egli forse ancora tentava di fare a pezzi la sua mente, di farla impazzire. Perché mai non avrebbe dovuto odiarla, deliziarsi dei suoi tormenti, e sperare nella sua distruzione?

Com’era possibile che esso fosse così poco riconoscente? Ma lei era quasi scoppiata a ridere del proprio risentimento, quando le era venuta quell’idea. Come se un demone avesse mai conosciuto la gratitudine! Ma dal giorno in cui lei l’aveva intrappolato con i suoi incantesimi nella palude, gli aveva riservato il miglior trattamento. L’aveva preso e trasportato, ordinando ai suoi seguaci che l’aiutassero alla bisogna. Gli aveva dato il meglio di ogni cosa, qualunque cosa desiderasse. Secondo i suoi ordini, lei aveva mandato degli esploratori a cercare gli occhi smarriti del demone. E lui le aveva permesso, l’aveva perfino incoraggiata a usare quegli occhi come se fossero suoi, quali guardiani e protettori. Ella gli aveva insegnato a comprendere il proprio linguaggio (perché il demone era ignorante come un infante per ciò che riguardava il mondo dei mortali) quando si era resa conto che voleva comunicare con lei. Aveva fatto tutte queste cose per guadagnarsi i suoi favori, poiché sapeva che, se era caduto fra le sue mani, doveva esserci una ragione; e se lei fosse riuscita a guadagnarsi la sua collaborazione, non ci sarebbe stato più nessuno che avrebbe osato sbarrarle la strada.

Ella aveva trascorso ogni ora libera a tenergli compagnia, alimentando la sua curiosità, e la propria, mentre nutriva le sue fauci ingioiellate… fino a quando, gradualmente, queste conversazioni col demone erano diventate un fine in se stesse, un tesoro che valeva il sacrificio anche dei metalli più preziosi. Perfino la lunga, continua attesa che il demone valutasse con la sua mente aliena le sue domande e le sue risposte, non l’aveva mai stancata, lei era giunta perfino a provar piacere in questo condividere i suoi silenzi, e nel rilassarsi alla calda luce ambrata del suo sguardo.

T’uupieh abbassò lo sguardo alla cintura di fibre finemente intessute che, passando tra i suoi fianchi e le ali, le stringeva la tunica al corpo. Siorò i massicci grani ambrati che la decoravano: pasta intrisa di metallo racchiusa in pietracqua lucidata dalle arti segrete del gioielliere. Ciò le ricordava sempre gli innumerevoli occhi del suo demone. Il suo demone…

Volse di nuovo lo sguardo verso il fuoco, verso le forme avvolte nei mantelli dei suoi fuorilegge. Sin da quando il demone era venuto da lei, aveva sentito allargarsi gradualmente, ma ineluttabilmente, lo spazio sia fisico che mentale che la separava, come capo, dalla sua banda di seguaci. Era sempre il loro capo, oggi, anzi, ben più saldamente, poiché aveva dominato il demone; e il legame del pericolo condiviso che li univa non si era mai indebolito. Ma c’erano altri bisogni che la sua gente poteva reciprocamente soddisfare, mentre lei ne rimaneva irrimediabilmente esclusa.

Li fissò: dormivano profondamente, come morti; anche lei avrebbe dovuto dormire così, preparandosi all’indomani. Perché essi dormivano a intervalli irregolari, quando potevano, come faceva la gente comune, come faceva anche lei, adesso, senza ibernarsi durante la notte come la vera nobiltà. Molti dormivano a coppie, maschio e femmina, anche se usavano accoppiarsi con la mancanza di discriminazione tipica della gente comune, tutte le volte che la femmina sentiva che era giunta la sua stagione. T’uupieh si chiese che cosa mai s’immaginavano, nel vederla seduta lì, accanto al demone, fino a tarda notte. Lei sapeva ciò che essi credevano: che l’aveva scelto per suo consorte, o che esso aveva scelto lei. Vide che Y’lirr continuava a dormire solo. Y’lirr le piaceva, e si fidava di lui più di chiunque altro; era fulmineo e spietato, e sapeva anche che la venerava. Ma era un plebeo… e, cosa più importante, egli non l’aveva sfidata. In nessun luogo, neppure tra la nobiltà, aveva trovato qualcuno che le offrisse il tipo di compagnia che lei bramava… fino ad ora, finché il demone non era giunto. No, non era disposta a credere che tutte le sue parole fossero state menzogne…

— T’uupieh — il demone chiamò il suo nome ronzando nell’aria nebbiosa e scura. — Forse tu non puoi cambiare il disegno del fato, ma puoi sempre cambiare idea. Hai già sfidato il fato diventando una fuorilegge, e dichiarando la tua fame del sangue di Klovhiri. Tua sorella ha invece accettato… — alcune parole inintelleggibili. — …Lascia perciò che sia la Ruota a prenderla. Puoi davvero ucciderla per questo? Perché invece non ti sforzi di capire perché lo ha fatto, come ha potuto farlo? Non devi ucciderla per questo… non devi uccidere nessuno di loro. Hai forza sufficiente, hai coraggio, per mettere da parte la vendetta e trovare un’altra via per giungere ai tuoi scopi. Puoi scegliere di essere misericordiosa, puoi scegliere il tuo sentiero attraverso la vita, anche se la meta finale della vita è sempre, fatalmente, la stessa.

T’uupieh si alzò in piedi, risentita, fissando il demone in tutta la sua altezza, stringendosi il mantello intorno al corpo. — Anche se desiderassi cambiare idea, è troppo tardi. La Ruota è già in movimento… e io ora devo dormire, se voglio esser pronta. — S’incamminò verso il fuoco; si fermò un attimo, guardando dietro di sé: — Non c’è niente che io possa fare, adesso, o mio demone. Non posso cambiare il domani. Soltanto tu puoi farlo. Tu.

Ella lo udì, più tardi, che chiamava sommessamente il suo nome, mentre lei giaceva insonne sul gelido suolo. Ma voltò ostentatamente le spalle a quel suono e giacque immobile, e finalmente il sonno sopraggiunse.

Shannon ricadde nell’abbraccio del seggiolino imbottito, sfregandosi la testa dolorante. Le sue palpebre erano come carta vetrata, il suo corpo pesava come piombo. Fissò lo schermo, la schiena di T’uupieh girata ostentatamente verso di lui mentre ella dormiva accanto al falò dalle fiamme di azoto.