— Per favore, sedetevi — disse l’insegnante agli studenti, molti dei quali si erano sbiancati in viso. — La droga che paralizzava l’altra personalità sarà adesso eliminata con una piccola iniezione. E poiché la personalità malata si è disintegrata quella sana prenderà possesso del corpo rapidamente.
«Come sapete, le sinapsi operano con il sistema binario sì-no come i calcolatori elettronici. Tutte le sinapsi chimicamente troppo legate alla personalità malata sono ora fuori uso. Tuttavia potranno essere rieducate all’attività dagli schemi psichici della personalità rimasta… Ecco, potete vedere dal volto del paziente che la personalità sana sta ricomparendo.
Fu il volto di Conrad Manz quello che riuscì a esibire un sogghigno stentato mentre si guardava attorno. Qualcuno lo aiutò a sedersi, e si massaggiò le braccia intorpidite dalle cinghie. — Avete dovuto portarlo qui a forza il povero Bill Walden? Mi duole ogni muscolo del corpo come se avessi fatto un incontro di lotta. Be’… è la stessa situazione in cui io ho spesso lasciato lui.
Il maggiore Grey era in piedi davanti a lui, con i denti stretti e negli occhi ancora un riflesso dell’orrore che aveva visto. — Secondo la legge, signor Manz, lei e sua moglie potete godere adesso di cinque giorni di riposo: il vostro intero turno. Quando saranno scaduti, lei dovrà presentarsi al più vicino ospedale, dove trascorrerà in animazione sospesa quello che sarebbe stato il turno del suo iperego.
Il sogghigno di Conrad s’incrinò e svanì. — Sarebbe stato? Vuol dire che Bill è… andato?
— Sì.
— Non l’avrei mai creduto ma sento la sua mancanza. — Le spalle di Conrad si piegarono come sotto un peso. — Mi fa sentire… non so spiegarlo bene, come se mi avessero fatto un’amputazione. Come se in me ci fosse qualcosa di sbagliato, perché tutti hanno un alter-ego e io no. Il povero bastardo ha sofferto molto?
— Ho paura di sì.
Conrad Manz restò per un poco seduto con gli occhi chiusi, la bocca contratta in una smorfia che indicava pietà e rimorso, ma non durò molto. — Che ne sarà di Helen?
— Se la caverà bene — disse il maggiore Grey. — C’è l’assicurazione di Bill, naturalmente, e poi non avrà difficoltà a trovarsi un altro marito. Quel genere di donna non ne ha mai.
— Cinque giorni di riposo? — esclamò Conrad. — È questo che ha detto? — Saltò giù dal tavolo operatorio e si massaggiò le braccia sorridendo ampiamente. — Passerò tutto quanto il turno inchiodato ai razzo-sci! No, un momento… prima ho un appuntamento con la moglie di un pilota di volojet amico mio. Ci porterò anche Clara; alcuni soci del Club le piacciono.
Il maggiore Grey annuì distrattamente. — Buona idea. — Salutò con una stretta di mano Conrad Manz, gli augurò di divertirsi per il resto del suo turno e se ne andò.
Mentre saliva su un elitaxi per tornare nella sua città il maggiore ripensò al proprio iperego, Ralph Singer. Non di rado aveva provato il desiderio che quel dannato sciocco fosse cancellato. Ora dovette chiedersi cos’avrebbe provato senza l’altra personalità, e stupito comprese che Conrad Manz aveva ragione: sarebbe stata come un’amputazione, una minorazione vergognosa in una società dove ogni schizofrenico aveva il suo alter-ego.
No, Bill Walden aveva avuto torto, completamente torto, sia sulle droghe sia sul fatto d’essere un individuo spaccato in due parti. Il piacere che si poteva provare facendo a meno delle droghe era più che perduto con l’insorgere di conflitti, frustrazioni e ostilità. E avere un alter-ego — uno qualsiasi, perfino un perdigiorno come Singer — significava pur sempre non essere soli.
Il maggiore Grey parcheggiò l’elitaxi ed entrò in una stazione per l’ego-rotazione. Si lavò il trucco, impacchettò e spedì i suoi vestiti, e aspettò che la rotazione avvenisse.
La società in cui viveva era la migliore possibile, si disse. Non l’avrebbe tradita per le sciocchezze che Bill Walden aveva tanto agognato. Nessuna persona sana di mente lo avrebbe fatto.