— È molto simile a me?
— Non troppo. Comunque è una ragazzina a modo… — Esitò, visibilmente imbarazzato.
Mary deglutì saliva. — Mi dica la verità. Com’è?
Il capitano Thiel ritrovò il suo sorriso professionale. — Be’, ti rivelerò un segreto se prometti di tenerlo per te.
— Oh, lo prometto.
Lei sentì il suo odore di pulito quando l’uomo si sporse a mormorarle all’orecchio: — Non è neppure lontanamente carina e graziosa come te.
Per un attimo Mary quasi cedette alla tentazione di abbracciarlo. Poi, riflettendo che la signora Harris era lì fuori e avrebbe potuto accorgersene, si ritrasse con un sospiro contro la spalliera della sedia. — Susan — si decise a dire, — è lei la causa di tutto, quella piccola sporcacciona.
— Ehilà! — esclamò il sorvegliante medico. — Io non direi una cosa simile, Mary. Anche lei ha le sue difficoltà, lo sai.
— Continua a rimpinzarsi di cioccolatini — disse lei, acremente.
— E che c’è di male in questo?
— Ma lei l’anno scorso le ha detto di non farlo, perché quando è il mio turno mi sveglio con il mal di pancia. Invece quella maialetta ingurgita un sacco di porcherie.
Il sorvegliante medico non prese l’informazione alla leggera. Scrisse un’altra nota. — Questo avresti dovuto dirmelo prima, Mary.
— Secondo lei io non piaccio a mio padre perché la mia ipoego è Susan Shorrs? — gli domandò d’un tratto.
— Non credo proprio, Mary. Dopotutto lui non la conosce neppure. I loro turni di ego-rotazione non coincidono.
Un poco sì — disse Mary, e subito se ne pentì, con un brivido.
Il capitano Thiel la scrutò, accigliato. — Cosa vuoi dire con questo, bambina?
— Oh, niente — si corresse in fretta lei. — Pensavo solo che forse coincidessero… un pochino.
— Vediamo il tuo medibox — ordinò l’uomo in tono alquanto severo.
Mary si slacciò dalla cintura l’astuccio che portava al fianco e glielo porse. Il capitano Thiel staccò dalla parte posteriore la cartella delle prescrizioni e la gettò via. Inserì un’altra cartella nel computer, batté sulla tastiera una nuova prescrizione e la rimise nell’astuccio. Sul lato frontale scrisse poi istruzioni su come andavano prese le nuove quantità di droga.
Mary osservò il suo volto serio e rifletté che, dicendole che era più carina di Susan, le aveva fatto un complimento. — Capitano Thiel, il suo ipoego è attraente quanto lei?
Il giovane sorvegliante medico vuotò il medibox delle droghe avanzate e lo inserì nel dispensatore automatico. La domanda di lei parve colpirlo assai poco perché borbottò: — Molto più attraente.
L’apparecchiatura riempì l’astuccio secondo la nuova prescrizione, e l’uomo lo restituì a Mary. — Prendi sempre le tue droghe seguendo scrupolosamente le istruzioni? Sai che ci sono leggi severe, e che dai quattordici anni in poi sarai obbligata a rispettarle.
Mary annuì solennemente. Santo cielo, chi mai non sapeva che le leggi sull’obbligo di assumere le droghe non scherzavano? Ci fu una lunga pausa, e la ragazza capì che avrebbe potuto uscire. Tuttavia lei voleva restare un po’ con il capitano Thiel e parlare con lui. Si domandava spesso come sarebbe stato ad avere lui come padre-assegnato.
Non la ferì vedere che il suo timido complimento era passato inosservato; avrebbe soltanto voluto avere un argomento di cui parlare. Infine disse, quasi per disperazione: — Capitano Thiel, com’è possibile che un corpo cambi tanto da un’ego-rotazione all’altra, come succede con Susan e me?
— Non c’è poi il gran cambiamento che credi — disse lui. — Hai già avuto ie prime lezioni di fisiologia?
— Sì. Sono state interessanti… — Mary capì dal suo sorriso che l’argomento da lei tirato in ballo s’era trasformato in una trappola.
— Allora, signorina Mary Walden, tu come pensi che sia possibile?
Perché gli insegnanti e i sorveglianti medici dovevano sempre assumere quei tono? Quando uno avrebbe voluto fare soltanto due chiacchiere, loro rigiravano la frittata e lo costringevano a riflettere.
Citando il libro di testo disse, con aria infelice: — La cosa saliente nell’ego-rotazione sono i due sistemi neuro-vegetativi, i quali trasmettono dal cervello al sangue e agli organi le caratteristiche psico-chimiche delle due differenti personalità. Il sistema neuro-vegetativo cambia infatti le percentuali di zucchero consumato o immagazzinato dal fegato, quelle delle sostanze filtrate o scaricate dai reni e…
Attraverso la porta socchiusa udì in quel momento la voce della signora Harris che stava parlando al visifono: — Ma, signor Walden…
— Riassorbite o scaricate — la corresse il capitano Thiel.
— Cosa? — Per un attimo lei non seppe cosa ascoltare: se la voce della signora Harris o quella del sorvegliante medico.
— È meglio dire che i reni riassorbono dal sangue filtrato i sali e le sostanze nutritive.
— Oh!
— Ma signor Walden, esagerando potremmo rovinare tutto. Trascurare i figli entro il giusto limite è addirittura richiesto per il pieno sviluppo di alcune personalità, e Mary è certo una di queste…
— Che mi sai dire della pituitaria, che è collegata al cervello e durante l’ego-rotazione controlla tutte le altre glandole? — la incalzò il capitano Thiel.
— Ma signor Walden, trascurarla troppo in un momento critico come questo potrebbe causare l’emergere di una terza personalità, e non possiamo assolutamente permetterlo. Le personalità adatte sono congenite. Una nuova, adesso, potrebbe cancellare le due già esistenti. Lei è il padre-assegnato di questa ragazzina, e il Ministero dell’Educazione può costringerla a tener conto della nostra diagnosi…
Nella mente di Mary balenò una pagina d’un libro di favole della sua infanzia. L’illustrazione mostrava una bambina seduta sotto un grande albero i cui rami si protendevano su un ruscello. Piccoli animali selvatici la osservavano con fare amichevole. Mary riuscì a vederla molto nitidamente, tant’era intenso lo sforzo che faceva per concentrarsi su di essa ed evitare così di piangere.
— Stai forse pensando a qualcos’altro, Mary? — Il capitano Thiel la stava fissando stranamente.
L’agitazione con cui ella rispose lo sorprese: — Devo andare a casa; ho un sacco di cose da fare. Arrivederci.
In corridoio la signora Harris parve improvvisamente capire che qualcosa non andava, ma quando cercò di capire se le sue preoccupate frasi al telefono fossero state udite Mary la precedette, esibendo un tono causale: — Mio padre era a casa quando lei lo ha chiamato poco fa?
— Be’… sì, Mary. Ma gli ho telefonato soltanto perché era tempo che avessimo un colloquio.
Non puoi costringerlo a volermi bene, pensò fra sé, irritata perché l’intromissione della signora Harris avrebbe soltanto peggiorato le cose fra lei e suo padre.
Né il padre né la madre erano in casa quando Mary aprì la porta dell’appartamento immerso nel buio. Quello era il primo giorno di ego-rotazione dell’intera famiglia, e anche nei successivi i genitori non sarebbero rientrati fino a tardi.
Mary fece il giro delle stanze vuote, accendendo le luci. Ignorò la cena che suo padre le aveva lasciato sul riscaldatore elettrico, e quasi senza volerlo si trovò davanti alla porta del ripostiglio. La aprì lentamente.
Dopo aver esitato un poco cominciò una sistematica ricerca del vecchio libro di favole con le illustrazioni.
Solo più tardi, quando capì che non l’avrebbe trovato, in piedi nel piccolo locale ingombro di oggetti in disuso cominciò a piangere.