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— Secondo te, chi ha ragione?

— Non lo so: è difficile valutare tutti i fatti. Ma sulla Terra ci sono molti che temono la Federazione e non vogliono concederle maggior potere. I Federali lo sanno, e verrà magari il momento che prima allungheranno le mani a prendere quello che vogliono e poi discuteranno.

Jamieson appallottolò i sacchetti vuoti e li gettò nel cesto dei rifiuti. Diede un’occhiata al cronometro, poi tornò a infilarsi al posto di guida. — È ora di rimettersi in cammino — disse. — Siamo in ritardo sulla tabella di marcia.

8

“Un giorno o l’altro doveva accadere” pensava filosoficamente Sadler mentre bussava alla porta del direttore. Aveva fatto tutto il possibile, ma in un lavoro come il suo non si poteva non finire con l’urtare la suscettibilità di qualcuno. Comunque sarebbe stato davvero molto, molto interessante scoprire chi si era lamentato…

Il professor Maclaurin era uno degli uomini più piccoli che Sadler avesse mai visto. Era talmente minuto che qualcuno aveva commesso l’errore fatale di non prenderlo sul serio. Ma Sadler la sapeva lunga. Gli uomini molto piccoli di solito fanno di tutto per compensare la loro deficienza fisica, e a detta di tutti Maclaurin era uno dei tipi più intrattabili che si trovassero sulla Luna.

Fissò Sadler al di sopra del piano sgombro e immacolato della sua scrivania. Neppure un taccuino ne interrompeva il nitore, ma solo il minuscolo pannello in cui erano alcuni pulsanti e un microfono. Sadler aveva sentito degli originalissimi metodi di amministrazione di Maclaurin, e del suo odio per gli appunti e le annotazioni. Dal lato amministrativo, l’Osservatorio era diretto, si può dire, oralmente. Certo, altri avevano l’incarico di preparare note, elenchi, rapporti ma Maclaurin si limitava a girare un interruttore e a impartire ordini nel microfono. Il sistema funzionava egregiamente, per il semplice motivo che il direttore registrava tutto, ed era capace di far risentire l’ordine dato, se qualcuno osava dire: «Ma, signore, non me l’avevate detto!». Correva voce, ma Sadler credeva che non fosse vero, che Maclaurin avesse commesso degli “imbrogli vocali” alterando retrospettivamente le registrazioni. Inutile dire che non c’era modo per provare la veridicità di questa accusa.

Il direttore accennò con una mano all’unica sedia libera e cominciò a parlare prima che Sadler si fosse sistemato.

— Non so chi abbia avuto la brillante idea — disse — ma il fatto è che nessuno mi ha preavvisato della vostra venuta qui. Se me lo avessero detto, avrei pregato che rimandassero a un altro momento. Nessuno più di me apprezza l’utilità del vostro compito, ma ci troviamo in un momento delicato, e sono del parere che gli uomini potrebbero fare cose più utili che non spiegare il loro lavoro a voi, specie tenendo conto che siamo immersi fino al collo con le osservazioni della Nova Draconis.

— Mi spiace che non vi abbiano informato della mia venuta, professor Maclaurin — rispose Sadler. — Credo che la decisione sia stata presa mentre eravate in viaggio per la Terra — disse, e intanto si chiedeva ancora una volta che cosa avrebbe detto il direttore se avesse saputo che avevano fatto apposta a mandarlo lì quando lui non c’era. — Mi rendo conto benissimo di essere un impiccio per i vostri dipendenti, tuttavia sono stati tutti gentilissimi con me e nessuno ha fatto obiezioni. Anzi, direi che mi sono trovato benissimo con loro.

Maclaurin si accarezzò pensosamente il mento, e Sadler guardò come affascinato le minuscole mani perfette, non più grandi di quelle di un bambino.

— Quanto vi fermerete ancora? — domandò il direttore.

— Difficile a dirsi… l’area delle mie ricerche è talmente vaga. E mi sento in dovere di avvertirvi che ho appena iniziato le indagini sul lato scientifico del vostro lavoro, lato che presenta le difficoltà maggiori. Fino a oggi mi sono limitato ai servizi Tecnici e Amministrativi.

Questa notizia evidentemente fece piacere a Maclaurin, che pareva un piccolo vulcano un minuto prima dell’eruzione. Non restava che una cosa da fare, e Sadler si affrettò a farla, senza indugi.

Si alzò, andò ad aprire la porta, guardò nel corridoio, poi la richiuse. Questa studiata esibizione drammatica impedì al direttore di parlare mentre Sadler tornava a sedersi e, con gesto decisivo, chiudeva l’interruttore sul tavolo.

— E adesso possiamo parlare — cominciò. — Volevo farne a meno: ma vedo che è inevitabile. Forse non avete mai visto prima d’ora una tessera come questa.

L’ancora stupefatto direttore, che molto probabilmente non era mai stato trattato così in tutta la sua vita, fissò il rettangolino di plastica bianca. Mentre guardava, vi si materializzò una fotografia di Sadler accompagnata da una breve dicitura. Entrambe tornarono a sparire, subito dopo.

— E che diavolo è il Central Intelligence? — chiese, quando ritrovò il fiato. — Non ne ho mai sentito parlare.

— Infatti non dovevate averne sentito parlare — confessò Sadler. — È un’istituzione di fresca data, che ama pochissimo la pubblicità. Il lavoro che svolgo qui non è esattamente quello che dichiaro. Per essere sincero, anche a costo di apparire maleducato, vi dirò anzi che me ne infischio altamente dell’efficienza della vostra amministrazione e che sono del tutto d’accordo con chi dice che è da stupidi voler basare le ricerche scientifiche su una contabilità pidocchiosa. Tuttavia è una scusa abbastanza plausibile, non trovate?

— Continuate — incitò Maclaurin con calma pericolosa.

Sadler cominciava a divertirsi oltre i limiti del lecito. Tuttavia doveva stare attento a non strafare.

— Cerco una spia — disse, senza preamboli.

— Dite sul serio? Roba simile nel ventiduesimo secolo?

— Mai stato tanto serio e, non per far colpo su di voi, ma vi prego di non far parola di tutto questo con chicchessia, neppure con Wagnall.

— Mi rifiuto di credere che uno dei miei dipendenti faccia dello spionaggio — tuonò Maclaurin. — È Lina cosa che non sta né in cielo né in terra.

— Pare sempre così — disse Sadler senza perdere la calma. — Ma non cambia niente.

— Ammettiamo che in quanto dite ci sia del vero, avete idea di chi sospettare?

— Se anche avessi qualche idea, temo che non potrei rivelarvela. Ma voglio essere sincero fino in fondo. Non abbiamo la certezza matematica che quassù ci sia una spia, indaghiamo perché uno dei nostri agenti ha il vago sospetto che ci sia. Fatto sta che sulla Luna c’è una falla da qualche parte, e io ho l’incarico di scoprire se è qui. Capite perché mi sono comportato così?

«Ho cercato di fare la figura del curioso e credo di esserci riuscito bene. Posso soltanto sperare che il nostro elusivo signor X, ammesso che esista, non abbia dubbi sul mio conto. Per questo, a proposito, avrei piacere di sapere chi si è lamentato di me con voi. Credo infatti che qualcuno abbia avuto da ridire sulla mia presenza.»

Maclaurin borbottò e sbuffò per un momento, poi cedette.

— Jenkins, del magazzino, ha fatto capire che gli fate perdere un sacco di tempo.

— Molto interessante — commentò Sadler, alquanto perplesso. Jenkins, magazziniere capo, non era sulla linea di sospetti. — Infatti sono stato pochissimo in magazzino… appena quel tanto necessario a rendere plausibile la mia missione. Terrò d’occhio questo Jenkins.

— Ma se davvero qui c’è qualcuno che passa informazioni alla Federazione — commentò Maclaurin pensoso — non vedo come potrebbe farlo, a meno che non si tratti di qualche ufficiale segnalatore.