Выбрать главу

Io me la godetti, e anche mamma gatta, che si mise a pattugliare ai nostri piedi in senso antiorario, informandoci a turno quando era il momento di darle un po’ di pancetta. Credo che la pancetta l’abbia mangiata quasi tutta lei.

Dopo che io ebbi lavato i piatti (recuperati anziché riciclati; in certe cose Janet era all’antica) e Janet ebbe preparato un’altra brocca di caffè, lei riaccese il terminale e noi sedemmo a guardare e discutere le notizie; in cucina invece che nel salone dove avevamo cenato, perché la cucina era de facto il loro soggiorno. Janet possedeva quella che si chiama "cucina di campagna", anche se nessun campagnolo ne ha mai avuta una così bella: un grosso camino, una tavola rotonda per i pasti della famiglia con robuste sedie di legno, grandi sdraio molto comode, un sacco di pavimento libero e nessun problema di traffico perché la preparazione del cibo avveniva al lato opposto della stanza. I micini furono riammessi, il che mise fine alle loro proteste; entrarono tutti code e attenzione. Ne presi uno, un affarino morbido e bianco, con macchie nere; le sue fusa erano più grosse di lui. Chiaramente, la vita amorosa di mamma gatta non era stata limitata da nessun codice; non c’erano due cuccioli identici.

La maggioranza delle notizie erano vecchie, ma nell’Impero si era verificato un nuovo sviluppo.

I democratici venivano arrestati, giudicati da corti marziali riunite all’aperto (tribunali militari, le chiamavano) e giustiziati sul posto: laser, fucilate, qualche impiccagione. Dovetti costringermi a un rigoroso controllo mentale per guardare. Le condanne a morte colpivano fino a quattordici anni di età. Vedemmo una famiglia in cui i due genitori, già condannati, insistevano a sostenere che il figlio aveva solo dodici anni.

Il presidente della corte, un caporale della Polizia Imperiale, mise fine alla discussione togliendo la pistola dal fodero, sparando al ragazzo, e poi ordinando ai suoi uomini di finire i genitori e la sorella maggiore del ragazzo.

Ian tolse il video, passò ai soli flash in audio, e abbassò il volume. — Ho visto tutto quello che voglio vedere — ringhiò. — Credo che chiunque sia al potere dopo la morte del presidente stia liquidando tutti quelli che sono sulla lista dei sospetti.

Si morse il labbro, con aria cupa. — Marj, sei ancora della stupida idea di tornare subito a casa?

— Non sono una democratica, Ian. Sono apolitica.

— Credi che quel ragazzo avesse opinioni politiche? Quei cosacchi ti ucciderebbero solo per divertimento. Comunque, non puoi andartene. Il confine è chiuso.

Non gli dissi che ero certa di poter superare qualunque confine del globo. — Credevo fosse chiuso solo per chi cerca di trasferirsi al Nord. Non lasciano tornare a casa i sudditi dell’Impero?

Lui sospirò. — Marj, non hai più cervello del gattino che tieni in grembo? Non capisci che le ragazzine carine possono farsi male, se insistono a giocare coi ragazzi cattivi? Se fossi a casa, sono sicuro che tuo padre ti direbbe di non uscire. Ma ti trovi qui in casa nostra, e questo dà a Georges e me l’obbligo morale di proteggerti. Eh, Georges?

— Mais oui, mon vieux! Certainement!

— E io ti proteggerò da Georges. Jan, vuoi convincere questa bambina che sarà la benvenuta finché vorrà restare? Credo sia il tipo deciso di donna che cerca sempre di pagare il conto.

— Non è vero!

Janet disse: — Marjie, Betty mi ha detto di prendermi cura di te. Se pensi di approfittare troppo, puoi fare un’offerta alla Croce rossa del Canada Britannico. O a una casa di riposo per gatti indignati. Ma si dà il caso che noi tre guadagnamo tutti cifre assurde, e non abbiamo figli. Tenerti qui ci sarà di peso quanto tenere un altro micino. Allora, ti fermi? Oppure devo nasconderti i vestiti e sculacciarti?

— Non voglio essere sculacciata.

— Peccato, ci speravo. La questione è sistemata, gentili signori. Lei resta, Marj, ti abbiamo truffata. Georges ti chiederà di posare per un numero insopportabile di ore, è un bruto, e ti avrà per una manciata di cibo invece delle tariffe sindacali che deve sborsare di solito. Ci speculerà su.

— No — disse Georges. — Non ci speculerò. Ci guadagnerò. Perché la scaricherò sulla nota spese, Jan, tesoruccio mio. Ma non alle tariffe sindacali minime. Vale di più. Una volta e mezzo?

— Come minimo. Io direi il doppio. Sii generoso, visto che in ogni caso non la pagherai. Non vorresti averla al campus? Nel tuo laboratorio, intendo.

— Una prospettiva notevole! Che avevo già in un angolo della mente… E grazie, nostro dolce tesoro, per averla portata allo scoperto. — Georges si rivolse a me: — Marjorie, mi venderesti un uovo?

Mi lasciò esterrefatta. Cercai di fingere di non aver capito. — Io non ho uova.

— Sì che ne hai! A dozzine, in effetti. Molte più di quante te ne possano mai occorrere per i tuoi scopi. L’ovulo umano è l’uovo di cui sto parlando. Il laboratorio paga gli ovuli molto più dello sperma. Semplice aritmetica. Sei scioccata?

— No. Sorpresa. Credevo fossi un artista.

Intervenne Janet. — Marj amore, te l’ho detto che Georges è un artista poliedrico. È la verità. Da un lato è un professore mendeliano di teratologia all’Università di Manitoba… ed è anche primo tecnologo dell’annesso laboratorio di produzione, e credimi, questo richiede arte sublime. Ma è anche bravo con vernici e tele. O con un monitor di computer.

— Esatto — convenne Ian. — Georges è un artista in tutto ciò che tocca. Ma voi due non avreste dovuto fare questa rivelazione alla nostra ospite. C’è gente che viene sconvolta dalla semplice idea della manipolazione genetica, specialmente dei suoi geni.

— Marj, ti ho sconvolta? Mi spiace.

— No, Jan. Non sono una che si sconvolge solo all’idea delle creature sintetiche o delle persone artificiali o che altro. Alcuni dei miei migliori amici sono esseri artificiali.

— Cara, cara — disse dolce Georges — non esagerare.

— Perché lo dici? — Cercai di evitare i toni taglienti.

— Io posso vantarmi di una cosa del genere, perché lavoro in quel campo e sono orgoglioso di dire che ho per amici molte persone artificiali. Ma…

Lo interruppi. — Credevo che una Pa non potesse conoscere i suoi progettisti.

— Questo è vero, e io non ho mai infranto la regola. Però ho molte occasioni di conoscere creature sintetiche e persone artificiali… non sono la stessa cosa… e di conquistarmi la loro amicizia. Però, scusami, cara Marjorie, a meno che tu non lavori nel mio settore… È così?

— No.

— Solo un ingegnere genetico o qualcuno addentro a questa industria possono vantarsi di avere amici fra le persone artificiali. Perché, mia cara, contrariamente al mito popolare, all’uomo comune non è possibile distinguere una persona artificiale da una naturale… e a causa degli orribili pregiudizi di gente ignorante, una persona artificiale non arriva quasi mai ad ammettere spontaneamente la propria origine. Sarei tentato di dire mai. Così, mentre mi delizia scoprire che l’idea di creature artificiali non ti dà la pelle d’oca, sono costretto a prendere la tua affermazione come un’iperbole tesa a dimostrare che non nutri pregiudizi.

— Be’… Okay. Prendila così. Non riesco a capire perché le Pa debbano essere considerate di seconda categoria. Per me è ingiusto.

— Lo è. Ma qualcuno si sente minacciato. Chiedilo a Ian. Partirà lancia in resta per Vancouver per impedire che le persone artificiali possano diventare piloti. Ha…

— Caaaalma! Un accidenti. Prenderò questa posizione perché l’hanno votata i colleghi del sindacato. Ma non sono un idiota, Georges. Vivere e parlare con te mi ha fatto capire che dovremmo arrivare a un compromesso. Noi non siamo più piloti. Non lo siamo dall’inizio del secolo. È il computer che fa tutto. Se il computer si guasta, io tenterò con vero spirito da boy scout di riportare a terra il mio bus volante. Ma non scommettere che ci riesca! Velocità e situazioni d’emergenza hanno scavalcato da anni i tempi umani di reazione. Oh, ci proverei! Come farebbero tutti i miei colleghi. Però, Georges, se tu riesci a progettare una persona artificiale talmente veloce di mani e di cervello da poter affrontare un imprevisto in fase d’atterraggio, me ne andrò in pensione. E comunque è solo per questo che lottiamo. Se la compagnia ci sostituisce con Pa, vogliamo pensioni e stipendio e indennità pieni. Ammesso che tu riesca a progettarle.