John Varley
Opzioni
John Varley, come Bishop, è uno degli autori più validi prodotti dalla sf negli ultimi anni. Varley, in effetti, è uno di quegli scrittori che fanno epoca, che danno una svolta all’evoluzione dei generi: un autore dotato delle necessarie conoscenze stilistiche e della rara abilità di estrapolare in tutti i campi dello scibile, nonché di una matura capacità d’esame della psicologia dei personaggi. In questa storia e nella successiva, ambientate entrambe nello stesso mondo (una colonia sublunare che ritorna spesso nelle sue opere), Varley tratta due temi di grossa attualità: le possibilità di manipolazione umana e di cambiare sesso a piacimento, e le possibilità di coesistenza tra diversi tipi di concepire la vita.
Cleo odiava la colazione.
Alla mattina il suo livello di energie era bassissimo, al contrario di quello dei bambini. C’erano sempre problemi relativi alla scuola, qualcosa da sbrigare all’ultimo momento, discussioni da affrontare.
Quella mattina Lilli si era rovesciata in grembo una scodella di cereali. Cleo non se n’era neppure accorta; la sua attenzione si era rivolta per un attimo a Feather, la più piccola.
E naturalmente il guaio era capitato dopo che Lilli era già vestita.
— Mamma, questo era il mio ultimo completino.
— Se avessi un po’ più di riguardo, forse potrebbero resistere più di tre giorni, e se tu non… — Si interruppe prima di perdere la pazienza. — Lévatelo, e va’ a scuola così come sei.
— Ma mamma, nessuno va a scuola nudo. Nessuno. Dammi dei soldi e mi fermerò al negozio a…
Cleo alzò la voce, una cosa che cercava sempre di evitare: — Piccola, so che nella tua scuola ci sono dei bambini i cui genitori non hanno la minima possibilità di comprare dei vestiti.
— Sì, ma i bambini poveri non…
— Adesso basta. Sei già in ritardo. Muoviti.
Lilli uscì dalla stanza, risentita. Cleo udì sbattere la porta.
In mezzo a quella confusione Jules era un’isola di pace all’estremità opposta del tavolo, col naso immerso nel suo notiziario, e intento a sorbire la seconda tazza di caffè. Cleo lanciò un’occhiata alla sua porzione di uova e bacon che si stava raffreddando nel piatto, si versò una tazza di caffè, e poi dovette alzarsi per aiutare Paul a cercare l’altra scarpa.
Nel frattempo Feather si era bagnata un’altra volta, così la mise sul tavolo e le cambiò i pannolini inzuppati.
— Ehi, senti qui — disse Jules. — Oggi il Consiglio Cittadino ha approvato all’unanimità un’ordinanza che richiede…
— Jules, non ti sembra di essere in ritardo?
Lui si studiò l’unghia del pollice. — Hai ragione. Ti ringrazio. — Finì il caffè, ripiegò il notiziario infilandoselo sotto il braccio, si sporse in avanti per baciarla e poi aggrottò la fronte.
— Tesoro, dovresti mangiare di più — disse indicando le uova ancora intatte. — Dovresti mangiare almeno il doppio, lo sai. Ora devo salutarti.
— Arrivederci — salutò Cleo a denti stretti. E se ti sentirò ancora una volta dire che dovrei «mangiare almeno il doppio» io… Ma se n’era già andato.
Ebbe soltanto il tempo di scottarsi le labbra col caffè e poi uscì di corsa per prendere il treno.
Sulla vettura abbronzante c’erano dei posti liberi, ma ovviamente Feather era con lei e i raggi UV non erano consigliati per la sua pelle delicata. Dopo un’occhiata d’invidia ai passeggeri sdraiati, muniti di scure lenti protettive per gli occhi (ed uno sguardo deluso alla sua pelle chiara), Cleo salì sulla vettura successiva e trovò posto di fianco ad un uomo corpulento che indossava un casco. Si accomodò sull’imbottitura, assicurò la cinghia al supporto che aveva di fronte e cominciò ad allattare Feather. Quindi aprì il notiziario e lo stese sulle ginocchia.
— Carino — commentò l’uomo. — Quanti anni ha?
— Carina — corresse Cleo, senza sollevare lo sguardo. — Ha undici giorni. — E cinque ore e trentasei minuti…
Voltandogli significativamente le spalle, si lasciò scivolare nel sedile e fece il gesto di attivare il notiziario per far scorrere il sommario del giorno. Tenne lo sguardo basso mentre il treno lasciava il tunnel sotterraneo per uscire tra i dolci declivi della piana di Mendeleev, priva d’atmosfera. Là fuori c’era ben poco che potesse interessarla, dato che faceva quel percorso fino al cratere di Hartman due volte al giorno. Avevano discusso la possibilità di trasferirsi a Hartman, ma Jules preferiva vivere vicino al posto di lavoro, a King City, e ovviamente i bambini avrebbero dovuto lasciare tutti i loro compagni di scuola.
Quella mattina non c’era gran che nel notiziario. Si incuriosì quando la spia rossa segnalò un aggiornamento. Il notiziario visualizzò alcune ordinarie questioni cittadine. Passò oltre dopo le prime tre righe.
Per quella sera alle 19.00 era programmata una parata per il Centenario dell’Invasione. Le parate la annoiavano, come pure il Centenario. Se hai ascoltato un discorso su come la liberazione sarebbe a portata di mano se unissino i nostri sforzi, allora li hai già ascoltati tutti. Contenuto semantico: zero; grado di assurdità: elevato.
Lesse avidamente la pagina sportiva, notando che, senza di lei, la squadra di jumpball del Settore J otteneva scarsi risultati nel campionato cittadino. La bassa statura e le gambe scattanti avevano fatto di lei un’ottima velocista all’epoca in cui giocava, ma adesso non era pensabile di tornare ad allenarsi.
Come ultima risorsa richiamò articoli, estratti, liste di analisi, il Supplemento Domenicale e la pagina culturale del notiziario. Un titolo attirò la sua attenzione e lo richiamò con un tasto.
Il cambiamento: la rivoluzione nei ruoli sessuali
(ovvero: chi sta sopra?)
Vent’anni fa, quando per la prima volta il cambiamento di sesso diventò un sistema estremamente pratico ed economico e, quindi, alla portata di tutti, ciò fu visto come l’inizio di una rivoluzione che avrebbe trasformato la struttura della società umana in modi imprevedibili. La parità sessuale è un fatto, affermarono i sociologi, ma certe residue diseguaglianze — fondate su imperativi biologici o sull’educazione, a seconda dei vostri principi — si sono rivelate impossibili da rimuovere. Il cambiamento di sesso stava mettendo fine a quella situazione. Uomini e donne sarebbero stati in grado di provare l’emozione di stare dall’altra parte della barriera che divide l’umanità. Come avrebbero potuto sopravvivere in tal modo i ruoli sessuali?
Dieci anni dopo la risposta risultò ovvia. Il cambiamento di sesso veniva accettato solamente da una trascurabile minoranza. Ben presto fu visto come un’inoffensiva aberrazione, praticata solo dall’1% della popolazione. Ciascuno si dimenticò in fretta del salto della barriera.
Ma negli ultimi dieci anni si è affermata una rivoluzione più silenziosa. Quasi inavvertibile su scala generale, in quanto è un fenomeno difficile da constatare (come puoi sapere se la prossima donna che incontrerai non era un uomo la settimana prima?), il cambiamento del sesso è una realtà che si afferma gradualmente presso i figli della generazione che l’ha rifiutato. Ora più che mai c’è la possibilità che conosciate qualcuno che ha avuto almeno un cambiamento di sesso. La probabilità che voi stessi io abbiate cambiato è maggiore di uno su quindici; se avete meno di vent’anni, la probabilità è di uno su tre.
L’articolo proseguiva con la descrizione della società clandestina che si stava plasmando sulla base del cambiamento di sesso. Coloro che lo avevano cambiato tendevano a fare gruppo a sé, frequentando gli stessi locali, programmando determinati avvenimenti sociali e isolandosi dal resto di una comunità che molti di loro consideravano retrograda e alla quale si sentivano estranei. Questi individui tendevano a sposarsi con altri che avevano subito lo stesso trattamento. Si dividevano equamente la gravidanza, preferendo ciascuno dare alla luce un solo bambino. L’autore osservava questa tendenza con allarmismo, poiché si scontrava con la tradizione socialmente approvata di creare famiglie numerose. I changer, come venivano chiamati, sostenevano che quel tempo era passato, asserendo che Luna era stata conquistata molto tempo fa. Presentavano delle statistiche le quali indicavano che ai ritmi attuali di espansione, la popolazione di Luna avrebbe raggiunto il miliardo di individui in un tempo sorprendentemente breve.